Daniel Brühl dagli allenamenti con le pecore per diventare Karl Lagerfeld alle anticipazioni sulla serie The Franchise
Daniel Brühl racconta come si è allenato con le pecore per diventare Karl Lagerfeld e alcune anticipazioni sulla serie The Franchise
Attore tedesco con cittadinanza spagnola, Daniel Brühl parla fluentemente diverse lingue, aspetto su cui ha spesso puntato nella sua carriera sullo schermo. Ospite del Karlovy Vary International Film Festival (KVIFF), ha concesso un'intervista a THR, dove ha sottolineato l'importanza di fornire l'accetto giusto ai personaggi che interpreta:
Per me le lingue sono sempre uno strumento prezioso. Il modo in cui qualcuno si esprime ti dà un'idea di chi sia quella persona. A volte il linguaggio è proprio adatto a questo scopo. Per esempio, quando ho interpretato [la leggenda austriaca della Formula 1] Niki Lauda [in Rush] e ho incontrato Ron [Howard, regista] per la prima volta, mi ha detto "Non preoccuparti. Dobbiamo farlo in inglese, e se è un accento tedesco o austriaco non importa". E io ho risposto: "No, no, no, importa". Perché c'è un'arroganza, c'è qualcosa nell'austriaco che spiega il personaggio. C'è qualcosa che mi ha fatto capire meglio il personaggio. Sarebbe stato completamente sbagliato farlo con un noioso e neutro accento tedesco.
Lo stesso vale per Becoming Karl Lagerfeld. Avrei detto di no se fosse stato in inglese o in tedesco. Volevo farlo in francese e con persone francesi. Ma ero contento anche che ci fossero scene in tedesco per cambiare. In tedesco volevo avere una voce che assomigliasse lontanamente a quella di qualcuno di Amburgo o dello Schleswig Holstein [Stato federale più a nord del Paese], perché se sento quell'accento, penso alla ricchezza, ai vecchi soldi, a un certo tipo di arroganza e di vecchia borghesia. Non è così, ad esempio, nel mio accento, che è quello di Colonia. È un buon accento se si vuole andare in un pub. Ma sarebbe stato sbagliato per questo. Mi piace questo aspetto degli accenti.
In riferimento al leggendario stilista, come ha allora allenato la voce e l'accento?
Ho iniziato da solo nella campagna spagnola. Ci siamo trasferiti in una casa in montagna dove ci sono gli asini del mio vicino e le pecore. Sono stati i primi spettatori e hanno sempre approvato. Le pecore mi hanno dato un buon feedback. Ho iniziato a parlare da solo in un francese farfugliato mentre camminavo su e giù. Essendo per metà spagnolo, molto presto ho avuto questa idea del torero: maschile e femminile allo stesso tempo, orgoglioso ma anche elegante e aggraziato. Lentamente, ho trovato il linguaggio che ritenevo più adatto a me, perché pensavo che se fosse stata una caricatura, tutti avrebbero pensato: "Che cosa sta facendo? È un clown o una copia da quattro soldi". Sarebbe stato un disastro.
Ma adoro questa sensazione, la sensazione di essere potenzialmente un fallimento. Sono in difficoltà perché a 46 anni sto avendo la mia prima crisi di mezza età. E mi sono reso conto che ormai sono troppo vecchio per giocare sempre sul sicuro. Facevo un po' più così quando ero più giovane. Avevo troppa paura anche delle critiche, dei critici, del giudizio. E ora penso: "F*nculo. Se va male, sai che la vita va avanti. Ho la mia famiglia. Ho i miei asini. Ho le mie pecore". Non è divertente guidare sempre in seconda marcia.
Le anticipazioni su The Franchise
Durante il Festival, è stato proiettato il primo film da regista di Brühl, Next Door, uscito nel 2021 in piena pandemia e per questo passato pressoché sotto silenzio. La star è al lavoro ora sul secondo, Break, incentrato sulla vita di Gottfried von Cramm, leggenda del tennis tedesco negli anni '30. Nel frattempo, ha anche altro in mente:
Ne sto preparando un altro, se questo non si rivela una m*rda torale e mi lasciano [dirigere] un altro film. In realtà ho in mente un film horror. È una mia idea molto personale che sto sviluppando con uno sceneggiatore inglese. Quindi questa sarebbe potenzialmente la prossima tappa.
Ma è arrivato Break, e io sono un grande appassionato di tennis. Ora tutti fanno film sul tennis, a quanto pare. Ma anni fa volevo fare qualcosa di molto diverso con il tennis, ma non è stato possibile, e ora è arrivato questo con queste persone meravigliose, e varie persone mi hanno detto che dovevo farlo. E allora ho pensato: "Ho sempre voluto fare un film sul tennis. Devo solo provarci".
Nel frattempo, ha da poco concluso le riprese di The Franchise, serie tv di HBO diretta da Sam Mendes che parodizza il mondo dei cinecomic. Un progetto, al momento privo di data d'uscita, che sembra unire i due mondi della star (che si muove dalla Marvel all'indie):
Ho una forte sensazione riguardo allo show. Sono molto fiducioso perché ho amato moltissimo farne parte. E ho ringraziato più volte per essere stato invitato a una tale celebrazione, a una tale danza della comicità e al miglior connubio possibile tra umorismo inglese e americano. Non vengo da un paese famoso per le sue battute. Così ho detto a Sam Mendes, quando abbiamo fatto la prima call su Zoom: "Sei sicuro di voler invitare un tedesco a quel ballo?" Lui ha risposto: "Sei un tedesco divertente". È stato un sogno per me lavorare con questi attori stellari, provenienti da Broadway, dalla stand-up comedy, dalla TV, dal cinema, dall'Inghilterra, dall'America. Nina Gold ha fatto un casting fantastico. E poi questi tre cervelli, questo triangolo composto da Sam Mendes, Armand Iannucci e Jon Brown di Succession, e la qualità della scrittura! Quindi mi hanno dato l'oro.
Interpreto un regista, una sorta di alter ego di Sam Mendes, in modo molto sciocco o accentuato. È un europeo che vuole fare qualcosa di decente, vuole fare arte, e poi viene inghiottito da questa macchina dei franchise e si ritrova a mangiare m*rda. C'è così tanta verità in questo show e c'è così tanta commedia meravigliosa, ma anche straziante, perché si tratta di una troupe che vuole solo sopravvivere e vuole solo fare qualcosa di decente. Penso che sia molto attuale, non è mai stato fatto prima. È così raro che si tratti di qualcosa che non è mai stato fatto prima. C'è stato Entourage, ovviamente, Chiami il mio agente e ci sono state satire e commedie sul mondo [dello spettacolo], ma niente di così specifico. Anche i miei amici del Marvel Cinematic Universe la prenderanno con molto senso dell'umorismo, perché loro hanno il senso dell'umorismo. È uno show che credo possa diventare un piccolo successo, non solo per gli addetti ai lavori, ma spero anche per tutti. Penso che succederà così.
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FONTE: THR