Come sarebbe Lost al giorno d'oggi? e altre risposte di Lindelof e Cuse
Per celebrare l'anniversario di Lost Damon Lindelof e Carlton Cuse hanno risposto alle domande dei fan in un evento del New York Comic Con
Potete vedere il video in cima a questo articolo.
Lost al giorno d’oggi
Lost al giorno d’oggi non sarebbe Lost. Come sanno gli appassionati delle avventure dei sopravvissuti al volo Oceanic 815 "l’attesa di Lost è Lost stesso".
Al giorno d’oggi tutto questo non sarebbe più possibile, non secondo quelle modalità per lo meno. Soprattutto in un ecosistema mediatico fortemente sottoposto ai leak e per via delle mutate abitudini di visione degli spettatori fatta di meno stagioni ed episodi ma tutti insieme. I canali usati per interagire con gli spettatori erano, all'epoca, relativamente vuoti di contenuti. Oggi, con il mare di produzioni che vengono riversate online ogni ora, trovare lo spazio di interesse per i misteri di Lost sarebbe molto più difficile per il reparto marketing.
Qualche episodio in meno e qualche parolaccia in più
La struttura della messa in onda in un network televisivo influenza la narrazione. Le pause pubblicitarie scandiscono i cliffhanger. Dovere far tornare lo spettatore nell’episodio successivo significa per gli sceneggiatori immaginare elementi di trama che invoglino a sintonizzarsi la settimana dopo. Tutto questo da fare a partire dal teaser mostrato a fine episodio.
Lost senza l’ABC e le sue regole sarebbe stata sicuramente molto differente ma, soprattutto, secondo Carlton Cuse avrebbe avuto… molte più parolacce!
Le espressioni di stupore di fronte alle meraviglie o ai terrori dell’isola sono stati infatti molto moderati per potere rientrare nel stile dell’emittente.
Damon Lindelof ha però sottolineato nell’intervista quanto Lost fosse legata alle ansie e al contesto sociale del periodo di messa in onda (non si può non pensare al post 11 settembre). E persino la struttura imperfetta, per certi versi troppo lunga, con alcuni episodi filler dimenticabili, ha reso la serie quella che è. Le ha permesso di avere l’impatto che poi ha avuto sulla servilità a venire. Anche se, secondo Lindelof: “Lost al giorno d’oggi non si sarebbe perso”.
La storia è conclusa
I due showrunner hanno ribadito nell’intervista che, nonostante molti dirigenti Disney si siano detti più volte aperti e disponibili a continuare (o rilanciare) la serie, per loro il lavoro è finito. Gli sceneggiatori ammettono di avere messo tutti loro stessi nel finale di serie, per raccontare al meglio la storia che volevano raccontare. Soprattutto dal momento che in un’epoca televisiva dove le serie finivano solo quando gli ascolti crollavano a picco, gli sceneggiatori hanno combattuto con la produzione per poter finire la serie entro i termini desiderati. Un’impresa che era considerata impossibile. Ovviamente ogni dichiarazione lascia il tempo che trova e le cose potrebbero cambiare. Ma una cosa è quasi certa, stando alle loro parole: se mai ci sarà un rilancio di Lost Lindelof e Cuse non saranno direttamente coinvolti.
Cosa ne pensate dell’intervista a Damon Lindelof e Carlton Cuse? Fatecelo sapere nei commenti