Focus Indie - TIMEframe e Kyoto
Il nostro approfondimento sui titoli più interessanti del panorama indie
TIMEframe
TIMEframe mette il giocatore nel bel mezzo di un deserto, con una inquietante ma affascinante natura tutto attorno e misteriosi edifici sullo sfondo. Pochi secondi per ambientarsi, quelli necessari a capire che ci troviamo in un titolo che non richiederà al giocatore niente, se non camminare verso la direzione che vuole. C'è molto di Proteus in questo, nel richiedere ad un viaggiatore stranito e senza alcuna informazione di esplorare una luogo a lui sconosciuto. Chiariamo subito, mancano tutti quegli elementi di stupore e di scoperta che rendono la fonte ispiratrice un capolavoro, eppure vi è una piacevole sensazione nel procedere, sempre con un po' d'incertezza, nel deserto, nel quale siamo gli unici esseri viventi. Così ci si ferma ad osservare le fiamme di enormi bracieri, lo zampillo di una fontana, gli sventolanti vessilli di un campanile. Eppure, notiamo, niente di tutto questo si muove. Oppure...
Kyoto
Kyoto è una meraviglia, una piccola poesia concentrata, un'estasi sensoriale che in pochi minuti rapisce totalmente chi la prova. Ci si può ritrovare a sorridere, sorpresi, di fronte allo schermo, di fronte alla grandezza delle piccole cose che il gioco propone. C'è, nel titolo, una piccola componente ludica, una minima impronta puzzle, che ci spinge ogni volta a capire cosa fare, come andare avanti; ma non è questo il fulcro dell'esperienza di gioco, che risiede invece nella meraviglia più pura.
Un albero, un placido lago, la luna, le stelle. E basta tutto questo per rendere Kyoto una delle più belle esperienze visive di sempre, come testimonia il premio per la migliore direzione artistica ottenuto al Sense of Wonder Night, manifestazione interna al Tokyo Game Show dedicata ai titoli indie. Bisogna interagire con questo piccolo microcosmo, ed il mouse è tutto quello che ci serve. Svelarvi cosa fare ogni volta per passare ad una fase successiva sarebbe un delitto, ed accorcerebbe ulteriormente la già corta vita del titolo. Kyoto può durare pochi minuti o un'oretta, dipende da quanta voglia avete di giocare con uno strumento che a poco a poco svela qualcosa in più, quell'elemento aggiuntivo che vi coglie di sorpresa. E mai vi viene detto come fare per scoprirlo, quindi vi sentirete davvero soddisfatti quando capirete come procedere. Ma Kyoto non è fatto per essere finito, è fatto per essere gustato, una volta, tante volte, perché è facilissimo perdersi nell'effimera magia di quei pochi istanti, di regredire per un attimo ad uno stato infantile e primordiale, nel quale basta un suono ad incuriosirci.
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