Dakota Fanning parla delle sue tre settimane sul set di C’era una volta a… Hollywood

Dakota Fanning torna a parlare del suo ruolo in C’era una volta a… Hollywood e dell'atmosfera che Tarantino riesce a creare sul set

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Si ritorna a parlare del film C’era una volta a Hollywood e questa volta a farlo è Dakota Fanning, impegnata in questi giorni per la promozione della seconda stagione della serie The Alienist: Angel of Darkness.

La Fanning è stata una delle attrici più popolari del primo decennio del 2000. Sulla bocca di tutti come bambina prodigio dopo il successo di Mi chiamo Sam, l’attrice è arrivata a lavorare con registi del calibro Steven Spielberg ne La guerra dei mondi e Tony Scott in Man on Fire - Il fuoco della vendetta. Nell’ultimo decennio la carriera dell’attrice ha subito un rallentamento. Uno dei motivi è stata la scelta di investire il suo tempo negli studi e nella vita privata. Fanning ha, più o meno volontariamente, lasciato il posto alla sorella Elle nelle grandi produzioni Hollywoodiane e si è dedicata a film indipendenti come The Runaways o a parti più complesse e mature come quella vista in American Pastoral

C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino ha segnato il suo ritorno a una grande produzione, complessa e di grande incasso, con un ruolo di primo piano nell’equilibrio della trama. L’attrice, intervistata da Collider, ha ammesso di aver voluto lavorare con Tarantino sin da quando vide, da giovanissima, Kill Bill. 

Per questo motivo ha spiegato che, nonostante i suoi 20 anni di esperienza nel cinema si è goduta al massimo la scarica di adrenalina  che provoca essere sul set con degli artisti che si ammirano.

La sua esperienza sul set del film è durata tre settimane, un tempo disteso grazie al “privilegio” di autore di cui gode il regista. La produzione gli permette infatti di realizzare ogni scena con più calma rispetto ad un film “comune”.

È stato un lusso potere girare le mie sequenze in ordine cronologico. La prima cosa che abbiamo filmato è stato letteralmente l’inquadratura del mio personaggio che appare dietro lo schermo con il sole che sorge sul mio viso.

[…] È stato interessante perché sentivo come se i capelli rossi, le lenti a contatto marroni, il trucco con le lentiggini e tutto lo sporco fossero come uno scudo. Non mi sentivo me stessa. Mi sentivo come un altro personaggio. 

Dakota Fanning ha sottolineato come Tarantino riesca a creare sul set un’atmosfera unica:

Anche se è un’esperienza incredibile, Quentin riesce a renderla speciale e molto intima. È lì a un passo, dietro alla cinepresa, e ha lavorato con le stesse persone così tante volte, una cosa che - ho notato - fanno molti grandi del cinema; tengono la loro troupe molto vicina e sono molto leali l’uno nei confronti dell’altro. Penso sia molto bello e vedere quel cameratismo da vicino, è stato davvero incredibile, ha creato un ambiente molto sicuro. 

Ha inoltre confermato lo spirito genuino e infantile di Tarantino sul set, dovuto al suo amore per l’audiovisivo. Questa sua passione è emersa in ogni conversazione che ha tenuto con le persone sul set. Entusiasta del lavoro fatto ha confessato all'intervistatrice che girare il film le ha ricordato perché  ha scelto di fare l’attrice e perché ama così tanto il suo lavoro.

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