DC Comics, Man of Steel: Brian M. Bendis e il piacere di raccontare Superman

Brian Michael Bendis parla di Man of Steel, la sua miniserie d'esordio sul personaggio di Superman

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Spoiler Alert
SyFy parla di Superman e, in questi giorni, dopo l'uscita di Action Comics #1000 e Man of Steel #1, significa confrontarsi con Brian Michael Bendis.

Come vi abbiamo già riportato, l'autore è stato incredibilmente attivo, ha già creato quattordici nuovi personaggi, tra cui il villain Rogol Zaar, portatore di una rivelazione che, se confermata, sarebbe clamorosa per le origini del personaggio come le conosciamo.

Il pezzo di SyFy è un'analisi puntuale dell'esordio di Bendis che ha senso solo per chi ha letto le storie in questione, ma contiene una serie di dichiarazioni dello sceneggiatore. Ecco le più interessanti e cosa aggiungono a quel che già sappiamo:

La miniserie si chiama Man of Steel in omaggio a quel che ha fatto John Byrne con il personaggio tanti anni fa, ma è una cosa completamente diversa. Non è assolutamente un reboot, perché ho il piacere di dirvi che non c'è nulla da sistemare nella continuity di Superman. Semplicemente ci sarò io che mi esprimerò con il contributo di alcuni grandi artisti con cui ho sempre voluto lavorare. So che molti sono preoccupati, ma state tranquilli. Non getteremo via nulla. Stiamo solo scrivendo storie di Superman ambientate in epoca moderna.

SyFy parla del primo numero di Man of Steel come di un albo pieno di positività e calore verso i personaggi, tipico di Bendis. Un aspetto rassicurante, secondo la testata, e una possibile reazione ai recenti problemi di salute dell'autore.

Man of Steel 1, copertina di Ivan Reis

Un'esperienza frustrante, che mi faceva arrabbiare perché ritardava il mio lavoro. Quando perdevo la vista in ospedale, pensavo che avrei dato qualunque cosa per una settimana di salute, che mi permettesse di finire di scrivere le storie che avevo già iniziato. Ogni volta che riuscivo a vedere un po', raggiungevo il mio PC e scrivevo un po' della fine di Defenders. All'ospedale ero pronto a mettermi a scrivere un paio di episodi di Man of Steel, almeno in bozza. Poter tornare a farlo con costanza è stata una sensazione grandiosa. Anche adesso, posso percepire un'emozione fortissima, la pura gioia di poter scrivere questa storia. E credo che Man of Steel stia beneficiando di questo sentimento.

Quando arrivi su Superman devi leggerti davvero un sacco di cose per avere un quadro completo del personaggio. Non importa quanto pensi di saperne: c'è comunque moltissimo che ti manca. Ho fatto una lista delle cose che spero di riuscire a realizzare, come aggiungere personaggi di supporto e nemici. Superman ha dei grandi avversari, ma circa un terzo di personaggi paragonabili per importanza, come Batman e Spider-Man. Anche scrivendo Iron Man ero frustrato dalla stessa cosa.

La nascita di Rogol Zaar è partita da una domanda: cosa è davvero successo su Krypton? Da qui siamo partiti, dalla sua importanza per l'eredità del popolo del pianeta, da quel che la sua distruzione significa per Superman, dalla sfida che rappresenta per la sua personalità. Rogol è una sorta di oggetto inamovibile contro cui i trucchi di Superman possono poco, e che ne ha di suoi piuttosto impressionanti. Inoltre, mette alla prova le convinzioni di Kal, che sono fondamentali per lui. Credere nel proprio retaggio, nel proprio padre e nelle proprie origini è importantissimo per Superman.

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A quanto pare, Brian M. Bendis non ha intenzione di sfuggire al tema della paternità di Superman come codificata sin da Convergence.

Man of Steel #1, variant cover di Pat Gleeson

Sono davvero entusiasta degli sviluppi recenti attorno al personaggio, del tutto peculiari per il genere supereroistico. Al mio arrivo, ho trovato una mitologia già al passo con gli scenari del mondo contemporaneo e, devo dirvelo, da padre di quattro figli i miei pensieri gravitano quasi sempre attorno a loro.

Ho una vita piuttosto strana, rispetto ai padre più comuni. Sono sempre a casa in pigiama, a giocare con i super eroi assieme ai miei ragazzi. Un'esperienza piuttosto particolare, per loro. Raramente ho scritto delle mie responsabilità di padre in relazione a quelle che ho nei confronti della società in cui vivo. Eppure è un tema che riguarda almeno un terzo della mia vita.

Non c'è niente di normale nelle vite di Clark, Lois e Jonathan Kent. Il loro tentativo di ricerca della normalità è la cosa più eccentrica che abbiano mai fatto, perché tutti loro devono accettare il fatto che nessuno è davvero normale. Quindi, forse, la soluzione al problema, per tutti quanti, è che ognuno deve poter fabbricare le proprie regole.

Riguardo al personaggio di Jonathan ci cono un sacco di cose da scoprire e da inventare. Inoltre, quando scrivevo Spider-Man, sentivo la potente energia nervosa di Peter dentro di me, la percepivo a livello viscerale. Ora che sono invecchiato, sono più tranquillo, mi preoccupo meno di tutto, come faceva invece Parker. Si diventa un po' più zen. E questa è anche una caratteristica di Superman. Ho un ritmo di calma interiore, che non ho mai messo nelle mie storie. Credo che lo percepirete in Man of Steel.

La miniserie è il frutto degli sforzi di Bendis e di un team di disegnatori all star della DC Comics: Ivan Reis, Adam Hughes, Ryan Sook, Evan “Doc” Shaner, Kevin Maguire e Jason Fabok. Anche Steve Rude ha collaborato, sostituendo Shaner su alcune pagine del suo albo.

La cosa interessante? Bendis ha voluto che tutti gli autori fossero parte delle decisioni sulla miniserie, coinvolti anche dalle storie che altri avrebbero disegnato. Questo ha creato uno scambio di idee costante fra loro e con lo sceneggiatore che, molto spesso, si è trovato a raccontare seguendo indicazioni dei disegnatori. Un elemento che, secondo Bendis, si manifesterà nel piacere evidente di alcuni di raccontare quelle storie.

Man of Steel #1 - 6, copertine di Ivan Reis

Fonte: SyFy

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