DC Comics, Man of Steel: Ryan Sook e le sfide del Superman di Brian Bendis

Ryan Sook racconta del suo lavoro per la miniserie Man of Steel, pietra angolare del ciclo di Brian Bendis

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Spoiler Alert
Ryan Sook risponde alle domande del sito ComicBook in merito a Man of Steel #3, il numero della miniserie di Brian Michael Bendis affidato alle sue matite e uscito la scorsa settimana negli Stati Uniti.

Ecco le dichiarazioni più interessanti dell'artista su questo progetto che ci consegnerà, una volta terminato, un Superman tanto rinnovato quanto fedele alle sue radici, almeno nelle intenzioni dello sceneggiatore di Cleveland.

Man of Steel #3, copertina di Ivan Reis

Adattare il mio stile non è stato particolarmente complicato. Anzi, questo lavoro lo trovo davvero liberatorio. Quel che altri artisti hanno stabilito prima di me è così ben fatto che applicarvi il mio approccio visivo è stato solo un piacere.

Credo che sia la storia, in questo caso, a tenere tutto quanto assieme. In qualche modo, Bendis è riuscito a cucire su misura ogni numero al suo specifico artista, dando modo a ognuno di noi di fare il proprio. Quindi approcci visivi radicalmente diversi sono armonizzati da una vicenda davvero singolare.

Come penso tutti gli artisti coinvolti in questo progetto, ho avuto modo di dare un'occhiata a quel che Brian ha in serbo per il personaggio, fondamentalmente, anche oltre questa miniserie. Quindi sapevo, quando ho iniziato a lavorarci, quale fosse l'impatto di quel che avrei disegnato sul canone di Superman e, più o meno, quanto ne avrebbe avuto la miniserie intera. Non siamo che alla punta di un iceberg grande quanto la Fortezza della Solitudine.

Per me, l'elemento grottesco dell'aspetto di Rogol Zaar è quel che rende il personaggio interessante. Lo penso solo io? Lo paragono al Joker o al mostro di Frankenstein, ai personaggi più raccapriccianti. C'è molto di più, in lui, di quanto dica uno sguardo. Quindi è divertente portarlo sulla pagina in modo che il lettore possa trovarlo non solo orribile, ma anche qualcuno con cui entrare in sintonia. Persino identificarsi.

Non è stato difficile disegnare i civili che Bendis ha creato da zero. Pat Gleason, Jim Lee, Garcia Lopez e Ivan Reis li hanno progettati su sue indicazioni, e lo hanno fatto in modo molto preciso e identificabile. Tutti noi artisti abbiamo dei modelli e dei riferimenti specifici su ognuno di loro, anche se il pubblico non li ha mai visti. Credo che, per la fine della miniserie e nel prossimo futuro il look di questi personaggi sarà assolutamente familiare ai lettori, come quello di un super eroe.

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Fonte: ComicBook

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