Chrono Star Wars #18: Crimson Empire
Riflettori puntati sulle guardie reali dell'Imperatore e su una fosca storia di tradimenti e vendette: è la saga di Star Wars - Crimson Empire
Miniserie di 6 numeri
Autore: Mike Richardson e Randy Stradley
Colori: Dave Stewart
Copertine: Dave Dorman
Anno 1997: mentre le altre saghe stellari a fumetti si dipanano nel passato remoto di Tales of the Jedi o tra i caccia stellari del Rogue Squadron, l’universo futuro della Saga è fermo agli eventi della quasi-trilogia di Dark Empire. In questa fascia temporale la Dark Horse fa più fatica a muoversi e a trovare i suoi spazi, soprattutto a causa del fatto che gli eventi dell’universo post-Jedi che coinvolgono i protagonisti principali sono appannaggio della linea di romanzi Bantam. La strada intrapresa dalla casa editrice dell’Oregon è quindi quella di concentrarsi su linee narrative e personaggi originali e inediti, una tecnica che ha già portato fortuna diverse occasioni in passato.
Anche stavolta, almeno nella sua intuizione iniziale, è una scelta che premia. Il primo ciclo di Crimson Empire si concentra su quelle che nell’universo cinematografico erano figure suggestive ma estremamente marginali, le guardie reali avvolte nei mantelli ed elmi scarlatti che scortano l’Imperatore Palpatine a bordo della seconda Morte Nera. Relegate a mansioni puramente decorative e cerimoniali nella pellicola, acquisiscono nel fumetto una storia travagliata, una vita propria e un cupo futuro.
Per la verità l’incipit della vicenda non è dei più brillanti: ricollegandosi alle vicende di Dark Empire e alle pratiche di reincarnazione dell’Imperatore, ci viene raccontato che le difficoltà finali nel gestire i cloni preparati per la sua rinascita erano dovute a un piano ordito da una guardia reale traditrice, il sinistro Carnor Jax, che aveva corrotto i medici e i genetisti incaricati di badare agli esemplari. Ridurre una vicenda che era nata solcando i temi del soprannaturale, del necromantico e dell’immortalità a un banale intrallazzo di bustarelle alla Beautiful è un po’ degradante, ma a conti fatti è una delle poche pecche imputabili alla storia, perché per il resto Crimson Empire funziona molto bene.
Funziona nella figura del protagonista, Kir Kanos, l’ultimo sopravvissuto della guardia reale, una figura complessa e tormentata che si ispira dichiaratamente a quella degli antichi ronin giapponesi, un guerriero severo e ossessionato, abituato a servire e obbedire, che improvvisamente si ritrova senza un padrone e senza un credo, dove gli sprazzi di umanità che il disumano addestramento da guardia rossa aveva soppresso iniziano a riaffiorare, ma devono lottare contro anni e anni di indottrinamento e di cieca fedeltà.
Funziona anche nella figura di Carnor Jax, immagine speculare del protagonista, compagno di addestramento, amico e fratello, ma che ha tradito il voto di fedeltà arrivando anche a sterminare il suo stesso corpo di guardia nel tentativo di afferrare il potere personalmente, e che sfoggia in una trovata visiva semplice quanto efficace un elmo e un mantello in cui il rosso tradizionale si è tinto di nero.
Funzionano i flashback, che dieci anni prima di Lost si alternano alle vicende del presente per raccontarci la vita disumana delle guardie rosse sotto l’occhio vigile di Darth Vader e dell’Imperatore in tutte le sue fasi di addestramento, mirato a spogliare le reclute di ogni vestigia di umanità e sensibilità.
E funziona, nel suo piccolo, perfino la figura di Mirith Synn, la Ribelle che potrebbe offrire a Kanos una nuova vita e la possibilità di essere finalmente qualcun altro, ma la cui “normalità” ha ben poche speranze di farsi breccia in un animo indurito dagli eventi e timoroso della propria umanità come quello del protagonista.
La storia, che di fatto non è altro che una lunga e inesorabile storia di vendetta alla Kill Bill, si sviluppa senza troppi colpi di scena fino ad arrivare, classico dei classici, a un duello finale tra le due ex-guardie rosse proprio nell’arena in cui avevano completato il loro addestramento. Un classico degli stereotipi, che però stavolta funziona perché vede i due contendenti presentarsi allo scontro finale carichi delle tensioni accumulate nel resto della storia. Le pagine che illustrano il duello finale, mute e senza parole, sono considerate da molti uno dei momenti più iconici dello Star Wars fumettistico, e a buon motivo.
Equilibrio della Forza
Lato Chiaro
Atmosfere plumbee (forse anche troppo), ma protagonisti validi, che lasciano il segno e coinvolgono nella loro tragica storia di potere e vendetta. Una storia a tinte molto cupe, ma anche un viaggio appassionante nei meandri dell’Impero.
Lato Oscuro
Come accennato, forse solo l’incipit della vicenda suona vagamente pretestuoso e macchinoso (il tradimento iniziale di Carnor Jax poteva essere esplicitato in modi più semplici e verosimili), ma stavolta è forse l’unica pecca imputabile a una storia che per il resto funziona.
Giudizio finale
“Monotematico” e “ossessivo” sono termini che difficilmente potrebbero essere considerati positivi, ma in questo caso sono la scelta giusta per narrare una vicenda di vendetta alla “Montecristo” e per esplorare la psiche di Kir Kanos, martoriata dagli indottrinamenti del passato e dai tradimenti del presente. Chi cerca momenti esaltanti o relief comico stia alla larga, ma chi ama le storie oscure sarà ampiamente appagato.
Chrono Star Wars #17: Fall of the Sith Empire
Chrono Star Wars #16: The Golden Age of the Sith
Chrono Star Wars #15: Shadows of the Empire
Chrono Star Wars # 14: Rogue Squadron
Chrono Star Wars #13: Splinter of the Mind’s Eye
Chrono Star Wars #12: Empire’s End
Chrono Star Wars # 11: Heir to the Empire
Chrono Star Wars #10: Boba Fett
Chrono Star Wars #9: River of Chaos
Chrono Star Wars #8: The Sith War
Chrono Star Wars #7: Jabba the Hutt
Chrono Star Wars #6: Dark Lords of the Sith
Chrono Star Wars #4: Dark Empire II
Chrono Star Wars #3: Classic Star Wars
Chrono Star Wars #2: Tales of the Jedi
Chrono Star Wars #1: Dark Empire
Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione