Doug Chiang: ecco come Star Wars è stato creato guardando ad alte culture oltre a quella americana

Doug Chiang racconta la sua esperienza di persona asioamericana e come la differenza culturale sia fondamentale nella creazione di Star Wars

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Il fantasy e la fantascienza (che convivono nell’universo di Star Wars) sono dei generi particolarmente malleabili per raccontare la diversità. Esplorare mondi diversi o incontrare creature del cosmo, significa confrontarsi per forza con l’altro. Gli autori inventano culture e tradizioni, città, abitanti, ma con questo atto di fantasia si riflette sempre la luce della realtà. Gli appassionati lo sanno, e spesso amano proprio per questo le opere. La saga di Guerre Stellari è da sempre un simbolo di inclusività.  Le società che crea sono complesse, hanno una loro religione (o per lo meno un senso di religiosità), gerarchie, strutture politiche e ambizioni di sviluppo che le rappresentano ancora meglio dei volti (alieni) delle persone che vivono all’interno di esse. Ma per usare tutta la “tavolozza di colori” della fantasia, serve trovare le più disparate ispirazioni.

In occasione dell’Asian Pacific American Heritage Month, il mese dedicato al riconoscimento dei contributi e l'influenza degli americani asiatici e delle isole del Pacifico nella storia e nella cultura degli Stati Uniti, il sito StarWars.com ha variato la normale programmazione. Ha proposto una lunga conversazione molto “calda” e che vi invitiamo a leggere per intero tra due persone asioamericane: Jenn Fujikawa un’autrice del sito e Doug Chiang. Quest’ultimo è un nome poco noto ai più, ma è una delle tante persone "nascoste" che hanno dato un contributo inestimabile al successo della saga. 

Chiang ricopre attualmente il ruolo di vice presidente ed executive creative director per la Lucasfilm. Fu personalmente scelto da George Lucas per lavorare alla produzione visiva di Star Wars: la minaccia fantasma come capo dell’Art Department. Egli ha raccontato cosa significhi essere una persona asiatica che vive e lavora negli Stati Uniti. In particolare però l’intervista si è soffermata su come Star Wars viva e prosperi grazie all’incontro tra culture e sul lavoro da parte di  George Lucas per permeare la galassia lontana lontana di diversità.

La famiglia di Doug Chiang si trasferì in America da Taiwan quando aveva cinque anni. Fu una decisione particolarmente sentita dal padre che voleva garantire migliori condizioni di vita e soprattutto la possibilità di andare al college al figlio. Ricorda che durante i primi giorni all’asilo si sentiva circondato da “alieni”, persone che parlavano una lingua sconosciuta e avevano volti diversi. Una sensazione che lo accompagnò per parte della giovinezza, con le difficoltà dell’adolescenza e il bullismo. Il punto di svolta della sua vita fu la scoperta del cinema. Un’attività strana agli occhi della sua famiglia. A fondamento della passione ci fu la visione di Star Wars e Il viaggio fantastico di Sinbad. Due opere che gli diedero la spinta giusta per costruire i propri mondi di fantasia attraverso i disegni. 

Con i primi premi vinti ai festival anche la sua comunità iniziò a riconoscere (e comprendere) il suo lavoro. Con il supporto dei genitori si buttò anima e corpo, fino ad incrociare la strada intrapresa da George Lucas.

Il creatore di Star Wars intuì il valore di Chiang sia come artista che come persona asioamericana e l’influenza culturale che questa sua appartenenza poteva portare all’immaginario di Guerre Stellari. Parlando dei suoi primi lavori, il designer, ha anche spiegato quanto la diversità sia vitale per queste storie e parte integrante del processo creativo proprio per volere del suo principale autore.

Ricordo quando ho iniziato a lavorare su Star Wars con George Lucas nel 1995. Una delle più grandi lezioni che ho imparato da lui è stata di studiare la storia, studiare le culture, per progettare un futuro diverso. Non me l’aspettavo. A quell’epoca la mia unica esperienza con Star Wars era aver visto la trilogia originale e aver guardato le immagini dei libri secondo l’estetica del design. Quando ho iniziato a lavorare con George la mia prima intenzione era di ripetere esattamente questo, ma lui fu il primo a dire: “no, proveremo qualcosa di nuovo. Guardiamo verso culture diverse. Studiamo la storia e le altre culture per creare progetti originali”. Mi ha aperto gli occhi. Perché ha incoraggiato me e gli altri artisti a studiare la cultura giapponese e cinese per trovare modelli di design che potevamo incorporare. 

George Lucas deve molto del successo di Star Wars alla sua capacità (e cinefilia) di rielaborare le suggestioni di artisti più disparati. Il cinema di Akira Kurosawa ad esempio è un ingrediente fondamentale, mischiato con le immagini western tipicamente americane, un po’ di storia medievale europea e di religiosità asiatica. Star Wars è un melting-pot narrativo che sopravvive e conquista ancora oggi. Perché riesce ad accogliere tutta la ricchezza che viene da una realtà fatta di infinite sfumature affascinanti, ma che spesso sono percepite come “lontane lontane”. 

Fonte: Star Wars

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