Di chi è la colpa della crisi dell'home video?

Parla un dirigente della catena Blockbuster, che analizza la situazione e la crisi del suo settore. E, a sorpresa, non se la prende con la pirateria, ma con le major...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

E' bello ogni tanto vedere che certe idee non vengono fuori da anarchici insurrezionalisti, ma da dirigenti di grandi gruppi industriali. E' il caso di Paul Uniacke, responsabile delle catene Video Ezy e Blockbuster, che non fa che confermare quello che sospettavamo: non è tanto la pirateria a danneggiare l'industria dell'home video, quanto la pessima risposta delle major alle sfide portate avanti dalla rivoluzione internettiana. Insomma, la pirateria, più che una causa, diventa un effetto. Ma cosa ha detto Uniacke?

E' l'avidità degli studios a frenare il video on demand. Gli studios cinematografici sono arroganti come lo erano i mogul della musica prima che i download digitali e la pirateria non li distruggessero. L'unica cosa che protegge gli studios cinematografici da un download illegale ancora più diffuso sono le dimensioni dei file".

L'articolo su Torrent Freak cita anche alcuni casi di questa avidità. A gennaio, la Warner Bros. ha trovato un accordo (diciamo non proprio in maniera amichevole e spontanea) con Netflix per cui i propri film usciranno in noleggio 28 giorni dopo l'arrivo delle copie per la vendita. L'obiettivo è semplice, quello di aumentare il numero di copie vendute (e quindi massimizzare i profitti), ma in quel mese di tempo è più probabile che tanta gente, non trovando la copia in noleggio su Netflix (società che, va ricordato, nonostante la crisi del settore sta andando benone) opterà per il download illegale.

Insomma, come continuiamo a dire, molti dirgenti delle major continuano a prendere la strada più semplice, quella che permette di aumentare i profitti attuali a scapito di un nuovo mercato futuro. Ovviamente, con un capro espiatorio così forte, il posto non lo rischia nessuno. Intanto, è divertente notare come anche le riviste di settore più schierate sulla lotta contro la pirateria senza se e senza ma, si sono accorte che la chiusura di Pirate Bay non ha portato a una diminuzione dei download, soltanto a uno spostamento su altri siti (che queste riviste, a differenza nostra, segnalano sempre facendo pubblicità). Peccato non si faccia l'ulteriore passo e si noti quanto sia assurdo impuntarsi su un sito, ben sapendo che comunque ce ne sono altri 100 pronti a prendere il suo posto...

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