Elizabeth Banks sul flop di Charlie's Angels: i media l'hanno trasformato in un manifesto femminista

Elizabeth Banks racconta che in aggiunta al pessimo marketing della Sony, anche i media hanno trasformato Charlie's Angels in qualcosa che non era

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Con la complicità delle attività stampa per “The Beanie Bubble – Inflazione da peluche” la pellicola disponibile in streaming dallo scorso 28 luglio su Apple TV+, Elizabeth Banks è tornata a parlare del flop di Charlie’s Angels, pellicola da lei diretta uscita nel 2019 e naturalmente ispirata alla popolare serie televisiva andata in onda fra il 1976 e il 1981.

Costato fra i 48 e i 55 milioni, il film è stato un cocente flop da 73 milioni di dollari incassati in tutto il mondo.

Interpellata in materia da Rolling Stone, Elizabeth Banks ha spiegato che a suo modo di vedere il flop è anche imputabile a come i media hanno "raccontato" Charlie's Angels trasformandolo in una sorta di manifesto femminista.

Gran parte della narrazione che i media volevano attorno a Charlie's Angels era che fosse un manifesto femminista. La gente continuava a dire "Sei la prima regista donna di 'Charlie's Angels!". E io che facevo notare "Hanno fatto solo una serie TV e i film di McG... di cosa state parlando? Non c'è questa lunga tradizione alle spalle". Amo semplicemente il franchise. Da parte mia non c'era una qualche un'agenda di genere. È una cosa che è stata aggiunta sopra al mio lavoro e mi ha un po' deluso. Sembra che mi abbia rinchiusa in uno schema e abbia fatto lo stesso con il pubblico del film.

Per lei, assistere alla totale perdita del controllo sulla narrazione del film è stata un'esperienza frustrante:

Perdere il controllo della narrazione in quel modo è stato davvero frustrante. Ti rendi conto di come i media possano plasmare una storia indipendentemente da come l'hai impostata. Sono una donna che ha diretto un film di "Charlie's Angels" che casualmente ha come protagoniste tre donne incredibili. Non puoi controllare il fatto che i media dicano "Sei una regista donna, ed è speciale!" - cosa che lo è, ma non è l'unico aspetto rilevante.

Criticando velatamente il marketing della Sony - cosa che aveva già fatto qualche mese fa (ECCO TUTTI I DETTAGLI) - spiega a Rolling Stone di aver dovuto espressamente chiedere allo studio di comprare anche un passaggio pubblicitario durante una partita di baseball in modo tale da pubblicizzare il film anche nella demografica maschile:

Ricordo di aver avuto una conversazione con qualcuno che mi spiegava "Avrete una partnership con Drybar" - che è una cosa per asciugare i capelli. E io ho risposto "Va bene, ma potremmo avere anche un annuncio pubblicitario durante i playoff di baseball?". È stato interessante vedere come l'industria percepisce le cose che vedono protagoniste donne. È stata una vera lezione per me.

Qua sotto trovate la nostra intervista con Elizabeth Banks fatta proprio durante il junket di The Beanie Bubble:

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FONTE: Rolling Stone

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