DC Comics, John Ridley parla di Superman: Red and Blue

John Ridley parla della sua prima esperienza con l'Uomo d'Acciaio sulla miniserie antologica Superman: Red and Blue

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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John Ridley è decisamente uno degli sceneggiatori con più riflettori puntati addosso dell'attuale panorama DC Comics. Già depositario del destino di Tim Fox, ovvero il Batman dell'avvenire secondo le storie di Future State, eccolo al lavoro su un progetto legato all'altra massima icona della casa editrice. Sarà sua, infatti, la storia di apertura della serie antologica Superman: Red and Blue.

Ecco le dichiarazioni dello sceneggiatore in merito a questo impegno, che lo vede per la prima volta avere sottomano il personaggio di Superman.

Ridley - Mi sto divertendo moltissimo, forse più che mai nella mia carriera. Ho sempre amato i fumetti e le graphic novel ed è stato grandioso poter scrivere The American Way. Essere invitato a sceneggiare The Next Batman è stato un onore e The Other History of the DC Universe è probabilmente il progetto più soddisfacente di sempre, per me. Sto letteralmente facendo quel che sognavo da bambino.

Superman: Red and Blue #1, copertina di Henry Clayton

Quando mi hanno chiesto una storia di Superman, quel che stavo scrivendo conteneva temi relativi a razza e categorie demografiche. Cose che capisco e che conosco. Sono le cose di cui mi piace parlare quando scrivo per la televisione, il cinema, la letteratura o le graphic novel, per consegnare al prossimo il mio punto di vista, mettere un po' di realtà in tutto quel che faccio.

Ma poi mi hanno chiesto di scrivere una storia di Superman, in purezza, di lasciare per un attimo alle spalle quel che rende la mia scrittura personale, urgente e necessaria. Aggiungere un tassello alla mitologia di uno dei più grandi personaggi mai creati, senza farne per forza qualcosa di monumentale ma aggiungendo un pezzettino al personaggio di Superman è qualcosa che mi spaventava un po'.

Ridley ricorda una storia di Bob Haney e Ross Andru letta da ragazzino, in cui Superman veniva provato dei propri poteri, in un paese dominato dai Sovietici, messo in un campo di prigionia e torturato. Parlava di comunismo dal punto di vista americano, era fortemente umana, tosta, parlava di mancanza di diritti civili, incarcerazione. E, da bambino interessato alla vicenda della Guerra Civile Americana e della schiavitù dei neri, la nozione di libertà interessava molto il piccolo John.

Ridley - Ora che ho l'opportunità, decenni dopo, di rivisitare quell'esperienza del passato di Superman e di raccontare una storia molto personale, che riguarda più Clark Kent che l'eroe in sé, posso analizzare quel che succede a chi deve riconciliarsi con i traumi subiti nella propria vita, superarli per guardare avanti e sentirsi nuovamente umano.

Superman: Red and Blue #1, variant cover di Yoshitaka Amano

Ho reso Superman un personaggio in cui una persona normale possa immedesimarsi più facilmente, tornando a una storia che ha formato il mio punto di vista sula narrazione e sul Fumetto, fortemente personale per il personaggio stesso, che in quel caso non era l'essere più potente dell'universo, ma un uomo comune. Solo carne e ossa.

Gli eroi sono più interessanti, per me, quando si vede ciò che li rende vulnerabili. Da scrittore, una delle cose che più cerco di evitare è quel senso fasullo di pericolo che si manifesta quando il lettore sa che non succederà proprio nulla al proprio eroe. Alla fine della lettura, tutto è uguale a prima.

Lo sai che Bruce Wayne non morirà, come Clark, come Diana, come Oliver. Non possono farlo e lo sai, perché la gente li ama, fanno vendere copie, magliette, tazze. E quindi ti trovi a dover scrivere storie eccitanti, ma i cui personaggi devono per forza restare quel che sono. Da scrittore, a prescindere dal medium, questo dissipa una parte della forza narrativa.

Ecco perché è importante, per Ridley, che le sue storie contengano sempre un seme di umanità e realismo, nel rispetto del fatto che le storie di super eroi hanno una componente di realizzazione dei desideri dei lettori. L'autore lo considera un modo per ricordare che i veri eroi sono quelli che abbiamo intorno. Superman, nella sua storia, dovrà risolvere situazioni non grazie alle proprie facoltà di eroe, ma grazie alla propria umanità di persona comune.

Superman: Red and Blue #1, variant cover di Lee Bermejo

Ridley - Spesso si sente la raccomandazione agli scrittori di parlare di quel che si conosce. Io non conosco la fantascienza, non ho mai avuto super poteri, quindi non posso trattare questi temi. Ma, come persona, so cosa sia la vulnerabilità e credo di comprendere il dualismo che ti colpisce quando la percezione che la gente ha di te non collima con il modo in cui ti vedi tu. Si tratta tanto di una benedizione quanto di una maledizione.

Come al termine della storia di Wolverine che ho scritto tempo fa, in cui Logan capisce che avere poteri mutanti non gli consentirà di risolvere la situazione che ha di fronte e quindi deve fare una scelta diversa dal previsto. Amo quella componente di quella storia e l'ho messa anche in quella su Superman. Il mio editor mi ha detto che è una delle migliori sul personaggio che abbia mai letto e sono felice di questo. L'ha definita una storia su Clark Kent e anche questo l'ho apprezzato molto.

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Fonte: CBR

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