Cosa significa gestire una sala che propone i film di Netflix, il "nemico pubblico N 1" del cinema

Cinema e Netflix sono realtà in conflitto, ma che talvolta si incontrano anche se solo ed esclusivamente in sale indipendenti...

Condividi

Cosa significa gestire una sala che propone i film di Netflix, il "nemico pubblico N 1" del cinema | LO SPECIALE

Nel 2019, secondo Quentin Tarantino, il cinema, o meglio, le produzioni originali hanno combattuto una vera e propria guerra contro i grandi franchise e blockbuster.

Una guerra vinta grazie alla risposta del pubblico che ha premiato, a suon di milioni di dollari d'incasso, lungometraggi come C'era una volta a Hollywood, Parasite, Le Mans '66 - La Grande Sfida, Cena con Delitto. Fra questi "combattenti" vanno anche citate le produzioni di una realtà come Netflix che, anno dopo anno, sta ottenendo sempre più attenzioni durante la stagione dei premi, anche facendo leva sul lavoro della celebre (e costosissima) Award Strategist Lisa Taback, assoldata tempo fa dal colosso di Los Gatos.

Ogni volta che si affronta la questione Netflix e, soprattutto, quella dei mancati accordi che, in ogni mercato, le associazioni degli esercenti e la multinazionale non riescono a raggiungere sulle finestre di distribuzione in sala e online, si tocca un nervo scoperto.

Eppure, le pellicole prodotte (o distribuite in esclusiva) dalla compagnia, nelle sale ci arrivano.

Paradossalmente, fanno la fortuna di quelle realtà indipendenti a cui fa decisamente gola la prospettiva di garantire alla propria clientela una pellicola di un Cuaròn o di uno Scorsese di turno.

Chi abita in una grande città lo sa bene. Magari tocca fare un po' di strada in più e uscire dal proprio quartiere di riferimento, ma a Roma, Milano, per non parlare della città che ospita la prestigiosa Cineteca di Bologna, un cinema che proietta Storia di un Matrimonio si può trovare, può essere scovato da quella fetta di pubblico a cui il nuovo appuntamento con l'Universo Cinematografico della Marvel non alletta più di tanto o a cui, magari, interessa valutare ogni tipo di proposta, a prescindere che si tratti di un prodotto d'essai o meno.

Su BadTaste trattiamo da sempre il cinema senza snobismi di sorta. Sappiamo bene che, ciclicamente, la settima arte deve affrontare delle battaglie contro altri mezzi di comunicazione o, come avviene oggi, di fruizione. Ciò detto, ed è una questione che abbiamo affrontato con i big di Hollywood da Rian Johnson a Quentin Tarantino passando per M. Night Shyamalan, siamo e saremo sempre strenui sostenitori dell'esperienza del "cinema in sala". E per discutere del paradosso del gestire una struttura che lavora con Netflix tramite la Cineteca di Bologna o con film come Parasite, La belle èpoque o Herzog incontra Gorbaciov, quelle opere per cui un sito di cinema deve parlare, ma di cui può parlare anche grazie al traffico e all'interesse generato dai tentpole, abbiamo deciso di chiacchierare con Chiara Malerba e Francesco Nocciolino, titolari di NuovoCinema Azzurro, per avere un quadro più completo delle sfide che un monosala d'essai deve affrontare in un contesto come quello di Ancona su base quotidiana.

Ancona, una città che il sottoscritto conosce bene (sono nato e cresciuto qua) e che avrà anche fornito le location a La Stanza del Figlio di Nanni Moretti e dato i natali a Virna Lisi e Ave Ninchi, ma che resta alquanto fuori dalla narrazione delle dinamiche cinematografiche, tendenzialmente "romacentriche" in un panorama come quello nazionale.

Come vi è venuto in mente di rilevare una sala indipendente in una città come Ancona che, paradossalmente, è legata al mondo del cinema, ma non è, chiaramente, una città “briosa” come non dico Milano, Roma o Firenze, ma neanche una Bologna?

Francesco: Lascio la parola a Chiara perché io ho un pezzo di storia più lungo. Oppure vado io?

Chiara: Tu hai una storia da sempre legata alla gestione di sale.

Francesco: Vabbè allora parto io. Questa sala è stata ristrutturata alla fine degli anni novanta, inizio del duemila ed era sotto un'altra gestione andata avanti fino al 2011. Le cose non andavano benissimo per tutta una serie di motivi. Per darti un'idea: a volte il ragazzo che si occupava della cassa veniva chiamato solo se arrivava il pubblico!

Sembra la scena di un film di Tornatore.

Francesco: Nel 2011 una società rileva la sala e io comincio a lavorare qui. E l'abbiamo rilevata quando quest'altra società, che non brillava particolarmente per capacità gestionali, si è levata di torno. Abbiamo lavorato come dipendenti di questa realtà, che gestiva anche un'altra sala da tempo immemore in centro qua ad Ancona, poi, nel settembre del 2018, siamo subentrati come gestori della struttura. Chiara lavorava prevalentemente nell'altra sala, io qua. Diciamo che, stando qua, ho sempre cercato di mandare avanti la baracca cercando di sopperire alle lacune di chi avevo il sospetto che non sarebbe riuscito ad andare troppo lontano. Ho lavorato per salvare il salvabile e tieni conto che abbiamo perso migliaia di euro in stipendi non erogati e saremmo potuti andarcene ben prima. Diciamo che abbiamo resistito tutto questo tempo perché lo scopo che avevamo era quello di rilevare entrambi gli esercizi, cosa che è riuscita solo parzialmente perché siamo riusciti a prendere solo questa sala. Ed eccoci qua.

Chiara: Credo che vista da fuori possa sembrare la storia di due folli, ma siamo due appassionati e non potremmo fare altro. Motivo per cui siamo riusciti a sopportare per diversi mesi il lavorare, sostanzialmente, gratis con lo scopo di salvare materialmente queste sale perché alla gestione precedente mancavano proprio delle basi. E non è che ti faccio un discorso sull'incapacità di organizzare la programmazione, ma di effettiva apertura della sala. Abbiamo resistito proprio perché puntavamo a trasformare questo cinema nel nostro piccolo regno perché la viviamo come una passione, più che un lavoro. Passione da cui, però, dobbiamo far uscire due stipendi dopo aver scremato le varie spese, ma abbiamo comunque la fortuna di lavorare con qualcosa che ci piace particolarmente, che ci appassiona e che non è mai frustrante. Ed è quello che ci sprona ad andare avanti.

Francesco: [sorridendo, ndr] correggerei quel “non potremmo fare altro” con “non vorremmo fare altro”! Io sono un ingegnere lei è laureata in lettere, quindi qualcosa di differente avremmo anche potuto farlo! Abbiamo scelto consapevolmente di dedicarci a questo perché, come diceva Chiara, è anche una questione di passione.

Faccio il lavoro che faccio, quindi ho ben presente il genere di follia di cui parlate. Come risponde una città come Ancona, che ha poco più di 100.000 abitanti e, paradossalmente, un elevato numero di schermi in relazione alla popolazione, alle vostre proposte?

Chiara: spesso e volentieri la risposta è stupefacente. Per il tipo di prodotto che possiamo programmare che non è nemmeno tutto l'essai, ma un segmento anche più di nicchia di questa categoria, riceviamo, da quando abbiamo preso in gestione la sala, una risposta numericamente sempre più numerosa e c'è anche un notevole ricambio generazionale, uno degli obbiettivi che ci eravamo posti come gestori. E che, sinceramente, non pensavo saremmo riusciti a ottenere in così poco tempo. E invece buona parte del nostro pubblico è composto anche da giovani che sono particolarmente sensibili, ad esempio, alla proposta di pellicole in lingua originale, alle versioni restaurate dei classici che proponiamo grazie alla Cineteca di Bologna e grazie alla collaborazione che la Cineteca ha avviato con Netflix per la distribuzione in sala di un certo tipo di opere che, ad Ancona, proponiamo solo noi per ovvie motivazioni. Ed è una cosa che ci aiuta parecchio.

Siete anche molto attivi sui social. In un paio di occasioni, proprio per questioni legate alla programmazione di film targati Netflix come Roma di Cuaròn o The Irishman di Scorsese, vi ho addirittura impiegato come fonte perché avete comunicato la programmazione con più velocità degli uffici stampa e delle agenzie media preposte alla cosa (che magari non hanno proprio diffuso nulla a riguardo!).

Francesco: come ben sai Netflix è una realtà alquanto reticente sulle questioni numeriche.

Sì, quando fa comodo a lei.

Francesco: non permette neanche il passaggio degli incassi su Cinetel. L'Anec aveva anche ventilato l'ipotesi che le sale “schierate” con Netflix venissero, tra virgolette, espulse dal rilevamento Cinetel degli incassi, pensando di fare un danno alla sala stessa perché se non sei su Cinetel è come se non esistessi. Cosa in un certo qual modo vera perché non esiste un riscontro dell'andamento del tuo cinema, delle tue performance. Ma era chiaramente una bolla di sapone, perché nel momento in cui finisco di lavorare con Netflix su un titolo e passo a un film come Parasite è la società di distribuzione stessa a volere i tuoi dati su Cinetel quindi Netflix non avrebbe detto, ovviamente, nulla, ma tutte le altre aziende con cui lavoriamo sarebbero insorte perché la nostra sala sarebbe sparita da Cinetel così come

[caption id="attachment_413343" align="alignright" width="225"] Il NuovoCinema Azzurro di Ancona[/caption]

tutti i cinema che hanno aderito alla programmazione di film Netflix. Tornando alla questione dei social, la mente dietro a tutto è Chiara, è lei che si occupa interamente di quel lato della nostra comunicazione. La gente risponde, è vero, ma devono esserci stimoli costanti. Se consideri che siamo una monosala, oltretutto d'essai, Chiara pubblica un elevato quantitativo quotidiano di post. C'è poi anche la questione del cosa possiamo concretamente programmare. Molti film ci sono preclusi per delle complicazioni di natura “geografica” perché ti ritrovi a operare in una zona dove magari ci sono gestori di altre strutture che sono anche distributori regionali delle varie major o società di distribuzione. Motivo per cui talvolta escono pellicole perfette per una sala come la nostra e per cui, al 99% dei casi potremmo anche ospitare il realizzatore per una proiezione speciale che ci sono sostanzialmente interdette. Abbiamo un range ristretto che non prevede neanche tutto lo spettro dell'essai come diceva Chiara, ma una porzione dove poi c'è la concorrenza delle altre due monosala della città che hanno proposte analoghe. Ma questa è concorrenza ed è una cosa che va bene. Il non poter accedere ad altri film per questioni di sbarramento e pensare che se avessimo avuto una sala del genere in una città limitrofa, diciamo Jesi [la terza città della provincia Anconitana, dopo Ancona e Senigallia, 40k abitanti per un bacino demografico di circa 120k, ndr.] non avremmo avuto questa problematica...

Ci sarebbe stata solo la concorrenza di UCI.

Francesco: che peraltro non avrebbe fatto nulla perché è una realtà talmente grande che si prende i suoi film e fa le sue cose.

Hanno un modello di business totalmente differente dal vostro.

Francesco: loro fanno il loro, noi il nostro. Il problema è quando, oltre a tutte le questioni collegate alla gestione di una sala che fa l'essai, difficilmente hai l'opportunità di agganciare quei film che sono sì d'essai, ma che comunque richiamano pubblico e che ti permettono di vivere meglio. Se durante la stagione hai modo di proporre tre, quattro film come Parasite diciamo che puoi campare più sereno dal punto di vista economico. Devi lavorare con attenzione anche maggiore e fare delle scommesse, per così dire. Lo scorso anno è andata benissimo con Green Book, sul quale avevamo puntato molto, quest'anno col già citato Parasite e La Belle époque.

[Sarà interessante vedere come cambierà la situazione nel momento in cui le sale UCI delle Marche torneranno in mano al gruppo Giometti che si ritroverà ad avere il sostanziale monopolio della regione con l'80% degli schermi, ndr.]

L'articolo continua nella pagina successiva

Parlatemi del lavoro con realtà tipo Academy Two, I Wonder Pictures specie in materia di programmazione perché, essendo questo un monosala, dovete necessariamente proporre una multiprogrammazione.

Chiara: hai indicato le due realtà che, insieme a Cineteca di Bologna, sono quelle con cui collaboriamo in pianta stabile. Quest'anno tutte le loro pellicole sono passate sul nostro schermo. È una cosa su cui ho riflettuto molto e devo dire che si sono davvero fidate di noi. Durante il nostro primo anno di attività c'era l'ovvia necessità di conoscerci a vicenda, c'erano più pretese da parte loro in materia di tenitura, due settimane minimo e tutte queste cose. Quest'anno ormai ci conoscevamo tutti meglio, le distribuzioni sanno come proponiamo, promuoviamo e programmiamo i loro film e si sono fidati. Ci hanno permesso più volte di lavorare su una programmazione che fosse più adatta ai loro lungometraggi senza imposizioni particolari. È chiaro, quando il film esce, specie se c'è particolare attenzione mediatica, conviene anche a noi programmarlo, come si dice in gergo, in battuta. Ma quando magari non siamo riusciti o c'è stata la necessità di fare multiprogrammazione, quest'anno c'è stato concesso con più facilità. E si tratta di una concessione importantissima per un monosala. Blindare un unico schermo con un unico film, se hai a che fare con un Green Book della situazione, va bene perché ti ritrovi, gioco forza, a fare i conti con la performance della pellicola che ha un traino pubblicitario non indifferente, ma col cinema spesso lavori a scatola chiusa e non puoi sapere in anticipo come andrà un dato titolo. Diciamo che garantiamo sempre una settimana di tenitura, poi si vede in base ai casi. E le distribuzioni stesse hanno capito che, per lo meno qui, questo specifico modo di organizzare la programmazione dà dei risultati.

Francesco: ma che non tutti recepiscono!

Chiara: già perché magari altri con cui abbiamo avuto modo di lavorare dal 2018 a oggi, continuano a ribattere sempre sulla stessa cosa tanto che finisci per allentare i rapporti. Mai in maniera definitiva perché, in questo settore, niente è mai definitivo.

Ho una vaga idea di quello che intendi.

Chiara: talvolta si esce dalla porta e si rientra dalla finestra. Quello che tentiamo di fare è di lavorare con una prospettiva che sia il più a lungo termine possibile al netto delle tante variabili in gioco, fra questioni di concorrenza, cambi di data e così via. Un film prima è previsto in un dato periodo poi, per magia, scompare.

La vostra prima esperienza con Netflix risale a Sulla mia Pelle che era distribuito per la sala da Lucky Red. Poi i film Netflix sono passati nelle mani della Cineteca di Bologna e avete avuto la possibilità di mettere in cartellone, in passato, Roma di Alfonso Cuaròn che avete anche riproposto in occasione degli Oscar dell'anno scorso. Poi è toccato a The Irishman di Martin Scorsese, Storia di un Matrimonio di Noah Baumbach e I Due Papi di Fernando Meirelles. E vi siete, in maniera alquanto paradossale, beccati la pubblicità riflessa di un colosso che, da una parte, viene accusato di essere uno degli assassini dell'esperienza in sala, ma che, dall'altro, ha fatto quello che neanche la Paramount ha voluto fare, ovvero sborsare 150 milioni di dollari a Scorsese in maniera tale da poter dire “Questo film è una mia esclusiva” e mettere in moto una macchina da guerra da decine di milioni di dollari per la cosiddetta stagione dei premi.

Chiara: e suppongo che in futuro il trend si manterrà visto il loro livello di spesa che aumenta costantemente. Ti dico la mia: non ho mai avuto particolari timori perché credo che il pubblico, se ha la possibilità di scegliere, opterà sempre per la sala come prima modalità di fruzione. Per lo meno è quello che racconta la nostra storia perché altrimenti mi verrebbe da dire che, da queste parti, gli abbonati a Netflix non sono così numerosi. Oppure ce ne stanno parecchi che se, per alcuni titoli, hanno la possibilità di vederli in sala, preferiscono il cinema alla fruizione domestica.

Francesco: tieni anche conto che in ogni caso le produzioni Netflix che arrivano in sala tendono ad avere quel retrogusto d'essai che per noi è perfetto.

Sì, è comunque un'essai “pop” perché parliamo di gente come Cuaròn, Scorsese, Baumbach che hanno una certa presa su un determinato pubblico.

Francesco: certo. Sono prodotti che funzionano e magari altre produzioni Netflix, se venissero proposte al di fuori della piattaforma, non otterrebbero le stesse attenzioni. Abbiamo capito proponendo queste pellicole che 1) Non tutti hanno Netflix perché magari tende a far presa su una demografica più giovane, forse più interessata alle serie TV, ma non acchiappa necessariamente i pubblico di mezza età e oltre che il film non vuole vederselo a casa. 2) Abbiamo diversi clienti che sono abbonati a Netflix, ma che un film come Roma o The Irishman vogliono vederselo al cinema perché la visione televisiva non garantirebbe la medesima esperienza, anche se il discorso può cambiare da film a film. Per quel che ci riguarda, non abbiamo paraocchi di natura ideologica anche se lavoriamo in un settore che fa spesso leva su una certa ideologia a base di “Netflix è il male assoluto e chi si schiera con quell'azienda è un collaborazionista”. Per noi non è così. Anche perché, diciamocelo, non è che se non proponi i film prodotti da Netflix inneschi chissà quale cambiamento. Non è che Netflix chiude perché qualche decina di cinema italiani decidono di non proiettare i suoi film. Quello che una realtà come Netflix può ottenere dal cicuito cinematografico in Italia è la porzione infinitesimale di una mollica del suo fatturato che si basa sugli abbonamenti.

Va anche sottolineato che, in media, i film Netflix ottengono una copertura di schermi che non è tanto dissimile da quella di un lungometraggio Sony Classic, con tutti i distinguo del caso relativi al fatto che il film Sony Classic può finire anche nei multisala, mentre Netflix è diventata una freccia all'arco delle sale indipendenti. Sai, molto spesso la nostra utenza si lamenta, sui social, che solo chi sta in una grande città può vedere i film Netflix al cinema, ma non è un destino tanto dissimile da quello di altri film d'essai o di nicchia che nel piccolo centro difficilmente arrivano.

Francesco: e penso che la situazione possa solo peggiorare con la chiusura dei monosala cittadini anche perché, ti assicuro, aprire una monosala da zero è una follia. Anche avendo già una sala, ammesso e non concesso che sia già a norma, devi spendere almeno 30, 40k euro di proiettore. E quando li recuperi considerati i margini di guadagno da cui poi devi sottrarre tutte le altre spese vive di gestione della sala? Per quel che ci riguarda, abbiamo fatto ottimi numeri, ma abbiamo lavorato sodo per ottenerli, come ti spiegava Chiara prima. Devi lavorare bene, con dedizione e allora puoi ottenere soddisfazioni anche dall'essai. E se non fossimo soggetti allo sbarramento su certe pellicole di cui ti ho già parlato, le soddisfazioni potrebbero essere anche maggiori e dormiremmo sonni anche più tranquilli grazie all'unione di incassi e qualità della proposta. Cosa che per carità riusciamo a fare, andando però a pescare i nostri jolly che ci permettono di far quadrare i conti.

Parlatemi di Cineteca di Bologna, i “sovversivi” che portano i film di Netflix in Italia.

Francesco: [ridendo, ndr] I diffusori del morbo!

Chiara: [ridendo, ndr.] Gli untori del settore! Li amiamo letteralmente.

Francesco: li adoriamo. Noi ci rapportiamo con Andrea Peraro che è la persona che si occupa della distribuzione, Quando la Cineteca ha iniziato a distribuire, noi siamo stati i primi a proiettare i loro film ad Ancona già con la gestione precedente. Poi c'è stata una pausa dovuta a questioni collegate, appunto, alla precedente gestione e per un po' la relazione è terminata e i loro film sono finiti altrove dove, però, non hanno ottenuto dei risultati apprezzabili perché si tratta di pellicole “delicate” che hanno bisogno anche di un certo tipo di comunicazione promozionale da parte della sala. Il batti e ribatti social di cui parlavamo prima. Quando Chiara e io abbiamo preso in mano la sala, Cineteca di Bologna è “tornata a casa”, ci hanno dato completa fiducia e noi, da parte nostra, ringraziamo facendo tutto quello che Cineteca ci propone cercando di articolare il tutto in più e più serate possibili, massima tenitura anche per quel che riguarda i film di Netflix che riproponiamo finché possiamo.

Peraltro, scusa se ti interrompo, ma hai toccato una questione che volevo affrontare. Ogni volta che un film Netflix arriva al cinema si crea una certa confusione anche fra i cinefili più attenti e attente. “The Irishman sarà in sala il 4, 5 e 6 novembre” è un indicazione minima per creare l'evento, ma poi siete liberi di riproporre la pellicola anche quando arriva in streaming se lo desiderate, giusto?

