Dave McKean parla del suo nuovo fumetto, Raptor: A Sokol Graphic Novel
Dave McKean arriva a luglio con il suo nuovo progetto fumettistico, una storia fiabesca e complessa chiamata Raptor: A Sokol Graphic Novel
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Dave McKean - I fumetti sono il mio primo amore e restano il luogo in cui più mi sento a casa e in controllo dei miei progetti. Non ho bisogno di un budget, di un cast, del permesso di nessuno per iniziare a lavorare. Posso pensare a un'idea a verne il controllo sin dal primo momento e fino alla pubblicazione. Il Fumetto fra ottimo uso dei miei punti di forza sia artistici che narrativi. Con il passare del tempo, ho imparato ad apprezzare sempre più la libertà che di raccontare le storie che voglio e anche se mi sono divertito con altri media e ho tratto gioie dalla realizzazione di film, mostre e spettacoli teatrali, non vi ho mai ritrovato quel piacere costante di sviluppare un'idea sulla pagina e vedere un libro che prende forma.
Un giorno mi hanno chiesto una storia breve su un personaggio molto noto e a me ne è venuta in mente una parecchio più lunga, che pensavo potesse però funzionare. Invece era un'idea troppo personale per metterla in scena in un mondo non creato da me, quindi ho passato una settimana frenetica a cercare di rimaneggiarla e a dar vita a un mio protagonista, per poi metterlo in un universo in cui mi sentissi più a mio agio.
Volevo raccontare qualcosa di ispirato alla natura del mondo contemporaneo e alla letteratura di viaggio che conosco, qualcosa che esprimesse il mio amore per il mondo naturale e che potesse vivere in un reame sospeso tra realtà e immaginazione. Il protagonista è intrappolato tra due mondi, tra lo stato di umano e di uccello, tra la realtà e la fantasia, la vita civile e l'istinto immediato di un animale.
Se tornare a disegnare non è stato un problema per McKean, anche se il lavoro di progettazione del mondo e dei personaggi ha comportato parecchie revisioni, quello di scrittura non smette mai di riempirlo di apprensione, oggi più di ieri, a quanto pare. In un mondo come quello odierno che discute di ogni cosa co grande polemica e polarizzazione, è sempre più difficile restare fedeli e aderenti alle idee che si vogliono mettere in una storia. Richiede una certa dose di coraggio. Dal punto di vista strutturale, avverte, Raptor è più lineare molto diverso da Black Dog, il suo ultimo progetto, sostanzialmente una raccolta di episodi.
Dave McKean - Amo parlare del rapporto tra il creatore e la creatura, tra l'arte e il pubblico. Credo che vedrete un mondo e un protagonista, Sokol, con cui posso esplorare parecchie idee. Volevo piantare un po' di semi sulla sua identità, sulla sua personalità, raccontare da dove viene e dove sta andando, ma anche lasciare molto di non detto, in maniera da poter colmare i vuoti del puzzle in storie future.
Probabilmente non vedrete altre storie dedicate al personaggio di Arthur. Credo che abbia modo di raggiungere una certa serenità riguardo al suo dolore e alla sua relazione con il mondo reale. Se penso al protagonista di Raptor come a una fonte di ispirazione che viene da un altro mondo, credo che possa interagire molto bene con altre figure di quello reale, che provengono da altre epoche e altri luoghi. Mi appassiona l'idea di una storia futuristica, di un mondo virtuale, oppure di una che scavi fino alle origini della comunicazione umana.
Sokol è il mio primo personaggio che potrebbe vivere per più di una storia, dato che tendo a raccontarne di molto indipendenti. Nasce dalla voglia di raccontare questa per poi far sorgere quella di esplorarla in modo più completo. Sono temi che ho già toccato in Cages e nei film MirrorMask e Luna. Perché ora? Perché credo che ci siano molte forze, nel nostro mondo, che minacciano l'abilità degli individui di creare e immaginare in libertà. Responsabilmente, ovvio, con sensibilità, ma non senza la libertà di andare dove si vuol e di esplorare ogni idea possibile. Di giocare con leggerezza con le idee, come diceva Oscar Wilde.
Moltre le ricerche di McKean per realizzare Raptor: A Sokol Graphic Novel, che hanno spaziato dalla chimica alla fisica, per arrivare alle tecniche di caccia al lupo e alla coreografia del balletto. Per il resto, l'autore confessa di essere stato un pianificatore meticoloso in passato e di aver oggi imparato a non avere paura di perdere il controllo, lasciando un po' di spazio all'improvvisazione. Questo progetto dovrebbe averne beneficiato.
Dave McKean - Ho disegnato tutte le tavole con matite e chine, con alcune pagine in tecnica pittorica, per poi scannerizzarle tutte e dar loro forma in digitale. A volte c'è una percentuale di tecnica digitale importante, a volte ben poco che vada al di là di un po' di pulizia preparatoria alla stampa, ma spero che nulla si distanzi molto dalla qualità delle immagini fatte a mano e dall'energia di una comunicazione materica.
Il ritmo narrativo dipende molto dalla natura delle scene. Alcuni in cui vediamo Sokol camminare, ma accompagnate da didascalie narrative che provengono dalle riflessioni di Arthur su quel che stiamo vedendo, hanno in effetti un andamento simile a quello di un romanzo illustrato, ma questo approccio al racconto per vie parallele è, nella mia visione, uno strumento appartenente soprattutto al fumetto.
Vedo Raptor come una storia a fumetti per lo più tradizionale, laddove Black Dog era più sul limite della narrativa illustrata. Per il resto, non sono affatto convinto che un ritmo veloce sia qualcosa di connesso alla natura del Fumetto, che può benissimo essere lento come un film di Béla Tarr.
Questa è un'epoca d'oro per i comics. Ci sono un sacco di storie pubblicate e un sacco di editori, inclusi quelli di letteratura varia che si occupano anche di graphic novel. Ci sono un sacco di voci in più rispetto al passato e spesso sono libere del peso della nostalgia a trascinarle verso storie già viste.
Ma c'è il rovescio della medaglia: il passaggio da un mondo analogico a uno digitale e il crollo di un certo tipo di mercato fisico hanno reso molto più complesso mettersi in luce e vivere di questo mestiere. La quantità di prodotti sugli scaffali rende le cose complesse, ma bisogna accettare la sfida. L'online va bene, ma io amo ancora i libri di carta, in un mondo tridimensionale.
Fonte: Comics Beat