Civil war, Alex Garland non sa se sia da irresponsabili o meno far uscire il film nell'anno delle presidenziali

Civil war esce nelle sale in un 2024 decisamente turbolento dal punto di vista socio-politico: Alex Garland dice la sua...

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Il nuovo film di Alex Garland, Civil war (LEGGI LA RECENSIONE), esce in un anno molto complicato per gli Stati Uniti, quello delle presidenziali che si terranno in autunno e che vedranno nuovamente contrapposti il Presidente uscente, Joe Biden, e l'ex Presidente Donald Trump in un contesto di forti divisioni e tensioni socio-politiche tanto in seno all'America stessa, quanto a livello internazionale.

Intervistato da Vulture, ad Alex Garland è stato anche chiesto se far uscire un film come Civil war nel turbolento 2024 sia una mossa responsabile o irresponsabile.

L'uscita di Civil War in un anno "complicato"

Il regista e sceneggiatore spiega così la sua posizione circa il contesto storico che circonda l'arrivo della sua pellicola nei cinema americani e non solo:

La cosa più vera che direi riguardo a questo argomento è che, in tutta sincerità, non so se sia responsabile o irresponsabile perché avrei bisogno di conoscere troppe cose che ignoro per poter rispondere a una domanda come questa. Ciò che penso è che c'è qualcosa che è l'esatto contrario, un'alternativa a questo, ovvero la domanda "Qual è la conseguenza del non dire le cose? Qual è la conseguenza del silenzio? Del silenziare sé stessi o gli altri?".

Il regista ha puntualizzato col magazine che il suo film vuole dare un avvertimento al pubblico su due cose:

Se dovessi esprimermi in termini riduttivi, e non sono incline a essere riduttivo, direi che - paradossalmente, considerando il soggetto - il film tratta di giornalismo. Parla dell'importanza del giornalismo. Parla di reportage. Il film cerca di funzionare come i reporter vecchio stile. Questo è il primo punto. Poi è un semplice riconoscimento del fatto che il mio paese, molti paesi europei, paesi del Medio Oriente, Asia, Sud America, hanno tutti politiche populiste e polarizzate che stanno causando e amplificando divisioni estreme, e la conseguenza finale del populismo è l'estremismo e quindi il fascismo.

Poi aggiunge:

Questo riguarda di nuovo i giornalisti perché hai governi con controlli e bilanci, ma hai la necessità di quest'altra cosa, che è la stampa, che deve essere libera, equa, ma anche affidabile. E al momento, le voci dominanti nella stampa non sono affidabili. Sono affidabili, fino a un certo punto, per il coro a cui stanno predicando ma non dagli altri. Ho più di 50 anni. Quando ero bambino, se in quello che un tempo veniva chiamato un giornale "di qualità" veniva pubblicata una storia su un politico corrotto o bugiardo, non importava se eri un lettore di quel giornale o no, l'impatto della notizia sarebbe stato enorme e molto probabilmente avrebbe messo fine alla carriera di quella persona. Quel mondo è scomparso.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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FONTE: Vulture

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