Donny Cates parla dei suoi nuovi progetti Image e del rapporto con i lettori
Ci sono tre nuovi progetti indipendenti targati Image Comics, per Donny Cates, tra cui uno che ci riporta nell'universo narrativo di God Country
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Donny Cates - Ho finito di scrivere Babyteeth, un po' di tempo fa. La Marvel mi consente di occuparmi di un certo numero di serie di mia proprietà, quindi cerco di farne uscire più che posso. Ho un sacco di storie da raccontare. C'è in ballo un progetto che ancora non è stato annunciato e di cui non posso fare il nome, che sto realizzando con Dylan Burnett, con cui ho lavorato su Ghost Rider Cosmico, con Dean White ai colori. Arriverà presto, restate sintonizzati.
Posso anche dirvi che, se avete visto le immagini in anteprima di questo nuova storia con Dylan, dovreste aver presenti certe illustrazioni che coinvolgono una gigantesca spada. So che molti lo stanno pensando e posso confermare: sarà connessa a God Country, in qualche modo. La gente mi ha chiesto per anni se avrei realizzato una nuova avventura ambientata in quel mondo e ho sempre detto di no. Ma devo anche ricordarvi che ho sempre detto di essere un bugiardo patentato.
Sto anche realizzando un fumetto con Geoff Shaw, che annunceremo in estate. Si tratta della cosa più folle e colossale che abbia mai tentato nella mia vita. In effetti, è talmente grossa e fuori di testa che potrebbe non funzionare per nulla, il che la rende uno dei progetti più eccitanti di cui abbia mai fatto parte. Voglio dire, non potrei mai distruggere il personaggio di Thor, perché se anche ci provassi la Marvel non me lo permetterebbe. Ma l'idea di gettarmi a capofitto in questa cosa, con la Image e senza rete di sicurezza, di provare delle trame pazzesche che ho in mente, mi piace moltissimo. Come raccontare la storia di una mamma che sta crescendo l'anticristo, per poi scoprire che si tratta di una storia d'amore tra lei e suo figlio. Idee che mi scaldano il sangue.E poi c'è una storia che proprio ora sta disegnando mia moglie, Megan Hutchison, con i colori di Dee Cunniffe. Il quale colora anche il mio altro fumetto che tutti pensano si chiami God Hates Masks, perché abbiamo fatto girare delle immagini teaser che recavano questa frase. Ma non è il vero titolo, anche perché non ne ho rivelato nemmeno uno, di questi progetti. Quando annuncio qualcosa, ve ne accorgete. Non sono famoso per la mia sottigliezza. E, insomma, per il prossimo anno annuncerò tre nuove serie indipendenti.
Donny Cates ha l'abitudine di creare relazioni durature con i disegnatori con cui lavora. Ha conosciuto sua moglie Megan Hutchison proprio perché adorava il suo stile di disegno e pensava che sarebbe stata grandiosa per il progetto che realizzeranno insieme, che definisce come un romanzo duro e violento alla Cormac McCarthy, ma sott'acqua. Con altri, come Geoff Shaw che conosce da più di dieci anni, Ryan Stegman con cui collabora con profitto su Venom, condivide l'approccio narrativo in maniera profonda.
Donny Cates - Quando incontri qualcuno che completa la tua personalità creativa in modo da lavorare bene con te, una persona con cui sembri essere in sintonia, perché rompere quel legame? Quando Venom sarà finito, qualunque sia il prossimo progetto di Ryan sarò coinvolto. Vogliamo restare assieme. Quando trovi qualcosa che funziona, lasciala funzionare. Rende la vita più semplice e il lavoro molto più divertente, perché tutte queste persone sono sinceramente miei amici. Parlo con Geoff o con Ryan praticamente ogni giorno, di storie e di tutto il resto. Conosco i figli di Ryan, le nostre mogli sono amiche. E ovviamente, vivo assieme a Megan. Parlo con il disegnatore di Thor, Nic Klein, praticamente ogni giorno. Sono miei amici e fare fumetti coi tuoi amici è la vita perfetta.
