David Fincher e l'hybris di Orson Welles, definito come uno showman d'enorme talento, ma immaturo da far schifo

David Fincher è finito a parlare delle sue opinioni su Orson Welles in un'intervista col magazine francese Premiere per la promozione di Mank

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Il motivo per cui David Fincher è finito a parlare delle sue opinioni su Orson Welles in un'intervista col magazine francese Premiere è semplice: il suo nuovo film in arrivo su Netflix il prossimo 4 dicembre, Mank, parla proprio della lavorazione di Quarto Potere, il primo film di Orson Welles girato dal filmmaker a soli 25 anni. Anzi, più che parlare della lavorazione del film in sé, racconta come lo sceneggiatore della pellicola, Herman Jacob Mankiewicz (interpretato da Gary Oldman nella pellicola), abbia concepito questa storia ispirata alla vita del magnate William Randolph Hearst. Una figura, quella di Mankiewicz, che è stata messa in ombra per anni dall'ingombrante presenza di Welles e che, invece, è stata fondamentale nella creazione di quello che viene giustamente ricordata come una delle massime espressioni della settima arte.

David Fincher spiega così il suo rapporto con l'illustre collega:

Personalmente penso che la più grande tragedia di Orson Welles risieda nel mix fra il suo monumentale talento e il suo essere immaturo da fare schifo. Certamente c'è del genio in Quarto Potere, chi potrebbe affermare il contrario? Ma quando Welles dice "Ci vuole solo un pomeriggio per imparare tutto quello che c'è da sapere sul fare cinema", pfff! Diciamo che questa è la sparata che può fare uno che è stato così fortunato da avere Gregg Toland [leggendario regista e direttore della fotografia a cui si deve, sostanzialmente, l'introduzione della profondità di campo al cinema, ndr.] che gli bazzicava intorno per preparare la prossima ripresa. Cioè, rendiamoci conto: Gregg Toland, un genio oltre misura.

Il suo pensiero prosegue:

Dico queste cose senza voler in alcun modo mancare di rispetto a Welles, so bene quello che gli devo, ma come so quello che devo a Alfred Hitchcock, Ridley Scott, Steven Spielberg, George Lucas e Hal Ashby. Ma la realtà dei fatti è che a 25 non hai idea di quello che non sai. Punto. Vale per Welles come per chiunque altro. E questa osservazione non gli leva assolutamente nulla, non lo rimuove dal pantheon di quei registi che hanno influenzato intere generazioni di filmmaker. Ma asserire che Orson Welles abbia tirato fuori dal cilindro Quarto Potere e che il resto della sua filmografia sia stata rovinata da persone male intenzionate non sarebbe serio e sottostima il tremendo impatto che la sua stessa hybris ha avuto su di lui.

Mank è il biopic di Herman Mankiewicz, giornalista divenuto sceneggiatore noto per aver collaborato con Orson Welles in Quarto Potere ma anche per aver lavorato a film come Il Mago di OzL’idolo delle folle e Gli uomini preferiscono le bionde. Gary Oldman vestirà i panni di Herman Mankiewicz, Lily Collins sarà la segretaria Rita Alexander, Amanda Seyfried vestirà i panni dell’attrice Marion Davies mentre Tuppence Middleton sarà Sara Mankiewicz, moglie del protagonista.

Fincher sviluppò per la prima volta la storia del film nel 1997, su una sceneggiatura di suo padre Jack Fincher, a sua volta giornalista (e morto nel 2003). Alla produzione vi saranno Cean Chaffin e Doug Urbanski.

È dal 2014 (Gone Girl) che Fincher non dirige una pellicola. Nel frattempo però ha lavorato a serie come Mindhunter Love, Death & Robots, entrambe per Netflix.

Cosa ne pensate delle parole di David Fincher su Orson Welles? Ditecelo nei commenti!

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