EXCL - Sul set di Sopravvissuto - The Martian, la nostra intervista a Jessica Chastain!
Dal set ungherese di Sopravvissuto - The Martian, Jessica Chastain ci parla di questa nuova esperienza sci-fi, di Ridley Scott e delle sue eroine femminili
Nonostante la visibile stanchezza e la tuta spaziale, nel momento in cui Jessica Chastain entra nella stanza e ci saluta allegramente, è materialmente impossibile non restare colpiti, ipnotizzati e imbambolati, dalla solarità del suo splendido sorriso, dalla sua bellezza così naturale e dalla sua energica positività.
È buffo, perché quando hai rilasciato le interviste per Interstellar dicevi di essere gelosa dei tuoi colleghi che si erano beccati tutta l'azione nello spazio.
Sì, cavoli è vero!Adesso ormai ti tocca! È per questa componente più movimentata che hai accettato di prendere parte a The Martian?
No, dai, a dire il vero... Ho riguardato Blade Runner di recente, mi sento così grata di poter lavorare con Ridley Scott, sono contentissima di essere qui. Tornando a quanto ho appena girato, vi posso rivelare che un sacco di consigli sul come stare freschi con una tuta spaziale addosso me li ha dati proprio Anne Hathaway. Indosso una tuta refrigerante. Anne mi ha consigliato un sacco di cose.Hai visitato la NASA per prepararti a The Martian?
Sì, ho visitato la JPL a Pasadena e prima di farlo non avevo la più pallida idea della differenza esistente fra la Jet Propulsion Laboratory e, per dire, la base di Huston. Pensavo alla NASA come a un'unica entità. Ed è stata tipo la prima cosa che mi hanno spiegato. La JPL si occupa delle missioni spaziali prive di esseri umani. Mi hanno illustrato i dettagli della missione con il Curiosity Rover mostrandomi delle immagini in realtà virtuale che mi hanno letteralmente trasportato su Marte e mi hanno aiutato a comprendere cosa possa voler significare un ipotetico viaggio sul Pianeta Rosso, dalle tempistiche necessarie ad arrivarci, alla differente durata del giorno e della notte. Poi sono stata anche al centro di Huston dove, grazie al supporto di un'astronauta di nome Tracy, ho avuto anche una descrizione più accurata di questa professione, mi hanno portato all'interno della riproduzione di uno Space Shuttle – che è davvero una figata – e potevo chiedere qualsiasi cosa mi venisse in mente, dalle informazioni più ovvie tipo “Cosa mangiate e come gestite le scorte alimentari nello spazio? Avete modo di portare con voi il vostro alimento preferito o le M&m's se ne siete particolarmente ghiotti?”, cose semplici che però servono agli astronauti per sentirsi meno distanti da casa e a noi per capire un mondo distante come questo.
Per dire, le ho chiesto anche se lei è abituata a portare la fede quando va nello spazio, cosa che effettivamente fa, ma che io ho deciso di non fare col mio personaggio. Tracy mi ha detto che porta anche una collanina che chiaramente in assenza di gravita svolazza tutta. Questo film è ambientato in un periodo leggermente futuro, quindi i nostri personaggi non staranno sempre in Zero G. L'habitat in cui “vivono” avrà gravità artificiale.
Sia Christopher Nolan che Ridley Scott amano lavorare in questi ambienti giganteschi, location esterne, per cui a prescindere dalle differenze fra i rispettivi film hanno anche altro in comune?
Assolutamente sì.
Sai, è una cosa carina e dolce da dire, ma proprio l'altro giorno ero a uno screening di Interstellar insieme a Christopher e qualcuno gli ha domandato quale fosse la sua maggiore ispirazione cinematografica e lui ha risposto che, dal punto di vista cinematografico, è 2001 Odissea nello Spazio, ma che il suo regista preferito è Ridley Scott. Dentro di me ho pensato “Cooooosa? Che bello, ho lavorato prima con Nolan e subito dopo col suo regista preferito!”. Una figata davvero. Comunque, per tornare nello specifico della tua domanda, hanno molto in comune nel senso che sono entrambi autori che costruiscono dei veri e propri mondi, tanto nella particolare maniera in cui girano, quanto nelle tecniche visive che adottano. E innalzano sempre il livello di aspettativa in quello che fanno. Così come la portata e l'imponenza di quello che fanno. È la prima volta che mi ritrovo ad avere a che fare con lavori del genere, entrambi nell'arco di un anno per giunta. Interstellar è maggiormente “terrestre” per quel che riguarda il mio personaggio, mentre qua mi ritrovo a fare molte più cose dal punto di vista dello sforzo e dell'impegno fisico. Sì, insomma, ci sono svariate somiglianze fra questi due registi.
Interstellar è un film che ha stabilito una profonda connessione emotiva col pubblico, pensi che sarà così anche per The Martian?