I video sul web con cui mi sono tenuto in contatto coi fan durante la pandemia, dipendono dal tempo libero che ho per le mani, visto che non ci sono le convention. Quando ero un venditore di umetti, mi è sempre piaciuta la natura molto conviviale e accessibile della comunità dei comics. Puoi incontrare gli autori e i disegnatori, parlare con loro, non come succede con Tom Cruise, Brad Pitt o che so io, con le star del cinema che sono distanti. Noi siamo gente normale e alle manifestazioni puoi stringerci la mano, chiacchierare, noi possiamo ringraziarti perché ci leggi e ti interessi.
Per me tutto questo ha un grande valore, poter dar da mangiare alla mia famiglia grazie ai fan. Sono molto orgoglioso del mio lavoro proprio grazie a loro. Quattro dollari sono molto per venti fogli di carta e tre graffette, quindi lavoro duro perché abbiano un valore, perché valgano la spesa. E durante la pausa dei lavori ho voluto restare in contatto con tutti quanti, con i fan e la comunità, far sapere loro che non erano da soli, che eravamo tutti sulla stessa barca. E mi sono divertito un sacco. Quel che ho scoperto è che è facilissimo farsi intrappolare dalle brutte notizie e dal pessimismo, mentre le mie live mi hanno tenuto a contatto con quel che di buono c'era ancora là fuori. Gente forte che ha affrontato le difficoltà, comunità che si sono date una mano, o hanno supportato le fumetterie locali, facendole sopravvivere quando non uscivano fumetti.
I profeti di disastri gridano sempre più forte ed è facilissimo perdersi nella massa di persone che sfugge ai problemi. Ma se guardi bene e ti metti in contatto, scopri che la maggior parte della gente li affronta di petto, è disposta ad aiutare. Ha davvero riacceso il mio amore per i fan e per la comunità dei lettori e mi ha detto che l'industria del Fumetto non solo sopravvivrà a tutto questo, ma ne uscirà più forte e migliore.
Uno dei motivi per cui ogni tanto finisco nei guai è che credo di essere ancora Donny Cates, autore indipendente che grida nel deserto. A volte mi dimentico che adesso c'è gente che fa caso a quel che dico. Spesso. Mi scordo di avere un colossale microfono davanti alla faccia e che dovrei stare attento alle mie parole. Ancora oggi, quando scrivo, mi sento un fan e un venditore. Cerco sempre di evitare di pensare ai dati di vendita o al mio ruolo nell'industria. Per me, la maggior parte dei giorni sono uguali: mi siedo fuori sul mio terrazzino e scrivo fumetti. Questo non è mai cambiato. Adesso vivo in una casa più grande, il che è figo.
Come ho già detto altre volte, controllo sempre ogni sceneggiatura che realizzo. Innanzitutto per la continuity, per assicurarmi che le storie e le trame siano coerenti. E poi per controllare la grammatica e cose del genere, anche se so che dovrebbe farlo l'editor. La terza rilettura di controllo è per verificare che la storia valga quattro dollari, perché quando lavoravo in fumetteria ne ho venduti tanti che non li valevano.
Mi piace pensare che esista un brand di Donny Cates e che il suo senso sia che se leggi un fumetto scritto da me, sei sempre sicuro di avere per le mani una storia che vale la pena. Ci sarà sempre almeno un momento che ti farà saltare sulla sedia e che ti fa sentire di aver speso bene il tuo denaro. Che ti faccia ridere o piangere, dovrai essere sereno sui soldi che hai speso e avere voglia di leggere il prossimo numero.
Sono dieci anni che faccio questo mestiere e ho notato che parecchi degli autori più longevi del nostro settore hanno avuto esperienze come venditori di fumetti. Hanno speso del tempo con i fan, ci hanno parlato hanno visto in diretta cosa vende e cosa no, cosa entra in sintonia con la gente. Ma anche quel che la delude, che va sempre tenuto presente. L'unica cosa che mi darebbe fastidio, nelle reazioni di chi legge un mio fumetto, è il fatto che si possa annoiare. Se prendete in mano una mia serie e siete incazzati per quello che ho fatto capitare nella trama, se non altro vuol dire che ci tenete. Ma quel che mi darebbe l'idea di aver fallito è la vostra noia.
Fonte: Games Radar