DC Comics: Dan DiDio parla di come fu immaginata l'iniziativa Generation
Dan DiDio, ormai fuori dall'organigramma della DC Comics, riflette su Generation e su ciò che sarebbe dovuto essere sotto la sua gestione
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
DiDio - Era un'idea, uno soggetto che avrebbe potuto arrivare a concretizzarsi come anche no. Non ne ho idea. Senz'altro è qualcosa per cui ho lottato. Ho tenuto un certo numero di incontri con gli editor, distribuiti in un periodo piuttosto lungo. Ho persino presentato il progetto a certi settori dei venditori, per vedere quali sarebbero stati il loro interesse e i loro suggerimenti.
In un sacco di occasioni, mi è capitato di cercare di ottenere preventivamente il massimo consenso possibile, quando avevo per le mani delle iniziative di grandi dimensioni, quindi le facevo passare attraverso delle prove su strada, con un sacco di persone. Conosco un sacco di venditori importanti, bravi e dalle opinioni precise, che spesso mi dicevano cosa per loro fosse giusto, cosa non andasse bene, aiutandomi ad accorgermi dei pericoli nascosti. Eravamo al punto in cui ormai le cose dovevano mettersi in moto, quando sono arrivato al capolinea. Ora il progetto è nelle mani di chi prende le decisioni finali.
Senza scendere in particolari, DiDio ha affermato che il progetto Generation non sarebbe stato per DC Comics qualcosa di simile a ciò che fu Marvel NOW! per la Casa delle Idee, che rimpiazzò alcuni dei suoi eroi più noti con altri personaggi che ne ereditarono il nome e il manto.
DiDio - Non è così che sarebbero andate le cose. L'idea che avevamo non c'entrava proprio nulla. L'unica cosa che posso dirvi è che sarebbe stato un progetto a lungo termine che avrebbe coinvolto parecchi dei personaggi chiave e più riconoscibili, investiti da un lungo processo di evoluzione nel corso degli anni, ampiamente pianificato.