DC Comics, Vertigo: Eric Esquivel parla di Border Town, metafora della tensione razziale

Una storia di mostri dell'America Latina e di intolleranza razziale: ecco Border Town

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Uno dei titoli Vertigo annunciati in estate e che già hanno debuttato negli Stati Uniti è Border Town, di Eric Esquivel e Ramon Villalobos.

Già dal titolo, alcuni di voi avranno intuito che si parla di confini, di invasioni, di immigrazione forzata e clandestina, un argomento che negli ultimi due anni ha tenuto banco nell'opinione pubblica statunitense come in quella europea. Quando si racconta una storia che vede incrinarsi qualcosa sul confine tra Messico e Stati Uniti, con il risultato di vedere i mostri del folklore messicano invadere l'Arizona, è chiaro che si affronta il tema in maniera allegorica. Ma non solo. Frank Dominguez, il protagonista della vicenda, dovrà affrontare sia la minaccia soprannaturale che l'odio razziale che le sta attorno.

Lo sceneggiatore ha parlato così dell'opera ai microfoni di Comic Book Resources:

Border Town #1, copertina di Ramon Villalobos

Non dovrebbe fare granché notizia il fatto che una storia metta in mostra la tradizione e l'immaginario delle popolazioni native di questo continente. Purtroppo succede, a causa dell'atmosfera politica. Border Town è una storia a cui lavoro da anni, basata sulle esperienze della mia vita, cose che mi sono accadute circa quindici anni fa, e sul folklore messicano-americano con cui sono cresciuto da niño.

Francisco "Frank" Dominguez è il nostro punto di vista per due ragioni. Innanzitutto, è l'ultimo arrivato nella sua città, dopo essere stato cacciato dalla sua scuola nel Wisconsin. Sua made ha deciso di trasferirsi e portarlo con sé e il suo fidanzato a distanza, in modo che abbia un modello maschile. Inoltre, è meticcio, messicano e irlandese, il che gli dovrebbe teoricamente conferire la cittadinanza di entrambe le componenti razziali della sua città, un luogo in cui il conflitto tra gruppi etnici è importante. Frank è arrabbiato, sulla difensiva. Sente di non appartenere a nulla e, a modo suo, ha ragione.

Il suo principale antagonista umano è Blake Dixon, che non è un vero e proprio nazista ma un altro giovane uomo arrabbiato e sulla difensiva. Il quale però canalizza la sua rabbia in violenza e furia verso la popolazione locale di origine latina. Semplicemente perché così gli è stato detto di fare. Per certi versi, i due sono lo specchio l'uno dell'altro. La vita di Frank fa schifo perché suo padre non è rimasto con lui a insegnargli il senso di comunità. Quella di Blake perché suo padre è oppressivo e gli ha instillato un senso di lealtà così intenso che gli provoca disprezzo nei confronti di chiunque non appartenga alla sua stessa comunità.

Frank, Blake e gli altri personaggi sono una sorta di amalgama delle persone con cui sono cresciuto, che ho amato, odiato, da cui sono stato preso a calci e con cui ho sanguinato. E i mostri sono tutte figure super famose del folklore degli Stati Uniti del sud-est e del Messico, con cui i miei cugini mi terrorizzavano da ragazzino. Se ne sapete un po' di cultura dell'America latina, vedere queste creature in un fumetto dovrebbe essere un trip, per voi. Se siete digiuni, sono felice di condividere con voi questi bizzarri mostriciattoli.

Creature con cui Esquivel non nasconde di volerci spaventare, facendoli muovere in un mondo che trae ispirazione da quello reale e che vuole a suo modo rimanervi fedele. I mostri di Border Town sono quelli delle tradizioni Nahuatl, dei nativi dell'America Centrale, poi accolti dagli Spagnoli conquistatori, sopravvissuti nelle storie attorno ai falò nelle sere di campeggio e nelle fiabe oscure tramandate di famiglia in famiglia.

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Fonte: Comic Book Resources

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