Dylan Dog 334: le polemiche non hanno prezzo
L'aumento di prezzo del Dylan Dog di giugno scatena un vespaio di commenti. Polemizzare non ha prezzo.
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'anteprima della copertina di Dylan Dog 334, firmata naturalmente da Angelo Stano ed esposta sulla pagina FB ufficiale della testata, ha suscitato un nuvola di commenti polemici. Critiche al nuovo corso governato da Roberto Recchioni? Disquisizioni sull'arte di Stano o rimostranze a favore di un nuovo copertinista? Niente di tutto ciò. A innescare la scintilla è stato il bollino in basso del numero di giugno, La paga dell'Inferno, indicante € 3,20 invece dei soliti € 2,90. La risposta di Recchioni sempre su FB è stata precisa e puntuale:
Per chiarire (e questo sarà l'unico intervento che faremo su questa pagina riguardo ai prezzi perché non vogliamo fare polemica con voi): un albo di Dylan Dog è composto da 94 pagine di fumetto. In USA, un albo di 20 pagine (a colori, è vero) e venduto a quasi 4 dollari. In Francia, un albo di 48 pagine (di grande formato, a colori, su carta lucida e cartonato) è venduto a 14-16 euro. Se non vi interessano i paragoni con gli altri mercati, parliamo dei costi di produzione vivi (sceneggiatura, disegno, lettering, cura redazionale, ESCLUSA la stampa): per realizzare UNA singola pagina di Dylan Dog ci vogliono COME MINIMO 350 euro. Parliamo di tempi: per realizzare un albo ci vogliono COME MINIMO 10 mesi. A fronte di tutto questo, il prezzo di vendita degli albi Bonelli (ma dell'editoria a fumetti da edicola italiana in genere) è assolutamente basso. Aggiungiamo: sono anni che non c'erano aumenti. Aggiungiamo ancora: con 3 euro e venti ci pagate UNA colazione in un bar di Roma (caffè, succo, cornetto, per essere precisi). Insomma, certi commenti ci sembrano un poco ingiusti.
Restando lontani dalla controversia, ricordiamo ai lettori, riprendendo le parole di Recchioni, quanto costi fatica e risorse produrre da zero un albo a fumetti e come la Bonelli in questo campo sia uno degli ultimi baluardi in Italia, riuscendo egregiamente a stare sul mercato. D'altra parte la precisazione di Recchioni poteva venire prima della polemica e non dopo, forse l'avrebbe stroncata sul nascere e sarebbe stata salutata come un altro esempio di stile che contraddistingue la casa editrice milanese da sempre.
Ognuno secondo i propri gusti e le proprie tasche trarrà le sue conclusioni e farà la sua scelta. Ciò che stupisce o peggio rattrista, è rilevare quanto accaduto; parlare di fumetto e farlo in maniera accesa e così partecipata, è solo questione di soldi.
Fonte: Facebook