Disney, la mossa di Bob Iger: una nuova divisione in tre segmenti, tagli e licenziamenti
Bob Iger ha annunciato la riorganizzazione della Disney in tre divisioni, ma ci saranno tagli e migliaia di licenziamenti
Quando a novembre del 2022, dopo mesi di cali in borsa e l'annuncio di dati trimestrali preoccupanti, la Disney ha annunciato il licenziamento del CEO Bob Chapek e il ritorno di Bob Iger, quest'ultimo ha promesso che presto avrebbe rimesso in carreggiata il gigante dell'intrattenimento con una riorganizzazione che fosse una sintesi tra la tradizione che ha reso grande la compagnia e la nuova direzione che, anche grazie a quanto accaduto con la pandemia, ha ormai preso l'intrattenimento.
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La trasformazione
"Dopo un buon primo trimestre, ci prepariamo a una trasformazione significativa che massimizzerà il potenziale dei nostri team creativi e i nostri impareggiabili brand e franchise," ha spiegato Iger durante l'incontro con gli azionisti. La mossa di Iger è quella di riorganizzare la compagnia attorno ai creativi, riducendo nel contempo le spese.
Una divisione Disney Entertainment che includerà tutte le operazioni streaming, tv, cinema e media
Una divisione ESPN con il canale tv sportivo e la relativa piattaforma streaming
Una divisione Parchi, Esperienze e Prodotti
A guidare la divisione intrattenimento vi saranno Dana Walden e Alan Bergman, entrambi candidati a successori di Iger quando tra due anni scadrà il suo contratto da CEO (e questa promozione gioca a loro favore). "La nuova struttura intende ridare maggiore autorità ai nostri leader creativi, responsabilizzandoli nuovamente sull'andamento finanziario dei contenuti che andranno a creare," ha sottolineato Iger, spiegando che la divisione Disney Entertainment riunirà produzione e distribuzione di contenuti. "La nostra struttura precedente divideva quel collegamento, e dobbiamo ricrearlo". La divisione includerà anche Disney+ e Hulu, e avrà una visione unificata concentrata sui creativi. Bergman era chairman di Disney Studios Content (a supervisione dell'area film) e Walden era chairman di Disney General Entertainment Content. Ora saranno co-chairman di Disney Entertainment.
"Credo che lo streaming sia il futuro, ma sebbene sia cresciuto finora, non sta dando il tipo di profitti o di risultati che la tv lineare e il cinema ci hanno dato negli ultimi decenni," ha puntualizzato Iger. Per questo, Disney continuerà a puntare molto su forme tradizionali di distribuzione, lanciando film al cinema e investendo ancora sulla tv lineare. "L'impatto della tecnologia sta creando un cambiamento paradigmatico: l'autorità passa dal produttore/distributore al consumatore, che sceglie cosa vedere e lo paga, per poi magari smettere di pagare il servizio dopo che l'ha visto. È un cambiamento radicale e ha reso il business tradizionale più complicato, più impegnativo".
Per quanto riguarda ESPN, a pare non verrà venduta (alcuni investitori speravano in uno spin-out, ma Iger ha sottolineato che "quest'ipotesi era stata esplorata negli anni della mia assenza, e abbiamo concluso che non sarebbe la mossa giusta per Disney"), e Jimmy Pitaro continuerà a essere il capo anche nella nuova divisione ESPN.
Josh D'Amaro, già a capo del segmento parchi, continuerà a guidare la relativa divisione.
I tagli e i licenziamenti
Nel contempo, Iger ha anche annunciato un taglio di 5.5 miliardi di dollari nei costi: 3 miliardi verranno tagliati dalla spesa per i contenuti (esclusi gli sport), mentre 2.5 miliardi verranno tagliati da altre spese. Un miliardo di dollari era in realtà già stato tagliato nel corso dell'ultimo trimestre. "Revisioneremo attentamente tutti i costi delle produzioni di ciò che realizziamo per il cinema e per la televisione," ha spiegato Iger. "Vogliamo la qualità sullo schermo, ma dobbiamo concentrarci su quanto ci costa". In particolare, secondo il CEO la Disney ultimamente ha speso troppo in pubblicità per far crescere il numero di abbonati delle proprie piattaforme streaming, e ha ammesso che presto potrebbero esserci nuovi aumenti nell'abbonamento di Disney+.
Ovviamente parte dei tagli deriverà anche da licenziamenti: parliamo di circa 7000 persone, ovvero il 3% degli oltre 220.000 impiegati globali della compagnia (166.000 negli USA e 54.000 nel resto del mondo). "Ho un enorme rispetto e apprezzo la dedizione con cui tutti i nostri impiegati lavorano in tutto il mondo," ha spiegato Iger. "Sebbene questo sia necessario per rispondere alle sfide che affrontiamo oggi, non ho preso questa decisione con leggerezza". La maggior parte dei tagli dovrebbe avvenire nell'ormai ex divisione DMED, nell'area marketing e nelle varie ridondanze.