Don't look up: la spiegazione delle due scene post crediti
Don't look up è il nuovo film di Adam McKay disponibile su Netflix dal 24 dicembre: cosa accade e perché nelle due scene post crediti
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La pellicola, di quasi due ore e mezzo di durata, propone non una, ma ben due scene post crediti.
Don't look up, le scene post crediti: cosa accade
La prima arriva subito dopo il primo roll di crediti ed è ambientata 22.740 anni dopo il catastrofico epilogo in cui il genere umano e la quasi totalità degli esseri viventi sono stati spazzati via dall'impatto con la cometa Dibiasky. Il presidente degli Stati Uniti Janie Orlean (Meryl Streep) sbarca su un lontano pianeta alieno insieme a quella manciata di super ricchi e potenti facenti parte del programma di sopravvivenza preparato dal guru dell'high tech Peter Isherwell (Mark Rylance). La terra che li ospita è decisamente verde e rigogliosa, ma anche popolata da delle bizzarre creature, i Bronteroc. Ed è proprio una di queste creature che divora la presidente Orlean confermando una stramba profezia su di lei che era stata data in precedenza nel film grazie all'algoritmo della piattaforma social di Isherwell. La dissolvenza in nero avviene nel momento in cui ci viene fatta vedere una panoramica del gruppetto di sopravvissuti che viene accerchiato da un branco di Bronteroc: cosa accade poi è la nostra fantasia a suggerirlo.
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La seconda scena post-crediti arriva proprio al termine di tutti i titoli di coda e, contrariamente alla prima, è ambientata subito dopo la fine del mondo. È tutta dedicata a Jason Orlean (Jonah Hill), il capo di gabinetto del presidente nonché figlio di Janie Orlean. Jason, personaggio mediamente detestabile, nel terzo atto viene dimenticato nella sala di controllo operativa dalla sua stessa madre nel momento in cui questa cerca di mettersi in salvo dall'imminente cataclisma insieme a Isherwell. Lo vediamo emergere dalle macerie di un edificio e, in mezzo alla devastazione, la sua prima preoccupazione è quella di... fare un post social sul fatto di essere sopravvissuto all'apocalisse.
La spiegazione del regista
Parlando con Variety, Adam McKay ha così spiegato la ratio del suo film e di queste scene post-crediti estremamente grottesche.
Sui toni della pellicola, il filmmaker afferma che, considerato quanto il mondo stesso sia diventato un posto surreale, il suo scopo era quello di creare un mix fatto di "commedia assurda e ridicola che vive vicino a una profonda tristezza. Tutto il lungometraggio cerca di rispondere alla domanda "Cosa ca**o sta succedendo?" nella nostra realtà. Insieme a La grande scommessa e Vice forma questa specie di trilogia del "Cosa ca**o sta succedendo?".
Stando a quanto raccontato dal filmmaker, è stata un'idea della stessa Meryl Streep quella di farci vedere come il suo personaggio, così estremamente narcisista, fosse desiderosa di sapere in anticipo come sarebbe passata a miglior vita.
A quanto pare poi, McKay and co avevano girato anche un'altra versione della scena mid-credit.
Il finale originale ci faceva vedere i sopravvissuti che volevano costruirsi delle case sul pianeta. A un certo punto uno di loro fa notare che "Guardate che il pod che portava tutti gli operai è saltato in aria". Al che il personaggio di Mark Rylance diceva "Darò un miliardo di dollari a chiunque mi costruirà una casa" e poi il tizio vicino a lui "E io invece gliene darò 2 miliardi". E così realizzavi che sono tutti dei miliardari.
Sull'ultima scena, la cui battuta finale è stata improvvisata da Jonah Hill all'insegna di un provvidenziale "buona la prima" molto utile dato che Don't look up è girato in pellicola, Adam McKay puntualizza che, da grande fan della serie Ai confini della realtà, si tratta di un'ovvia citazione al leggendario episodio interpretato da Burgess Meredith intitolato Tempo di leggere in cui l'impiegato di banca Henry Bemis si ritrova ad essere l'ultimo uomo sulla terra:
Trovate tutte le informazioni su Don't look up nella nostra scheda del film!
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