Come è stato dirigere Snatch - Lo strappo raccontato da Guy Ritchie

Guy Ritchie racconta dal suo profilo Instagram la lavorazione di Snatch - Lo strappo in occasione dei 20 anni del film

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Snatch - Lo strappo, il secondo film di Guy Ritchie, compie 20 anni.

Invece di indugiare sulla nostalgia del passato il regista ha pubblicato un video documentario, dalla durata di 25 minuti, dedicato alla sua esperienza sul set.

Il filmato è stato pubblicato sul profilo Instagram di Ritchie e potete vederlo di seguito.

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Ecco che cosa è emerso da questo speciale tributo:

  • Guy Ritchie non vedeva Snatch da almeno 15 anni. Può sembrare strano, ma è una pratica molto diffusa tra i registi. Le ragioni sono semplici e comprensibili. Dopo avere lavorato a un film per anni si è troppo dentro la storia da non riuscire a vederla più con gli occhi di uno spettatore. Spesso il sollievo di averla conclusa è tale da vincere sulla voglia di rivedere il film finito. Matteo Garrone ha recentemente fatto un rewatch di Gomorra molto simile a quello che Ritchie si appresta a fare nel video.

  • Dopo il successo di Lock & Stock - Pazzi scatenati il regista era particolarmente fiducioso di poter tirare un altro colpo sicuro al genere, tanto da essere andato sul set con una tranquillità insolita per un regista alla seconda opera.

  • Scrivere il film è stato un compito particolarmente impegnativo data la forte dislessia di Ritchie. I dialoghi sono stati scritti in un quaderno a quadretti, per aiutarlo a focalizzare lo spelling. Non è stato un limite alla fantasia.

  • Per scrivere Snatch e Lock & Stock ha raccolto diverse storie da persone comuni. L’idea era di dare il materiale a degli sceneggiatori che potessero scrivere la storia mettendo in risalto il retroterra culturale di questi personaggi. Gli sceneggiatori persero interesse nel progetto durante la lavorazione. Ritchie fece da sé.

  • Il regista è tutt’ora particolarmente felice della performance di Jason Statham. Tanto che, dopo avere rivisto il film, ha videochiamato l’attore per invitarlo a rivedersi.

  • Hanno lavorato molto sull’accento di Brad Pitt. Ma a pochi giorni dall’inizio delle riprese nessuno era soddisfatto. Quindi hanno dato carta bianca a Brad Pitt fino ad integrare nella trama del film  la lingua semi incomprensibile parlata dal suo personaggio.

  • Vinnie Jones ha dimostrato più volte la sua generosità sul set, ospitando anche il regista nella sua camera d’albergo. L’intero cast era al verde, la produzione piccolissima. Ognuno pagava da sé le spese personali. Jones era tra coloro che avevano più soldi e non esitava a prestarli… senza volerli indietro.

  • Guy Ritchie ha un cameo nel film, siede ad un tavolo leggendo. Sotto il giornale aveva un piccolo monitor da cui dirigeva la scena.

  • Chi non rispettava le scadenze riceveva una piccola multa di cinque sterline. Era un sistema di autofinanziamento. In breve diventò un gioco. Chi veniva trovato con il cellulare sul set veniva multato. Così gli attori iniziarono a infilarseli di nascosto nelle tasche gli uni gli altri telefonandosi nel mezzo della scena.

  • La sequenza di apertura è influenzata dai freeze frame de Il mucchio selvaggio.

  • Lo stile particolare e riconoscibile del film è derivato dall’osservazione dei video musicali di Jonathan Glazer. L’idea è quella di usare il film stesso come un personaggio con un linguaggio proprio. L’intera struttura è bilanciata perché il film esprima la sua natura di artificio in celluloide.

  • Guy Ritchie ha il grande rimpianto di non avere mai realizzato un sequel del film. Sostiene che non gli servirebbe molto tempo per creare nuove storie a questi personaggi.

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Quanto amate Snatch? Cosa ne pensate degli aneddoti raccontati per celebrare i 20 anni dall’uscita nelle sale? Fatecelo sapere nei commenti

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