Francesco: sì ed è anche una procedura molto semplice. Basta che comunichiamo alla Cineteca di Bologna quando vogliamo fare la proiezione, loro ci danno le chiavi digitali per sbloccare i contenuti ed ecco che questo fine settimana [25 e 26 gennaio, ndr.] proietteremo ancora Storia di un Matrimonio [su Netflix dallo scorso 6 dicembre, ndr.].

Chiara: finché Cineteca ha i diritti di sfruttamento del film in corso di validità, il film può essere riproposto. Hai ricordato tu stesso il caso di Roma che, lo scorso anno, abbiamo riproposto prima degli Oscar per festeggiare le nomination agli Oscar ricevute dal film. Addirittura per Roma avevano mantenuto i diritti anche per le programmazioni estive [Chiara si occupa anche della programmazione di una storica arena estiva del capoluogo marchigiano, ndr.]. Speriamo che sia così anche con The Irishman. Anzi, in realtà non facciamo altro che provare a chiedere più cose di Netflix! Per dire, ci sarebbe piaciuto molto proporre anche Panama Papers di Steven Soderbergh, ma non era di loro competenza distributiva.

Oddio, personalmente l'ho trovato pessimo, ma di sicuro il cast avrebbe fatto leva su una determinata fascia di pubblico, specie quello di una certa età.

Chiara: esatto, propone comunque dei nomi importanti fra regia e cast. Sarebbe bello anche mettere in cartellone un film come Diamanti Grezzi con Adam Sandler. Sono film che io, come gestrice di cinema, non avrei alcun timore a proporre anche a partire dal giorno stesso del loro arrivo in streaming.

Francesco: anche perché è un iter che conosciamo bene, un sentiero che abbiamo già percorso. Proponiamo sempre i film di Netflix anche dopo che sono arrivati sulla piattaforma e non abbiamo subito alcun tipo di contraccolpo negativo. Chiaramente le soddisfazioni maggiori sono arrivate da The Irishman, sai il nome di Scorsese ha ancora il suo peso. La performance è stata strepitosa.

Chiara: anche se lì le repliche erano sostanzialmente impossibili vista la durata del film. Abbiamo fatto la serale per i tre giorni di evento, poi lo abbiamo riproposto in altre occasioni, ma sempre alle 21 perché anticipare troppo o magari proporre un altro spettacolo pomeridiano in un contesto come Ancona non sarebbe servito negli infrasettimanali.

Parliamo di Oscar. Io e Chiara ci siamo sentiti prima delle festività Natalizie ed eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo sentiti dopo l'epifania. Poi ho tardato un po' a farmi vivo più che altro perché avevo la certezza che i vari film che avete proposto, da Parasite a The Irishman, avrebbero ottenuto una pletora di candidature. L'anno scorso avete avuto Green Book che ha avuto una spinta finale proprio a ridosso degli Oscar.

Francesco: vero, anche se ci avevamo scommesso subito. Poi quando stava cominciando a scendere un po', TAC, ecco gli Oscar.

L'avevate già visto alla Festa del Cinema di Roma?

Chiara: no

Francesco: no, ma avevamo davvero dei “good feelings” sul film

Comunque, fra i film in corsa quest'anno che avete proposto, per quali fate il tifo?

Chiara: io sono combattuta fra Parasite e Storia di un Matrimonio.

Francesco: [ridendo, ndr.] Ti rispondo in base a quello che fa comodo alla sala: Storia di un Matrimonio!

E invece fra quelli in gara che non avete potuto proporre?

Francesco: bella domanda... ma lascio la parola a Chiara.

Chiara: direi C'era una volta a Hollywood. L'ho amato. Quel finale da fiaba che rilegge la storia, alla fine avevo le lacrime. Mi è parso uno di quei film dove, probabilmente, tutti si sono divertiti tantissimo a lavorare. Brad Pitt dovrebbe avere l'Oscar in tasca e se prendesse anche quello per il Miglior Film sarei contenta.

NB: questa intervista è stata leggermente modificata e condensata per maggiore chiarezza.

https://www.facebook.com/cinema.azzurro/photos/a.1631241910332410/2456074824515777/?type=3&theater


CORRELATI

I principali premi della guild:

La votazione finale per gli Oscar inizierà il 30 gennaio e proseguirà fino al 4 febbraio. La 92esima edizione degli Academy Awards si terrà il 9 febbraio.

Trovate tutte le notizie sugli Oscar nella nostra pagina speciale.

Potete commentare qui sotto o sul forum.

Continua a leggere su BadTaste