Elvis: le recensioni della stampa internazionale | Cannes 75
Dopo la presentazione al Festival di Cannes di Elvis di Baz Luhrmann arrivano le recensioni della stampa internazionale
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The Guardian - È semplicemente l'ennesimo esercizio di un imitatore di Elvis, con il labbro superiore che si contrae senza motivo.
The Wrap - C'è abbastanza energia e carne... da farti ignorare buona parte delle piccolezze, e Butler si getta in un'interpretazione estremamente fisica ma mai cartoonesca o irrispettosa.
Los Angeles Times - Lamentarsi del fatto che Elvis sia sostanzialmente una compilation di convenzioni da biopic musicale è un po' come lamentarsi di un album greatest-hits, inoltre ignora l'abilità di Luhrmann di infondere i cliché di sincerità, energia e sentimento.
Telegraph - Non troverete molto sentimento nella drammatizzazione dalla culla alla tomba di Baz Luhrmann, ma il regista australiano ha comunque realizzato qualcosa di più appassionante: una fiaba americana.
Deadline - Forse più di chiunque altro abbia raccontato seriamente Elvis, Butler riesce a farlo con successo, soprattutto nella prima parte in cui troviamo un ritmo autentico che ci fa chiedere quali vette ancora più alte Elvis avrebbe potuto scalare.
IGN - Una corsa selvaggia chiaramente fatta con tanto amore verso il soggetto, e con uno zelo nel cercare di catturare l'umanità di Presley, sia da parte del regista che del protagonista: questo oltrepassa grandemente gli eccessi e i problemi del film.
EW - Non sarà particolarmente fedele ai fatti (non è il classico biopic dalla culla alla tomba), ma proprio come nella fantasia glam di Todd Haynes in Velvet Goldmine, anche questo film raggiunge qualcosa di più complesso e di maggior valore, trovando una sconvolgente intimità nei cambiamenti culturali epocali.
Variety - Elvis, nonostante tutti i suoi fuochi d'artificio alla Baz Luhrmann, è un film strano - avvincente ma non sempre convincente, a volte scombinato, con una figura centrale la cui vita non sembra così drammatizzata come viene descritta.
Indiewire - È difficile trovare anche solo un po' di divertimento ironico in qualcosa di così strafatto della stessa roba che vende, qualcosa di così poco interessato a come il protagonista violasse le regole rispetto al proprio regista, e qualcosa di così instancabilmente incapace di trovare qualsiasi sovrapposizione significativa tra le due cose.
THR - Se la sceneggiatura troppo spesso si trova a misurarsi con l'incredibile impatto visivo del film, l'affinità che il regista prova per il suo protagonista è sia contagiosa che estenuante.
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