Il libro è grandioso. Penso che Andy abbia dato vita a un protagonista davvero degno di nota. È un problem solver incredibile e ha un senso dell'umorismo infinito. Viene naturale fare il tifo per lui e affezionarsi. Un'altra qualità del romanzo – ed è una cosa che ha shokkato tutti alla Fox ma anche alla JPL – è che Andy non ha un background, non ha una carriera nel settore alle spalle. Non è che abbia lavorato al Curiosity, al Discovery e missioni del genere, quindi immagino che sia un autodidatta, magari ha imparato tutto da solo online! Dopo è chiaro, per scrivere il libro ha chiesto delle consulenze per maggior precisione, ma c'è un'evoluzione della storia che ti fa appassionare a essa, come accade in altri film con un'ossatura analoga... Ora mi viene naturale citare anche Sandra Bullock in Gravity ad esempio. O Tom Hanks in Cast Away. Un personaggio sperduto, abbandonato a sé stesso da qualche parte che tenta disperatamente di riuscire a tornare a casa. A livelli diversi, credo che ciascuno di noi potrebbe provare a immaginarsi in una situazione del genere e a porsi la domanda “Cosa farei io in una situazione come questa? Come cercherei di venirne a capo?”.
Che ci dici del tuo personaggio?
È il capo della missione, che è una cosa già alquanto straordinaria, ha un background militare, è la sua prima missione su Marte, che viene effettuata per la raccolta di campioni da analizzare, si ritrova a dover prendere delle decisioni. Soprattutto una, che non avrebbe mai e poi mai voluto prendere. Ma lo fa, perché è lei che deve guidare tutti. Cavoli, è difficile perché per parlare di lei rischio degli spoiler continui... È lei a commettere l'errore perché sceglie di abbandonare Marte, che è quello che avrebbero fatto tutti pensando che Mark fosse morto.
Che altro... è il mio secondo giorno di riprese, quindi non ho girato ancora molto [ride e la risata contagia tutti, ndr.] però vi posso già dire che da parte sua ci sarà un grandissimo senso di colpa e sono grata a Ridley che inoltre ha cambiato alcuni aspetti della sceneggiatura presenti anche nel romanzo di cui peraltro penso di non poter parlare...
[Si scambia un'occhiata con la Pr che annuisce e conferma “No, meglio di no”]
Che tipo di rapporto c'è fra il tuo personaggio e quello di Matt Damon?
Quello di Matt, Mark, è più un giocherellone, qualità che è molto il linea col personaggio del romanzo, Melissa è più quadrata, ragiona molto più da manuale, seguendo le regole, ma nutrono entrambi un profondo rispetto reciproco. Tracy, l'astronauta che vi ho menzionato prima che mi ha fatto da guida, mi ha raccontato di come ci siano delle lunghissime fasi di allenamento che consistono in veri e propri meeting per capire se i caratteri di tutti i componenti della missione siano compatibili. Ci dev'essere la sicurezza che tutti farebbero tutto il necessario per il prossimo all'interno del gruppo. C'è un legame che va oltre le gerarchie, che va oltre “Io sono il più alto o la più alta in grado”. È più come una famiglia, tutti darebbero la vita per un altro componente del team. In un batter d'occhi.
Parlaci dello script, come è arrivato fra le tue mani? Ti ha chiamato Ridley? È stato il tuo agente?
Avevo appena visto Interstellar insieme a Matthew e gli altri e le scene nello spazio parevano così divertenti da girare, sembrava che tutti se la fossero spassata nel farle, per lo meno questa era la mia impressione. Poi poco dopo ho ricevuto una chiamata dal mio agente che voleva informarmi sul fatto che Ridley Scott stava cominciando a mettere insieme il suo nuovo film, The Martian, di cui al tempo non avevo ancora letto il libro. L'ho letto subito, l'ho adorato e poi ho avuto un meeting con Ridley. A essere onesti è stato un incontro grandioso... Non so se voi siete già riusciti a incontrarlo, ma è una persona così calorosa, io ovviamente sono una fan delle sue pellicole, e non so perché pensavo che sarebbe stata una situazione più complicata, difficile, che fosse una persona più scontrosa, ma appena l'ho visto ho capito che non era così e che avrei voluto davvero lavorare con lui. Gli ho iniziato a domandare che aspetto avrebbe avuto l'HAB, il mio personaggio e lui ha cominciato a disegnarli davanti a me. È un artista straordinario, disegna benissimo e con una velocità sorprendente. Ed eccomi qua, al secondo giorno di riprese, al lavoro insieme a lui che, fra le altre cose, interagisce con noi tramite i microfoni che abbiamo nel casco della tuta spaziale quindi ogni tanto sentiamo questa “voce di Dio” nelle orecchie, come la chiama Matt [risate, ndr.].
