DC Comics: Dan DiDio parla di cosa non funzionò de I Nuovi 52

Dan DiDio ripensa a una delle grandi macchie della sua lunga co-gestione targata DC Comics, il secondo anno dell'iniziativa editoriale I Nuovi 52

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Uno dei grandi buchi nell'acqua di questo decennio ormai al termine, per quanto riguarda il mondo del Fumetto americano, è certamente rappresentato dall'ultima fase de I Nuovi 52, l'iniziativa editoriale di successo lanciata nel 2011 dalla DC Comics, che decise di rinnovare la propria linea di prodotti, come da sua tradizione, tramite un sostanziale reboot del suo universo narrativo. Una formula che aveva spesso funzionato, ma che questa volta non era destinata a produrre risultati particolarmente apprezzabili sul lungo periodo, tanto che la casa editrice sarebbe corsa ai ripari in maniera massiccia con interventi come Rinascita (2016) e, più recentemente, Doomsday Clock.

In una recente chiacchierata su YouTube con un gruppo di fumettisti – di cui vi abbiamo parlato pochi giorni fa – uno dei principali responsabili dell'iniziativa I Nuovi 52, Dan DiDio, ha detto la sua. Ecco le parole dell'uomo che, fino a qualche settimana fa, dirigeva i lavori in casa DC Comics assieme a Jim Lee:

Justice League #1-6, di Geoff Johns e Jim Lee - 2011

DiDio - Probabilmente, il mio rammarico più grande sta nel fatto che a volte ho fatto accadere le cose troppo in fretta, ho premuto il grilletto troppo presto. E nel fatto che non ho speso le stesse energie profuse per il primo anno nella seconda annata de I Nuovi 52.

Ripensare i personaggi, i loro design, ripensare i nemici e tutto il resto in modo che avesse coerenza, man mano che le serie progredivano e che le cose andavano avanti è qualcosa che abbiamo fatto con troppa velocità, passando meno tempo del necessario a sviluppare quei concetti. Non ci siamo impegnati a sufficienza per migliorare, fare cambiamenti ai personaggi che valessero la pena e indicassero direzioni nuove.

Quando siamo giunti all'inizio del terzo anno, ci siamo trovati a non fare altro che spolverare vecchie idee per poi cacciarle nel mucchio. Non avevano senso perché i cambiamenti che avevamo compiuto erano superficiali, non sostanziali e i fan non avevano più i vecchi punti di riferimento. Sentivamo che i comandi non rispondevano più. Quel che facemmo fu pensare a Rinascita, che reinseriva alcuni degli elementi che mancavano, ma sfortunatamente, per recuperarli, abbiamo rimesso in gioco anche alcune delle cose che ci avevano portato al desiderio di rinnovare la linea. E i personaggi sono tornati ad essere stagnanti.

DiDio ha parlato della difficoltà di gestire le esigenze di un pubblico composito che manifesta spesso due desideri contrastanti: da un lato vuole leggere delle serie che contino davvero, che narrino eventi che valgano la pena di essere letti e abbiano un impatto, dall'altro sono piuttosto restii ad accettare cambiamenti troppo radicali. Una regola che non vale certamente solo per i lettori DC Comics.

L'unico caso in cui le storie contino è quando succede qualcosa, il che significa cambiamenti. Se inizi a cambiare, inevitabilmente ti allontani dal nucleo di idee che il pubblico vuole, ed ecco che finisci per scontentarlo daccapo. Questi cambiamenti non li fanno felici ed ecco che continui a correre in un circolo vizioso. In fine dei conti, è questo il motivo per cui c'è bisogno di fermare tutto e resettare, ogni tanto, per riconcentrarsi e ripartire.

Fonte: Comicbook

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