Dogman è la sintesi dei tre tipi di eroi dei film di Luc Besson
I sognatori, i bastardi e gli outsider, sono gli eroi dei film di Luc Besson e DogMan riesce a racchiuderli tutti in un personaggio solo
Gli eroi di Luc Besson vengono tutti dal western e arrivano a Dogman, e questo anche se lui non ha mai girato un film western in vita sua. Sono pistoleri solitari, sono di poche parole, sono duri di atteggiamenti ma morbidi di cuore. Ma gli eroi di Besson sono anche incredibilmente ingenui, sperduti in un mondo che non capiscono, sono di una purezza oltre l’immaginabile. Ancora poi gli eroi dei film di Luc Besson sono astuti. A partire da Le Dernier Combat per arrivare fino aDogman (in uscita al cinema il 12 ottobre), l’eroe di Besson si è evoluto, è cambiato insieme al suo cinema che ha toccato (quasi) tutti i generi, rivoluzionandosi superficialmente ma rimanendo fedele a se stesso nel profondo.
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Gli antieroi
Sono i protagonisti più conosciuti di Besson. La loro matrice sono Nikita e Leon (ma in fondo già “l’uomo” di Le Dernier Combat lo è). Veri bastardi, violenti e spesso criminali, quantomeno al di fuori della legge. Nikita è programmata dallo stato per essere quello che è, è stata violentata psicologicamente e ora è una carta matta. Leon invece è figlio di un sistema mafioso che per lui sembra funzionare e a lui si oppone una legge molto peggiore, matta e spaventosa. È un bastardo però anche Bruce Willis in Il quinto elemento, e lo sono i mafiosi di Cose Nostre - Malavita.
Sono gli eredi diretti dei pistoleri, quelli che anche quando non fanno parte del mondo del crimine (come i protagonisti di Valerian) sono comunque dei duri, a loro agio in un mondo pericoloso di cui conoscono bene le regole. Lo è in fondo anche Anna, una spia che può fregare tutti con l’unione di bellezza e intelligenza, e che quelle regole le conosce benissimo. E lo diventa Lucy, una persona normale che le circostanze rendono eccezionale.
Le sognatrici
Forse la più grande sognatrice scritta da Besson è la sua Giovanna d’Arco, che nel film che ha diretto è una rivoluzionaria invasata, una persona che pensa un domani migliore e lotta per ottenerlo contro (di nuovo) uno stato oscurantista. Ma in fondo lo è anche Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana di The Lady. Due figure realmente esistite che nei suoi film (a diversi gradi di realismo e fedeltà storica) sono la versione più pura del Besson sognatore. Sono personaggi quasi sempre femminili che hanno le caratteristiche di Matilda in Leon, sono bambine anche quando sono adulte e sono adulte anche quando sono bambine.
Quello che vuole raccontare Luc Besson con questi personaggi è sempre la forza della purezza, l’energia e la tenacia che esistono in qualcuno gonfio di un ideale più alto. Che lo sappia o no (Matilda non sa niente ma ha la stessa forza delle altre eroine). E sempre è necessario un certo grado di ingenuità. Questa è scarsa in Aung San Suu Kyi ma è elevata in Giovanna d’Arco, è naturale in Matilda ma poi si trova anche Leeloo di Il quinto elemento, spiazzata, sempre fuori dal mondo eppure potentissima.
La sua filmografia è famosa per le donne forti ma raramente si dice che questa forza non è tanto quella di Nikita o Lucy (la violenza), quanto quella di Angel-A, una potenza e una capacità di indirizzare i destini della storia (cioè del film) che vengono dalla presenza, dal carisma, dalle idee e da una consapevolezza non tanto di quel che le circonda (come detto spesso sono ingenue) ma di sé. Anche Angel-A in tutta la sua decisiva possenza è una figura intimamente pura, la più contrastata, una che sembra sapere come muoversi nei contesti peggiori ma viene dal mondo più elevato, la manic pixie dream girl estrema.
Gli outsider
In pochi lo raccontano ma gli eroi di Luc Besson sono quasi sempre outsider che cercano di costruire gruppi di persone come loro. I diversi che la società non integra. Già Christopher Lambert è il re dei diversi in Subway, ma lo sono decisamente Nikita e Leon, che quel ruolo di killer spietati non lo vivono con la coolness dei sicari ma semmai con ansie, preoccupazioni e braccati dal resto del mondo. Sono le persone più strane dei loro film (lo è in fondo anche Adele di Adele e il mistero del faraone). Leon poi cerca di creare una famiglia con una bambina di 12 anni!
È raccontato come un outsider anche Arthur e i suoi minimei, ed è una persona che non ha una collocazione Anna, la spia, il film ce lo fa capire e rende la cosa parte di quel che muove il personaggio. Ma soprattutto lo è il protagonista di Dogman, che si veste da donna pur essendo uomo, crea una famiglia non convenzionale sia con le drag queen che soprattutto con i cani. Qualcuno che nessuno ha voluto e soffre più degli altri rimanendo puro. Anche per questo, per quanto non sia di poche parole, il Douglas di Caleb Landry Jones è forse la sintesi più piena di tutti queste tipologie di protagonisti. L’ingenuo che può sgominare una gang di mafiosi, che ha creato una banda alternativa in un sottobosco underground, che sogna sempre un mondo migliore.
Cosa ne pensate? Quanto attendete Dogman di Luc Besson? Ditecelo nei commenti!BadTaste è anche su TikTok!Articolo in collaborazione con Lucky Red