Daredevil: Jon Bernthal, "Il Frank Castle della 2° stagione non era The Punisher"
Jon Bernthal racconta cosa ha significato per lui interpretare Frank Castle nella seconda stagione di Daredevil, attualmente disponibile su Netflix
Non stavo disperatamente cercando un ruolo che mi facesse entrare nel mondo dei supereroi/fumetti. [ride] Per me, riguarda l'essere umano. Lui non ha super poteri. I suoi super poteri sono la sua umanità. È la sua guida, la sua rabbia e la sua perdita. Non avrei mai potuto interpretare un ruolo del genere se non fossi stato padre o marito. Fino a che non puoi comprendere realmente cosa significa amare qualcuno più di te stesso e a cui daresti in cambio la tua vita pur di salvarlo, non puoi comprendere il dolore di quando ti portano via tutto questo da te.
Penso che quando si parla di personaggi come questi, il modo in cui loro combattono e cosa sta motivando loro durante la lotta sia la cosa più importante. Battere qualcuno fino a trascinarlo in prigione è diverso da chi combatte solo per esercitare la propria rabbia sulle persone. Il Frank Castle che trovate in questa storia non è The Punisher. Soffre tantissimo la perdita della sua famiglia. È guidato dalla rabbia e la sua unica missione è trovare le persone che gli hanno portato via la famiglia, e lo farà nel modo più brutale possibile.Una grande parte di questo ragazzo è un ragazzo in cerca di se stesso. Sente dolore, ha dei rimpianti e dei rimorsi. C'è la scena al cimitero in cui si apre: ci offre questa scena dove ci spiega cosa significa tornare a casa e vedere sua figlia. È stato un grande regalo da parte di John C. Kelley. Sono stato lontano dai miei figli per tre mesi, ed ero al punto cruciale della mia stessa tortura, attraversare tutto questo... Deve portare con se una quantità enorme di dolore. Questo discorso è stato il cuore della stagione per me.