Evan Narcisse riflette sui futuri eroi neri che seguiranno Pantera Nera
Evan Narcisse dice la sua sul mondo mai troppo noto dei super eroi neri e riflette sui possibili e auspicabili eredi di Pantera Nera
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Quando Black Panther è arrivato nei cinema, T'Challa è diventato un nome importantissimo per milioni di persone. Gli spettatori hanno iniziato a parlare dell'eredità del colonialismo nel continente africano (quella scena al museo!) e dei modi in cui le culture della diaspora nera si interconnettono. Il grande successo del film di Ryan Coogler su Pantera Nera ha mostrato come il potere metaforico intrinseco di un eroe mascherato possa aprire nuovi orizzonti. Ora che il mondo ha abbracciato un super eroe nero, chi sarà il prossimo? Quali altre storie vanno raccontate?
La prima ondata di eroi neri ha iniziato a mostrarsi nei fumetti decenni fa, immaginati in uffici di editori pieni quasi esclusivamente di uomini bianchi. Alcuni sono personaggio pionieristici: John Stewart (ovvero Lanterna Verde, membro di una forza di pace intergalattica), Sam Wilson (cioè Falcon, un alleato stretto di Capitan America con il potere di volare), Luke Cage (ossia Power Man, un ex carcerato, eroe in affitto, che ha ottenuto forza e una pelle impenetrabile dopo un esperimento in prigione). Tutti avevano storie iniziali legate all'idea di metà del secolo scorso di cosa fosse il ghetto, e spesso erano usati solo quando gli autori volevano parlare di malcontento sociale o ingiustizia del sistema. Il proposito primario di quegli eroi era attrarre nuovi lettori per la Marvel o la DC.
Ma per troppo tempo i super eroi neri sono rimasti troppo vicini a degli stereotipi bidimensionali. Le conversazioni sulla rappresentazione delle etnie nei media di massa spesso contengono un'affermazione in comune: le persone nere non sono tutte uguali. Lo stesso vale per i super eroi neri, che hanno il potere di mostrare con completezza e varietà le esperienze della vita della loro gente.
Gli autori neri che hanno lentamente guadagnato il loro posto all'interno delle grandi compagnie hanno usato personaggi come Luke Cage, Misty Knight (agente di polizia diventata investigatrice privata con un braccio cyborg) o Nubia (sorella di Wonder Woman nera) per mostrare al pubblico le sfaccettature della vita dei neri di cui normalmente non sarebbe a conoscenza.
Cresciuto leggendo fumetti e poi scrivendo di Fumetto, oggi mi trovo in prima persona a raccontare storie di super eroi. L'anno scorso, quando la Marvel mi ha chiesto di contribuire alla sua antologia Voices, che mette sotto i riflettori autori ed eroi con un passato di marginalizzazione, mi sono fatto carico della stessa missione divulgativa.
Il personaggio principale della mia storia di una pagina era Jericho Drumm, un nero di nascita haitiana, uno stregone che combatte il male sotto il nome di Doctor Voodoo. La prima apparizione del personaggio è opera di Len Wein e Gene Colan, autori bianchi. Che io sappia, nessuno degli scrittori o artisti che ha lavorato su Doctor Voodoo ha mai avuto in comune con lui la propria identità culturale. Ma io sì. E ho preso l'impegno di connettere tematicamente il personaggio a Toussant L'Ouverture, Jean Jacques Dessaline e Adbaraya Toya, figure reali della storia che hanno dato vita al movimento di liberazione di Haiti dall'oppressione francese. I miei genitori mi hanno raccontato che i nostri antenati rivoluzionari erano eroi; volevo usare Jericho Drumm per farli conoscere ai lettori Marvel.
In modo simile, una graphic novel incentrata su Nubia ha fatto conoscere a mia figlia di dieci anni gli dei Orisha della cultura Yoruba, dell'Africa Occidentale, che appaiono nelle storie più recenti dedicate all'eroina. Ha già conoscenza degli dei greci e norreni, ma questa è la prima volta che sente parlare di divinità connesse al suo retaggio culturale.
Miles Morales, uno Spider-Man di etnia nera e latina, Shuri, il personaggio diventato ben noto con il film Black Panther, hanno regalato ai lettori nuove sfaccettature. Lei è una principessa che si interessa più alla tecnologia avanzatissima del vibrano che di abiti eleganti; lui è un super eroe che somiglia a tutti noi, che fa battute in spanglish. Ma ci sono tanti altri super eroi che vanno raccontati.
Mi piacerebbe moltissimo vedere il personaggi di Icon e Rocket trasposti sugli schermi, perché la loro relazione di mentore e spalla parla splendidamente del conflitto intergenerazionale e socioeconomico di classe. Presentati dalla Milestone Media nel 1993 e creati da Dwayne McDuffie e Mark Bright, i due personaggi si incontrano quando l'adolescente Rocket (vero nome Raquel Ervin) cerca di rapinare la villa posseduta dal ricco avvocato Augustus Freeman, che in realtà è un alieno bloccato sulla Terra dal Diciottesimo secolo. Icon è una specie di mescolanza del mito di Superman ed entrambi i personaggi oggi fanno parte dell'Universo DC.
