George R.R. Martin parla della sua esperienza con i fumetti
L'autore presenta il volume The Skin Trade e ne approfitta per esplorare la storia del suo rapporto con i fumetti attraverso gli anni
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Il potenziale per una trasposizione a fumetti o in altro modo risiede, oltre che nel tema, anche nel modo in cui questo viene narrato in originale, una lezione che Martin ritiene di aver bene appreso e di applicare in ogni sua opera. Non sfugge a questa regola, secondo il suo autore, anche The Skin Trade, scritto negli anni '80, che già negli anni precedenti era stato opzionato per un adattamento cinematografico. Prima ancora tuttavia da quel romanzo, che William Cristensen della Avatar Press ha definito "maledetto" è giunto il fumetto, adattato da Daniel Abraham e illustrato da Mike Wolfer.
Di seguito la sinossi ufficiale del racconto:
Quando una sanguinosa scia di omicidi comincia ad abbattersi sulla sua piccola città, l'investigatrice privata Randi Wade inizia ad avere dei sospetti. Un serial killer strappa la pelle dalle sue vittime e gli efferati omicidi le portano alla mente la morte del proprio padre avvenuta circa venti anni prima. Con la polizia che brancola nel buio, Randi va in cerca di risposte da sola... ma quando un amico vicino a lei diventa velocemente un bersaglio, viene forzato a rivelare sorprendenti segreti su se stesso e Randi viene improvvisamente gettata in un oscuro mondo sotterraneo dove i mostri esistono e gli umani sono delle prede.
Tra i fumetti più tradizionali Martin ha iniziato con l'apprezzare Superman e Superboy ma anche le storie di Carl Barks, mentre invece era deluso dai mostri della Marvel e del fatto che non lo spaventassero. Li trovava deboli. Su domanda di Cristensen, Martin ha poi specificato cosa rende i fumetti così speciali: "Si tratta di un altro modo di narrare le storie, una fusione di parole e immagini". L'esperienza di Game of Thrones gli ha poi insegnato che i media diversi hanno diverse esigenze. Ovviamente lui ha la prosa, mentre la HBO non può utilizzare espedienti come il monologo interiore. Viceversa, il telefilm può avere una colonna sonora, cosa impossibile per un romanzo. I fumetti hanno altri modi per comunicare e raccontare storie, uno stile visivo tutto loro: Alan Moore a modo suo è una sorta di regista.