La commovente lettera di Ryan Reynolds a Michael J. Fox per TIME 100: “Cadere vuol dire non avere paura di volare”

Michael J. Fox è nella lista dei Time 100 del 2024 che annovera le 100 persone e personalità più influenti dell’anno in vari campi.

Redattrice per badtaste, illustratrice e concept artist.


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Michael J Fox è nella lista dei Time 100 del 2024 che annovera le 100 persone e personalità più influenti dell’anno in vari campi.

Ryan Reynolds (che dal 2009 fa parte della Michael J. Fox Foundation) ha avuto l’onore di scrivere il suo elogio, una vera e propria lettera di amore dedicata all’attore, che ha oggi condiviso sul suo account Facebook.

Ve la proponiamo a seguire.

La lettera integrale di Ryan Reynolds a Michael J. Fox

Conosco Michael J Fox. Intendo che lo conosco piuttosto bene. È divertente. È cordiale e caloroso. È affascinante e incredibilmente intelligente. Inciampa e cade anche piuttosto spesso. E non perché ha il Parkinson. Cade spesso perché non ha paura di volare.

Ho incontrato Mike 17 anni fa. L’ho osservato mentre alzava continuamente l’asticella delle sue passioni e obiettivi. Sarebbe quindi davvero troppo pigro e riduttivo ricordarlo solo in relazione alla sua malattia e definirlo come il più grande campione della ricerca contro il Parkinson sulla faccia della terra. Perché quello che ha fatto è stato aiutare persone come mio padre, insieme ad altri milioni, a sentirsi meno soli. Sarebbe al tempo stesso troppo pigro e riduttivo anche definirlo solo come star del cinema che ha plasmato e segnato la vita di migliaia di persone in tutto il monto con la sua unica pungente arguzia e il suo fascino. Lui è la summa di tutto questo. E anche molto altro.

Lo scorso anno ho rivisto Ritorno al futuro con mia figlia che ha 8 anni. Ed è diventato immediatamente il suo film preferito. E, per ora, questo mi basta, e basta anche lei. Mi basta che un altro bambino di un’altra generazione abbia visto ciò che in passato ho visto anche io.

So quanto sono fortunato a poter definire Michael un mio amico. Mia figlia ancora non sa che lo conosco. Non ho bisogno di insegnare a mia figlia il livello di compassione che Mike ha padroneggiato. Non ho bisogno di insegnarle a raccontare le storie come le racconta lui. Devo solo insegnare che è normale cadere, anche un sacco di volte. È il modo migliore di capire che stai volando.

Cosa ne pensate? Ditecelo qui di seguito nei commenti!

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