Gabriele Muccino racconta il suo film di Wolverine che non ha mai girato e doveva avere dei toni simili al Batman di Nolan

Nel libro di Gabriele Muccino, si parla anche del film di Wolverine che non ha mai girato perché la Fox voleva una pellicola meno autoriale

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La vita addosso è il libro biografico di Gabriele Muccino realizzato dal regista insieme a Gabriele Niola nato dopo la lunga intervista fatta nel corso dell’agosto del 2020 che vi abbiamo poi fatto leggere suddivisa in tre appuntamenti proposti sotto forma articoli interattivi che vi elenchiamo direttamente qua sotto.

Il quindicesimo capitolo del libro è tutto dedicato ai film che Gabriele Muccino non ha mai realizzato durante gli "anni americani", pellicole fra le quali possiamo annoverare il film solitario dedicato al celeberrimo mutante interpretato da Hugh Jackman, Wolverine.

Tutto parte dalla domanda "La tua amicizia com Hugh Jackman ti ha fruttato delle possibilità?".

Gabriele Muccino spiega:

Sì, voleva che girassi un cinecomic tratto dai fumetti Marvel, lo spin-off su Wolverine che, all'epoca, si chiamava Wolverine Origins. L'obbiettivo era un trattamento simile a quello di Christopher Nolan con Batman. Un film scuro e autoriale. Io non sapevo nient di fumetti. Non sapevo di che stessimo parlando al punto che, subito dopo che mi fu proposto, mi appartai e chiamai Domenico Procacci in Italia, che invece è uno dei massimi appassionati, per chiedergli chi fosse Wolverine. Mi disse "Gabriele, prendo un aereo domani mattina e vengo". Gli risposi "No, aspetta, si chiama Wolverine Origins tipo". E lui: "Gabriele, sto prendendo il biglietto in questo momento". Arriva davvero il giorno dopo con una pila di fumetti e mi spiega tutto di Wolverine. E devo dire che è una storia fichissima. Il copione invece era banalissimo, ma come sempre accade gli studios pur di conquistare i famosi quattro quadranti riescono a rovinare anche le storie più potenti [...] Compresa la vera potenzialità di quella storia, la riscrivo tutta a modo mio in un viaggio fra Londra e Los Angeles. Scrivo una outline, cioè una scaletta di cose che accade dalla prima all'ultima scena [...] Mi era chiarissimo l'iter del personaggio ed ero stato fedelissimo al fumetto, dalla madre uccisa al patrigno, al fratellastro cattivo con cui cercano di ammazzarsi alle ossa ad artiglio che escono fuori dalle mani proprio in quell'occasione [...] Poi veniva catturato dai servizi segreti russi (cosa che avviene nei fumetti ma nel primo copione non c'era) e lì subisce la sperimentazione per diventare l'Arma X, quella in cui gli mettono l'adamantio nelle ossa per trasformarlo in una macchina da guerra che solo lui poteva reggere per via del potere rigenerante che possedeva dalla nascita. C'era anche una scena bellissima in cui i russi lo facevano combattere a mani nude contro un orso polare per dimostrare l'efficacia dei suoi poteri. Insomma, mi presentai con tutta questa cosa direttamente alla Marvel, quando non erano ancora uno studio di produzione autonomo, ma lavoravano con la 20Th Century Fox su tutto quello che è l'universo dei mutanti. E a loro piacque! Fu la Fox a non volermi perché, secondo loro, facevo film femminili e questo era un film da veri uomini. Teste di ca**o! Perché per loro i film che parlano di relazioni umane senza che s'imbracci un mitragliatore sono femminili.

Poi Hanno fatto un film completamente diverso unendo gli X-Men a Wolverine Origins (per prendere tutto il pubblico e non una parte soltanto) e che si chiama, appunto, X-Men: Le Origini - Wolverine. Ne venne fuori un papocchio infernale e un film orribile.

Cosa ne pensate dell'aneddoto raccontato da Gabriele Muccino? Ditecelo nei commenti!

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