Augustus usa i suoi poteri per fermare la ladra. Quando Raquel vede che lui sa volare, lo implora di mettersi un mantello e di diventare un eroe di nome Icon, un simbolo per i residenti del suo quartiere, qualcuno a cui aspirare. Ma i modi vecchia scuola di lui fanno a pugni con l'idealismo giovanile di lei. Augustus dice alla sua spalla adolescente di consegnarsi alla polizia durante la loro prima missione pubblica. Lei non vuole saperne. Mentre combattono il crimine nella run originale di Icon, negli anni Novanta, Augustus e la sua protégé litigano, con la polizia e tra di loro, su ogni argomento possibile: dal concetto di rispettabilità politica fino alla gravidanza indesiderata di lei.
Jo Mullein, l'eroina afroamericana che milita nella serie DC Far Sector, arriva a mettere in dubbio l'affidabilità della polizia da un punto di vista molto diverso. La carriera di Jo come agente di polizia si scontra con un'impasse etica, dopo che il suo partner fa uso di eccesso di forza durante il lavoro. Disillusa, lei accetta l'offerta di unirsi alle Lanterne Verdi, come John Stewart prima di lei. Una volta di base in una metropoli cosmica, ricca di tensioni politiche inaspettate, lei si chiede se, avendo sperimentato di persona come la polizia spesso sia complice delle diseguaglianze sociali, dovrebbe o meno sostenere le leggi ingiuste della sua nuova patria extraterrestre.
La Warner Bros ha recentemente annunciato che una nuova serie TV su Lanterna Verde è in sviluppo. Idealmente, sarà costruita attorno a Jo. Ci sono miriadi di storie interessanti che si possono raccontare con un personaggio donna, nero e poliziotto, specialmente alla luce della contemporanea controversia riguardo il comportamento della polizia negli Stati Uniti.
Icon e Rocket, Doctor Voodoo e Jo Mullein sono eroi. Ma io voglio che il mondo conosca anche Masquerade, che invece è più un'anti eroina. Altra creazione Milestone Media, ha debuttato su Blood Syndicate, una serie che prendeva il nome da una gang di ragazzini che hanno ottenuto abilità sovrumane dopo essere stati esposti a un gas lacrimogeno radioattivo e sperimentale.
Prima di avere i suoi poteri di mutaforma, Masquerade viveva come una donna. Ma quando il Blood Syndicate ha iniziato a combattere contro i suoi nemici, manipolatori delle menti della gente, Masquerade ha preso l'aspetto di un uomo. Nel suo momento più basso, si è trovata a combattere contro un demone che l'ha costretta a tornare una donna, un genere sessuale che non ha mai sentito come proprio.
La scena è vista con lo sguardo di un personaggio di nome Fade. Masquerade si confronta con Fade, un giovane omosessuale che non riesce a fare coming out e che ha il potere di essere intangibile e impervio al passare del tempo. In una delle scene più emotive della serie, Masquerade minaccia di smascherare Fade semmai dovesse raccontare a qualcuno ciò che ha visto. Il confronto è un punto di svolta aspro e severo per la rappresentazione della cultura LGBTQ nel mondo dei super eroi.
Masquerade ne esce come una persona poco sensibile ed empatica, ma Danny Lore ha un punto di vista diverso sulla questione e trova molto interessante che la cosa accada tra un uomo trans e un uomo gay. Lore mi ha detto che secondo lui è una situazione in cui le prospettive dell'uno e dell'altro e i modi possibili di vedere la questione all'interno di una stessa comunità si dimostrano molto differenti. A Fade manca la comprensione del risentimento che ancora aleggia all'interno della comunità queer per i trans e a Masquerade manca la consapevolezza del valore che il suo supporto avrebbe. Ed entrambi si sentono legittimati nel loro punto di vista.
La grande maggioranza dei super eroi è cisgender nelle storie raccontate da Hollywood al grande pubblico. Masquerade potrebbe essere un pioniere: qualcuno che dimostra il potere e il rischio dell'atto di definire da soli la propria identità. Molti degli eroi più famosi appartengono al novero della DC o della Marvel, editori colossali con linee dirette di accesso al mondo del cinema e della TV.
Ma c'è un panorama vivissimo, tenuto in vita da piccoli editori e autori indipendenti, pieno di personaggi fittizi che possono portare il pubblico a scoprire nuovi orizzonti. Fumetti come Is'nana the Were-Spider, Spirit's Destiny, Iyanu: Child of Wonder e Harriet Tubman, Demon Slayer raccontano storie di semidei immigrati, giocano con gli eventi storici, si concentrano sugli istanti in cui il dovere e il desiderio personale spingono una persona in direzioni opposte.
Seduto sul trono del più popolare super eroe nero del mondo, re T'Challa è un sovrano in più di un senso. Ma la maggior parte della gente nera non vive nei palazzi del privilegio come Pantera Nera. Perché non esplorare altre possibilità? Una poliziotta cosmica piena di dubbi, una coppia di eroi che racconta le differenze generazionali, un'antieroina mutaforma che scorrazza per le strade hanno il potenziale per essere il prossimo grande successo.
Al centro di ogni super eroe sta una domanda esistenziale: come possiamo immaginare di essere? Per ogni nuovo super eroe nero che il pubblico scopre, la gente realizza che le risposte possibili sono tanto diverse quanto lo siamo tutti noi.
Fonte: New York Times