Cinema 3D: cosa c'è sotto?
Si parla sempre più spesso del 3D come la tecnologia che salverà il cinema. Ma siamo proprio così sicuri? I risultati di questi film sono veramente ottimi? E cosa si nasconde nell'interesse dell'industria?
Fonte: Badtaste.it
Sarei invece molto più scettico sui dati di Mostri contro alieni nel nostro Paese, considerando che ha raccolto 7,2 milioni, decisamente un risultato poco in linea con gli ultimi grandi successi animati della Dreamworks come i due Madagascar, Kung Fu Panda e il terzo Shrek. Insomma, non proprio un incasso che dovrebbe dimostrare la forza inequivocabile del 3D.
Ma forse, l'errore è proprio quello di pensare che la tecnologia da sola possa vendere i contenuti e concentrarsi soltanto su questo aspetto. Si era già fatto un discorso del genere con i cartoni animati in digitale. Infatti, qualche anno fa, quando a realizzarli erano praticamente solo Pixar e Dreamworks, si vide che il raporto costi/ricavi era ottimo e che c'era una forte richiesta di altri lavori del genere. C'è quindi chi ci ha provato, ma i risultati sono stati alterni. La Fox ha fatto fortuna con la serie de L'era glaciale (di cui è in arrivo il terzo capitolo), ma certo non può essere soddisfatta di Robots. Invece, provate a citare alla Warner americana Ant Bully, poi sperate che non vi arrivi qualche oggetto pesante addosso. Senza contare tanti produttori indipendenti, i cui lavori non hanno lasciato traccia.
Tutto questa rivoluzione, ovviamente, non è a costo zero. Il giornale dello spettacolo cita un esercente che parla di un investimento di 100.000 euro per il sistema di proiezione completamente digitale. Senza contare gli speciali occhialetti, che costano 25 euro l'uno (quindi 10.000 euro complessivi per una sala da 400 posti), più le spese per un microchip che ne prevenga il furto, quelle per un lavaggio speciale e ovviamente i ricambi per quelli danneggiati. Un'altra soluzione è il sistema RealD, con degli occhiali usa e getta, una scelta molto adottata al momento negli Stati Uniti. L'idea è che il processore per il 3D venga dato in comodato d'uso, mentre l'esercente pagherà o una licenza fissa da 40.000 dollari più 25.000 per ogni anno successivo, oppure una licenza a film, valida cinque anni, con un fisso da 10.000 dollari a cui va aggiunto una quota per ogni titolo. In questo caso, gli occhialini costano circa un euro e quindi tra una cosa e l'altra l'aumento del biglietto di 2,50 euro non rientra nelle tasche dell'esercente, anzi.
Il tutto per una tecnologia che già 50 anni fa doveva dominare il mondo e che invece si è rivelata un fuoco di paglia. Per carità, è impossibile confrontare i risultati del passato con quelli attuali (decisamente migliori), ma i dubbi rimangono. Una volta passata la curiosità, c'è veramente voglia di mettersi degli occhialetti per vedere degli oggetti che ti arrivano addosso? E visto che girare in 3D costa anche di più, siamo sicuri che tutti (produttori e pubblico) vogliano pagare un costo maggiorato per un prodotto soltanto perché è in 3D? Insomma, se si tratta di Avatar (presumo) o dell'imminente Coraline (posso garantire), nulla da dire. Ma abbiamo veramente bisogno di Brendan Fraser in 3D?
La verità è che, come in tutti i mercati, aumentare l'offerta non significa automanticamente far salire la domanda. Anzi, è ovvio che a un certo punto si troverà un equilibrio e certi prodotti torneranno in linea con i risultati dei loro più 'parenti più poveri'. La cosa interessante è che il grande, vero vantaggio della proiezione digitale viene menzionato poco, nonostante sia quella la vera molla che stimola l'industria. In effetti, rispetto ai costi per stampare le pellicole (circa 1.000 euro l'una), inviare il prodotto via satellite (per gli eventi live) o lanciarlo con una copia da un hard disk (per il resto) è un vantaggio notevole (con l'ulteriore bonus di non perdere mai di qualità).
Per questa ragione, si sta studiando un accordo che prevede che i distributori diano un contributo di 600 euro per ogni copia digitale per un certo periodo. La richiesta della categoria degli esercenti sarebbe di coprire il 75% del costo del proiettore, ma difficilmente verrà soddisfatta dalle major. L'accordo sarebbe pressoché generale, con l'eccezione della Sony, che sta lavorando a un suo sistema 4k.
E i vantaggi per l'esercente? Il fatto di aumentare notevolmente le presenze degli spettatori, che risulta efficace per ripagare l'investimento in tempi discretamente brevi, più che l'aumento del prezzo del biglietto che, come abbiamo visto, va solo in piccola parte all'esercente. In questo senso, può essere intelligente buttarsi su questa tecnologia fin da subito: se la moda non dovesse durare, la si è sfruttata al suo apice; se invece continuasse a funzionare, allora sarebbe un affarone.
E la pirateria? Qui il discorso è complesso. Da una parte, è impossibile riprendere una pellicola in 3D senza mostrare delle immagini orrende e senza senso sullo schermod el computer o sul televisore. Dall'altra, tutti i prodotti 'normali', con la diffusione di copie digitali, sarebbero ancora più facili da diffondere illegalmente, peraltro in versioni di altissima qualità.
Per il resto, che dire dell'assenza pressoché totale (da quello che so, ci sono circa 2-3 schermi predisposti) nel nostro Paese di Imax, che hanno un enorme successo con pellicole come Il cavaliere oscuro? Tra centinaia di schermi 3D che si stanno realizzando, uno spazietto per l'Imax proprio no? Il problema sono i costi mostruosi. Si parla di 20-25.000 dollari per copia da tirar fuori, quindi un investimento in questo senso è veramente duro. Probabilmente, con il passaggio al digitale di Imax (una copia digitale costa sugli 800 dollari), vedremo qualche altro coraggioso puntare su questa soluzione, magari con l'arrivo del 4k della Sony.
Insomma, come spesso succede, ci si concentra su questioni non fondamentali (il pubblico che vuole vedere gli oggetti uscire dallo schermo) e si tralasciano quelle veramente importanti (i costi industriali di distribuzione e di trasmissione dei prodotti cinematografici)...
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