Desperate Housewives: il creatore Marc Cherry riflette sulla serie

Il padre di Wisteria Lane ha discusso la sua esperienza con Desperate Housewives e dell'incombente award season...

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Non è stato un anno facile per Marc Cherry tra le giornate passate sotto processo e la fine di Desperate Housewives. Il fatto che il suo nuovo pilot, Devious Maids, sia stato scartato dalla ABC nella stessa settimana in cui Wisteria Lane ha chiuso definitivamente i battenti sicuramente non aiuta.

Deadline lo ha intervistato per fargli alcune domande sulla sua esperienza e per parlare dell'incombente award season.

Deadline: in retrospettiva, di cosa sei più orgoglioso di questo show?
Cherry: Personalmente, sono orgoglioso di aver creato qualcosa che mi abbia aiutato a pagare le bollette. Ai tempi chiedevo soldi in prestito a mia madre per restare a galla, che non era il massimo. Dal punto di vista professionale, sono orgoglioso di aver creato qualcosa che aveva una sua voce originale. Ho dato alla televisione un tono che non aveva mai visto prima. E devo ammettere che è stato più un caso che altro. Ho scritto nell'unico modo in cui so scrivere. Ho trovato il giusto regista e il giusto cast, e la ricetta ha funzionato da sé, ed ero felice che al pubblico piacesse.

D: secondo te, che cosa ha reso lo show una hit così grande quando è arrivato nel 2004?
C:
 Cominciamo dal titolo. Prometteva qualcosa di diverso dagli altri TV show. E poi quando la gente si sintonizzava, riuscivamo a mantenere quella promessa. Avevamo qualcosa da dire sul ruolo delle mogli e delle madri nella società in cui viviamo. Mettevamo in scena situazioni che non erano state mostrate prima. C'era un che di audace in quello che facevamo. Penso che riuscissimo a rivolgerci a molte donne frustrate.

D: quali sono state le sfide nel mantenere in vita per tanti anni lo show?
C: Ognuno dei quattro personaggi aveva la sua storia individuale. C'era un mistero centrale. Era metà commedia e metà drammatico. Non penso che avremmo potuto ideare uno show più difficile, francamente. E poi c'era questo narratore che cercava di unire tematicamente tutte le storie. E' stato spaventosamente difficile e, lo sapete meglio di me, alcuni episodi sono usciti meglio di altri. Alcune stagioni meglio di altre.

D: guardando indietro pensi che il salto di 5 anni nella quinta stagione sia stato una buona idea?
C:
Assolutamente sì. Ha dato nuova freschezza allo show. Penso che mi abbia fatto guadagnare una stagione in più.

D: ci sono decisioni che, tornando indietro, non avresti preso o avresti preso diversamente?
C:
 Un sacco. Alcune trame non avrei dovuto affrontarle, certe guest star non avrei dovuto inserirle. Però penso che è così che si senta chiunque debba gestire uno show di questo tipo per un certo periodo di tempo. Scriviamo gli episodi molto in fretta. Li produciamo molto velocemente. E se alla fine dei conti puoi dire, 'Beh, solo un paio hanno fatto schifo,' puoi darti una pacca sulla spalla.

D: c'è chi pensa che lo show sia stato sfavorito agli Emmy.
C:
una delle difficoltà del nostro show è che... beh, guardate a chi sarà nominato probabilmente quest'anno. Se noi siamo un drama, non possiamo essere nella stessa categoria in cui c'è Homeland. Ma non siamo nemmeno uno show che potrebbe stare al fianco di Modern Family. Siamo una categoria a parte. Per questo ne abbiamo sofferto agli Emmy? Sì, probabilmente. Ma è anche ciò che ci ha reso un successo.

D: puoi parlare del processo?
C:
 dal momento che è ancora in corso, preferisco non parlarne.

D: Desperate Housewives è stato un'esperienza positiva?
C:
Posso solo esserne grato. Ho avuto uno show in TV di cui tutti quanti hanno parlato per un periodo. Sono davvero fortunato. In più, ora posso pagarmi le bollette.

Fonte: Deadline

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