DC Comics, Superman: Brian M. Bendis commenta l'emotivo finale di Man of Steel
Brian Michael Bendis parla del sesto e ultimo numero di Man of Steel, disegnato da Jason Fabok
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Le dichiarazioni sono state rilasciate in occasione dell'uscita del sesto e ultimo numero, quindi ci sono notevolissimi SPOILER.
Il risultato di questo lavoro è uno dei più grandi regali che la vita mi abbia fatto. Ho riletto Man of Steel di John Byrne, ultimamente, e trovo che fosse uno specie di show di John stesso, come era giusto che fosse. Ma poi ho pensato a quel che io avrei voluto portare al personaggio e a quanto diversa fosse la mia visione e ho pensato che per mostrarlo servisse portare nel progetto una serie di artisti con cui realizzare una vera e propria dichiarazione di quanto Superman sia grandioso.
Inoltre, è stata l'occasione per assoldare alcuni dei migliori disegnatori con cui non avevo mai lavorato. Il che è stato ben presto entusiasmante. Di tutti e sei, Kevin Maguire è l'unico con cui avessi già collaborato. Non solo è stato bello, ma anche spaventoso e pericoloso, perché le collaborazioni sono spesso un processo molto personale, entusiasmante ed esplosivo. Le cose possono saltare per aria o diventare una delle migliori esperienze della tua vita. Ma non sai mai cosa accadrà in queste situazioni.
Quel che non avevo previsto è che gli artisti avrebbero iniziato una catena di mail e si sarebbero ispirati a vicenda, per realizzare il miglior lavoro delle loro carriere. Adam Hughes e Kevin mi avevano avvertito che avevano intenzione di realizzare il miglior fumetto di Superman della loro vita.
La scelta di una miniserie settimanale di sei numeri dipende dalla volontà di raccontare alcune cose con calma, per stabilire le basi del nuovo Superman che vedremo nelle storie con serenità, lentamente. Il mistero che coinvolge i personaggi di Lois e Jon, ad esempio, doveva svelarsi piano piano, ma sarebbe stato uno stillicidio eccessivo farlo, pagina per pagina, a cadenza mensile. Una miniserie settimanale era il compromesso perfetto.
La soluzione l'ha pensata Dan DiDio, inizialmente. Ha suggerito di pensare a una miniserie come base di partenza, nel caso avessi avuto una storia adatta a questo formato. Io ho capito immediatamente di averla ed è quella che avete appena letto. Durante il processo di scrittura, i pezzi del puzzle dell'identità dei miei Superman e Action Comics hanno iniziato a mostrarsi. Tutto è andato come previsto, liscio come l'olio, il che dovrebbe darvi l'impressione che la storia scivoli via di fronte ai vostri occhi.
Volevo enfatizzare la sensazione che i ricordi inseguono Superman e lo tormentano. Non è una cosa normale. Quando si racconta una cosa del genere, mostrando lentamente alcune delle informazioni, si ottiene sempre una reazione dai lettori. Un po' come in un test di Rorschach, in cui ognuno dice cosa vede nella figura. Sapevo che tutti avrebbero avuto un'opinione in merito. Molti hanno pensato che Lois fosse morta. Eppure, nessuno, a fine storia, ha chiesto scusa per essersi arrabbiato con me per la decisione. Sebbene, in realtà, non l'abbiamo uccisa.
Bendis ha quindi lodato un particolare talento di Jason Fabok: quello che, secondo lui, lo avvicina a Mark Bagley per la capacità di rendere manifesti i sentimenti e le emozioni dei personaggi in ogni situazione, anche durante le scene d'azione più dinamiche.
Man of Steel #6 contiene trenta pagine di fumetto disegnate da Jason. Le dimensioni dell'albo sono quasi doppie per pagine, ma senza un aumento di prezzo. Io ho scritto più di quanto previsto e Dan DiDio ha deciso di regalare quelle pagine al pubblico, come ringraziamento per aver sostenuto la storia.
Non abbiamo fatto comunicati stampa sulle pagine extra, quindi lasciatemi avvisare tutti quanti di questa cosa. È uno dei motivi per cui è bello lavorare nell'industria dei comics. Questo numero dà l'idea di qualcosa di importante, eppure di intimo e personale, cosa di cui sono molto grato. Ancora una volta, Dan ha premiato la mia mancanza di precisione e professionalità.
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