George Clooney spiega perché la pandemia ha tolto spazio per le piccole opere in sala

Durante il lancio di The Tender Bar, George Clooney ha detto la sua sull'industria durante la pandemia, sui vaccini e sul futuro del cinema.

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George Clooney ha presentato al London Film Festival il film The Tender Bar, tratto dal romanzo Il bar delle grandi speranze di J. R. Moehringer. Deadline ha avuto la possibilità di una lunga chiacchierata con Clooney, che ricopre il ruolo di regista, dove ha parlato piuttosto francamente delle opportunità dello streaming, delle questioni economiche quando si tratta di proporre un progetto a un grande studio e della sua opinione rispetto alla situazione pandemica attuale.

Clooney è da tempo che parla come un presidente, o come un imprenditore sotto mentite spoglie. Il suo esordio nell’intervista è all’insegna della polemica sui vaccini. Si dice affranto dal fatto che le vaccinazioni siano diventate un tema divisivo, e ritiene che non vaccinarsi sia un gesto di incuria nei confronti del prossimo. Propone che l’industria cinematografica faccia pressione perché non sa permesso accettare sul posto di lavoro i non vaccinati.

Fa l’esempio di Sean Penn, che ha abbandonato il set della serie Gaslit, aspettando fino a che tutta la troupe fosse vaccinata. Il discorso si sposta poi su Trump, accusato da George Clooney di essere vendicativo e di remare contro i vaccini per non lasciare a Joe Biden la posizione privilegiata di essere subentrato in un periodo di ripresa economica. Il paradosso, dice, è che fu proprio Trump a iniziare la campagna di vaccinazione. Crede che se ci fosse un’alleanza in tal senso si riuscirebbe a convincere un altro 10% di cittadini, offrendo così un’arma ancora più forte per stroncare un nuovo aumento di contagi.

George Clooney ha un punto di vista molto particolare rispetto all’industria e ai cambiamenti a cui è stata costretta, dato che negli ultimi anni ha lavorato parecchio con le piattaforme. La miniserie televisiva Catch-22 è prodotta per Hulu, The Midnight Sky per Netflix e The Tender Bar per Amazon Prime Video.

Per quest’ultimo film, il regista ha lottato per avere una finestra di due settimane di sfruttamento cinematografico prima di arrivare in piattaforma. George Clooney è ancora un grande sostenitore dell’esperienza di sala. Ritiene, ad esempio, che i giudizi piuttosto negativi per The Midnight Sky, siano dovuti allo schermo su cui è stato visto. Il film era concepito per esaltare i paesaggi e la storia, in una maniera molto cinematografica, dice. Tanto che, nonostante il film fosse di Netflix, era previsto un’esclusivo passaggio in sala per tre settimane proprio per rendergli giustizia.

Una finestra contrattata anche per la sua ultima opera. Nel caso di The Tender Bar non sarebbe stato possibile ottenere di più. Ritiene infatti che: “quando fai un film che costa sette milioni di dollari non riceverà mai una release su grande schermo da uno studio”. Negli anni del sodalizio con Soderbergh, Clooney ha combattuto perché la Warner fondasse un’etichetta indipendente per potere proporre allo studio film a basso budget.

Il problema, dice, è che quando fai un film da sei milioni di dollari, non importa se viene candidato agli Oscar o che tipo di successo ha. In automatico nelle "major" entra in un meccanismo che porta a spendere minimo 35 milioni di dollari. Gran parte investiti nella promozione, marketing e ufficio stampa. Perché i grandi studi hanno una struttura che funziona in questo modo, un ingranaggio di vendita del film che funziona così (e funziona bene) per i film ad alto budget ma che è inapplicabile alle piccole opere. Quindi lo studio tende a rigettare l’idea di avere nel listino un film da sei milioni e spenderne cinquanta per lanciarlo. 

Le cose sono poi cambiate per via della pandemia. Peggiorando. I costi, anche delle piccole opere, sono raddoppiati. Ognuno deve avere il proprio spazio per evitare contagi, tutto è più lento. Un’esperienza frustrante. 

È difficile fare una commedia amara su una famiglia mentre tutti indossano una maschera e visiere. Parliamo della scena e poi via, motore e azione, e tutti se la tolgono, si siedono sopra e fanno la loro scena dove bisogna fingere che siano tutti una famiglia. 

È difficile quindi che si instauri un rapporto sul set tra i lavoratori, che si affinino le sinergie e le amicizie data la compartimentazione del lavoro. Per George Clooney questo è stato un ostacolo superato grazie al cast, motivato e pieno di talento, per il film The Tender Bar.

Offre una curiosità: ha scoperto Daniel Ranieri, uno degli interpreti che vanno ad affiancare nomi come Ben Affleck e Tye Sheridan, in un modo piuttosto inusuale. Il bambino è celebre su TikTok per un video in cui si lamenta delle persone che infrangono il lockdown. Ospitato da Jimmy Kimmel colpì l’attenzione di Clooney il quale lo contattò e gli fece un rapido casting al telefono. Ranieri era così espressivo che decisero di assumerlo senza ulteriori indugi. Sul set lavorò ancor meglio del previsto, riuscendo a toccare alti standard in poco tempo.

Clooney se l’è preso sotto la sua ala protettiva istruendolo scherzosamente a dire alla stampa quanto ami il suo Batman. Cosa che il bambino ha veramente fatto in un’intervista, dando la possibilità all’attore di fare ironia con Ben Affleck. L'attore del film è infatti uno degli interpreti più controversi del crociato di Gotham.

Fonte: Deadline

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