Frank Miller tra futuro e passato, 30 anni dopo Il Ritorno del Cavaliere Oscuro

Frank Miller si guarda indietro di trent'anni, fino all'epoca della pubblicazione de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Una sessione di firme in una libreria di Los Angeles, protagonista Frank Miller, si trasforma in un lungo incontro dell'autore con il pubblico, assetato di curiosità e voglioso di fare domande in occasione del trentesimo anniversario di Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. Nascosto tra il pubblico, persino Stan Lee, ospite a sorpresa che ha chiesto a Miller chi sarebbe il vincitore di una sfida tra Batman e Cap. "Carrie Kelly.", è stata la divertita risposta. Comic Book Resources ha raccolto una serie di considerazioni di Miller riguardo la sua opera più importante e famosa.

Dopo aver parlato della famosa rapina che ha in qualche modo ispirato la sua rabbia appena prima di mettersi alla scrittura dello storico ciclo di Batman e dopo aver dato la sua benedizione all'armatura mostrata da Ben Affleck nei trailer di Batman V Superman: Dawn of Justice, Miller ha confessato di non aver immaginato, all'epoca, che il progetto che diede vita al Cavaliere Oscuro potesse avere un successo così duraturo.

Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro (The Dark Knight Returns), di Frank Miller, Klaus Janson e Lynn Varley - 1986L'attenzione del pubblico è sempre stata una costante sorpresa. Da scrittore, non fai altro che sederti al tuo posto e fare del tuo meglio. In questo caso, la battuta si è rivelata un fuoricampo, ma non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Ora è piuttosto evidente che si tratterà di qualcosa di cui potrò godere per sempre, in futuro.

Gli eroi che sono protagonisti della storia sono basati su sogni e desideri. Con Superman è facile capirlo: chi non desidera saper volare? Con Batman è un po' più complesso, ma ha a che fare con il desiderio di mettere ogni bullo al proprio posto. Batman è l'amico grosso che ti permette di camminare sicuro per le strade e tiene lontani i prepotenti.

La ragione per cui Superman doveva far parte di questa storia, come di ogni grande storia di Batman, è che i due sono strettamente legati, come Apollo e Dioniso. Uno è quello che fa vedere i sorci verdi ai criminali, l'altro invece potrebbe tranquillamente mettersi un distintivo. Hanno bisogno l'uno dell'altro.

L'unico modo per affrontare una storia del genere era procedere con un'analisi del personaggio tramite il conflitto, calandolo nell'epoca in cui si trovava e mettendogli di fronte avversari rappresentativi del suo tempo. La domanda, dunque, era cosa rappresentasse Joker negli anni Ottanta. E cosa Superman, dato che ha un rapporto così teso con il protagonista. Il tutto era progettato per trovare le giuste pedine e poi la giusta trama per analizzare aspetti dell'epoca in cui vivevamo.

Con il tempo ho imparato molto, dall'epoca de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, sulla vita e sul mio lavoro. Invece di dispiacermi, come ho fatto in passato, quando qualcuno prendeva spunto dal mio lavoro per i film, sono giunto a capire che la mia opera non è che una parte di qualcosa di collettivo, che si evolve e cambia con il passare degli anni. Non ho inventato io Batman, ho solo contribuito all'evoluzione del suo mito. Ed ora altri usano parti del mio impegno per seguire una direzione diversa. E siano benedetti per questo.

Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, di Frank Miller e Klaus Janson - Lion ComicsUna delle cose più scioccanti, ancor oggi, è quanto io sia stato profetico riguardo il destino dei media e della televisione. All'epoca non avevo nemmeno un pc, quindi non potevo immaginare nemmeno lontanamente cosa sarebbe stato internet. Eppure i miei piccoli schermi tv erano una sorta di versione acerba del web-surfing.

Il Frank Miller che scrisse il Cavaliere Oscuro era un piccolo uomo arrabbiato, che però amava molto i suoi personaggi. E ancora oggi sono innamorato degli eroi, lo sarò sempre. In parte sono personaggi da sogno, in parte sono lì per ricordarci i principi di base di giusto e sbagliato. Finché ci sarà posto per ciò che è buono e ciò che è cattivo, sono convinto che ci sarà spazio per personaggi come questi.

Io sono sempre stato attratto dalle storie che parlavano di questo conflitto di ordine morale, con la voglia di calarlo in un contesto quanto più drammatico possibile. Da sempre ho l'ossessione di scrivere una storia sulla Seconda Guerra Mondiale e, prima o poi, voglio realizzare un nuovo capitolo di Sin City che sia ambientato in quell'epoca. Di base, il mio lavoro si è sempre concentrato sulla figura dell'eroe e sul tentativo di definirla. Che sia tramite i miei personaggi o i meravigliosi giocattoli della DC e della Marvel, la mia storia è sempre la stessa

Con Dark Knight III, ho avuto il piacere di tornare a lavorare con Klaus Janson. Io e lui abbiamo fatto talmente tante cose assieme da poter fare ormai il lavoro l'uno dell'altro, e abbiamo acquisito talmente tanti strumenti che ormai lavorare assieme è una pacchia. Il rapporto con Brian Azzarello è stato ottimo, ma non credete che sia una sorta di mio erede. Ha un percorso tutto suo, davanti. Come sceneggiatore ha grande intelligenza e poi è velocissimo. Gli vengono un sacco di idee in poco tempo e ha spirito di adattamento.

Fonte: Comic Book Resources

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