Hai detto di essere una fan di Ridley Scott, secondo te che ruolo ha avuto questo filmmaker nell'immaginario collettivo, nella costruzione della moderna eroina cinematografica? Parliamo del papà di Ellen Ripley d'altronde...
Non mi ricordo chi, durante la lavorazione di quale film, mi ha raccontato proprio di come il personaggio di Ellen Ripley fosse stato inizialmente concepito come maschio e di come sia stato lui a cambiarlo in donna. E anche Christhopher Nolan ha cambiato in femminile il personaggio che ho interpretato in Interstellar, Murph. Sapete, spesso ci sono personaggi femminili che non mi piacciono nei film, specie quelli di supereroi. Parlo dei cinecomic del passato, non di quelli attuali, che adoro. Personaggi che dovrebbero essere badass, ma che invece stanno lì solo perché sono sexy. Penso al film di Catwoman, tanto per fare un esempio. Ma quando guardo un personaggio come Ripley, che è anch'ella sexy, penso che mi piacerebbe interpretarlo non per i suoi attributi fisici, quanto per quelli mentali. Penso che sia grazie a uno come Ridley Scott e a un'attrice come Sigourney Weaver se oggi abbiamo il successo planetario di Jennifer Lawrence in Hunger Games, tutte queste donne guerriere che non puntano tutto ed esclusivamente sul loro aspetto fisico.
So che sei una grande fan di 2001: Odissea nello Spazio. Cosa hai provato osservando i concept di questo film, il design dei mezzi e del set. In quanto attrice fan del genere sci-fi è divertente osservare come nascono questi film?
Sapete, sono qua solo da pochi giorni e ancora non ho visto tantissime di queste cose, in pratica ho visto solo l'HAB e Marte. E le tute spaziali, naturalmente. Che Matt conosceva già perché ne aveva indossata una simile in Interstellar. E non so se lo siano per l'ispirazione kubrickiana o perché hanno entrambi a che fare con la NASA. Quando sono stata a Huston ho visitato anche io la parte dove le tute vengono create e le ho provate, ho indossato i guanti e tutte queste faccende qua. Tornando a Kubrick, comunque, lui era decisamente più avanti rispetto alla sua epoca. Poi HAL... Credo che HAL sia il mio personaggio preferito nei film di sci-fi.
Quanto è difficile per un attrice o un attore, calarsi nei panni di gente che, come nel caso degli astronauti, si allena un sacco e si prepara moltissimo in vista di una missione che li terrà insieme nello spazio per molto tempo? È complicato simulare, in poco tempo, un legame così profondo?
Bella domanda. Dunque, quando sono stata alla JPL e alla NASA avevo chiesto anche agli altri di venire, ma per impegni vari su set e quant'altro, non è stato possibile andare tutti insieme lì. Sai, credo sia davvero fondamentale instaurare subito un legame con i colleghi, specie in casi come questi in cui ti devi calare nei panni di gente che ha appunto un cordone molto grande che li tiene uniti reciprocamente. Però, anche se stiamo qua solo da un paio di giorni, ci stiamo già divertendo molto, stiamo legando con rapidità.
Mi dispiace ragazzi, ma adesso Jessica deve tornare sul set.
“Beh ragazzi, grazie di avere fatto tutta questa strada e di essere venuti a trovarmi qua a Budapest”.
***
BadTaste.it visita il set di Sopravvissuto – The Martian in esclusiva italiana.
Ecco tutti i nostri articoli:
Con un cast di eccezione composto da Matt Damon, Jessica Chastain, Jeff Daniels, Sean Bean, Kristen Wiig, Kate Mara e Sebastian Stan, la produzione della pellicola si è svolta, nell’arco di 4 mesi, tra Giordania (vallata del Uadi Rum) e Ungheria (Budapest, Korda Studios).
Damon interpreta un astronauta che viene misteriosamente abbandonato su Marte dal suo equipaggio. Dovrà cercare di sopravvivere per tutti e quattro gli anni necessari perché un nuovo equipaggio venga a recuperarlo, senza possibilità alcuna di comunicare con la Terra.
Simon Kinberg, Aditya Soodb e lo stesso Scott hanno prodotto la pellicola.
Questa la sinossi del film:
Durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney ( Matt Damon ) viene considerato morto dopo una forte tempesta e per questo abbandonato dal suo equipaggio. Ma Watney è sopravvissuto e ora si ritrova solo sul pianeta ostile. Con scarse provviste, Watney deve attingere al suo ingegno, alla sua arguzia e al suo spirito di sopravvivenza per trovare un modo per segnalare alla Terra che è vivo.
A milioni di chilometri di distanza, la NASA e un team di scienziati internazionali lavorano instancabilmente per cercare di portare “il marziano” a casa, mentre i suoi compagni cercano di tracciare un’audace, se non impossibile, missione di salvataggio.
Il film è basato sul romanzo best seller “The Martian” di Andy Weir.
Il film uscirà il 1 ottobre.