Chrono Star Wars #15: Shadows of the Empire

È il primo grande cross-over dell'universo espanso di Star Wars: Ribelli e Imperiali irretiti nelle trame del Principe Xizor nel 1996, l'anno di Shadows of the Empire

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STAR WARS: SHADOWS OF THE EMPIRE

Miniserie di 6 numeri + speciale Shadow Stalker

Data di pubblicazione: 1996

Autore: John Wagner (Ryder Windham per Shadow Stalker)

Disegnatori: Kilian Plunkett  (Nick Choles per Shadow Stalker)

Colori: Cary Porter

Copertine: Hugh Fleming

Il 1996-97 è un’annata speciale per Star Wars. Nonostante la lunghissima assenza dal grande schermo, la saga gode di una ritrovata popolarità che è risalita a vertici mai toccati prima e i meccanismi produttivi sia del merchandising che narrativi del cosiddetto expanded universe ormai funzionano a pieno ritmo. La prudentissima Lucasfilm inizia a pensare di passare alla fase successiva, quella che vedrà l’uscita delle Edizioni Speciali riproposte al cinema e segnerà l’avvio della produzione dei prequel, ma prima preferisce fare una “prova generale”, sia per saggiare fino in fondo l’interesse del pubblico per il brand che per concertare più da vicino gli sforzi dei reparti fumettistici, narrativi e videoludici, che in varie occasioni si erano dispersi lungo sentieri troppo distanti gli uni dagli altri. Shadowcomic2

Nasce così Shadows of the Empire, o se preferite l’italianizzato Ombre dell’Impero, promosso come “il quarto film perduto” o “il film senza un film” di Star Wars. Una vicenda destinata a snodarsi multimedialmente su vari fronti e che tutti i licenziatari saranno tenuti a coprire come se si trattasse di una pellicola cinematografica vera e propria. Per l’occasione, la Lucasfilm scende in campo personalmente, curando da vicino la storia, il design e la realizzazione dei personaggi, veicoli e scenari inventati per l’occasione, coinvolgendo tra i vari concept artist anche quel Doug Chiang che presto metterà la sua visione artistica anche al servizio dei prequel.

Shadows si propone come progetto speciale già nella collocazione temporale: non più nel territorio tradizionalmente riservato all’Expanded Universe, vale a dire le vicende successive al Ritorno dello Jedi, bensì nello “slot” tra Episodio V ed Episodio VI: insomma, avrà il compito di colmare il vuoto tra L’Impero e Il Ritorno, un territorio pressoché inesplorato che non solo consentirà di colmare alcune linee narrative tra i due episodi cinematografici rimaste sottintese, ma permetterà anche di sfruttare tutti i personaggi cinematografici dell’epoca classica (a parte Han Solo, momentaneamente ibernato) al meglio delle loro funzioni, compresi villains altrimenti inaccessibili come Darth Vader, l’Imperatore e Boba Fett. ShadowsOfTheEmpire4

Sono molte le scelte audaci e interessanti che fanno di Shadows un progetto speciale che, se all’epoca poté lasciare alcuni appassionati spiazzati, nei tempi lunghi si è dimostrato uno dei momenti più validi e riusciti di tutta la produzione dell’EU. La trama portante è affidata all’entrata in scena di una “terza fazione” nel conflitto a due che finora ha visto come protagonisti l’Impero e la Ribellione, quella del Sole Nero, consorzio criminale intergalattico con le mani in pasta in ogni genere di crimine che, pur intrattenendo rapporti sia con gli Imperiali che con i Ribelli, in realtà gioca esclusivamente a proprio vantaggio. A muovere le fila dell’organizzazione il Principe Xizor, la “new entry” per eccellenza del cast, il “padrino” dell’universo starwarsiano: ambizioso, infido, ingannevole e quindi (perché in una galassia lontana lontana il gioco degli sterotipi è una tradizione) dalle fattezze inevitabilmente rettiloidi. Per rendere le acque ancora più turbolente, a Xizor viene affidata una faida di vecchia data con l’Oscuro Signore dei Sith in persona che lo spingerà ad alzare la posta in gioco e a portare il conflitto a tre a nuovi livelli di guardia.

Insomma, tra consorzi criminali, tentativi di seduzione, lotte politiche e tradimenti è già chiaro che Shadows punta tutto sullo Star Wars “adulto”, concentrandosi sugli aspetti più apprezzati dai fan e lasciando ben poco spazio alla dimensione più infantile di ewok, alieni comici e gag fisiche. Shadow_Stalker

Anche l’ambientazione scelta per la storia è vincente: sebbene, com’è tipico di Star Wars, la trama veda gli eroi rimbalzare da un pianeta all’altro in rapida successione, il nucleo principale della trama si svolge a Coruscant, e l’immersione nella capitale è maestosa e ben riuscita: anzi, la Coruscant sotto pieno dominio Imperiale, per quel poco che ci è dato di vedere da tavole a fumetti, illustrazioni di corredo e scenari per videogiochi, appare anche più maestosa e schiacciante di quanto non sarà poi quella più “barocca” esplorata nei prequel.

I nuovi personaggi stavolta funzionano, sono credibili e, soprattutto si integrano bene con il resto del cast. Xizor regge bene sulle spalle il peso dell’intera operazione, concedendosi perfino qualche momento di ironia e di comicità nella smisurata opinione che ha di se stesso, e pur risultando evidente assai presto che non potrà mai competere seriamente con la potenza di Darth Vader, vederlo tramare e giocare col fuoco fino all’inevitabile rotta di collisione finale è comunque divertente e accattivante. Menzione d’onore anche per Guri, la letale droide replicante che funge da suo braccio destro, un ottimo e sottovalutato esempio di come si possa creare una “donna tosta” nell’universo starwarsiano senza costringere il resto del cast e della trama a comportarsi da imbelli per assecondarla (sì, ce l’ho sempre con te, Mara). Meno riuscita è probabilmente la new entry “Ribelle”, Dash Rendar, concepita per svolgere le veci di uno Han Solo “assente giustificato”, ma che ahimé proprio quello riesce a fare, riproponendo il cliché del mercenario cinico che sotto sotto ha un cuore d’oro, ma mai distinguendosi abbastanza da quello stampo per imporsi come figura a sé stante. Il fatto che a lui, tra i vari filoni multimediali da esplorare, tocchi quello videoludico, non aiuta i lettori di romanzo e fumetto a vederlo sviluppato come dovrebbe.

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Già, perché la novità multimediale di Shadows sta anche in questo: i tre filoni principali del progetto (romanzo, fumetto, videogame) non raccontano la stessa storia, bensì ognuna ne racconta un pezzo diverso. Se il romanzo, stilato da Steve Perry, segue le vicende del cast principale composto da Luke, Leia, Chewie, Lando e compagni, il videogioco è dedicato appunto alle avventure di Dash Rendar, impegnato prima nel dare la caccia a Boba Fett, dileguatosi col suo prezioso carico di grafite, e poi ad aiutare gli eroi nell’incursione finale contro Xizor a Coruscant, mentre il fumetto punta i riflettori soprattutto sul cacciatore di taglie in questione, mostrandoci come per Fett, ritrovarsi improvvisamente in possesso della taglia più ambita della galassia non sia poi il paradiso che immaginava, e di come la “consegna” di Han Solo da Bespin a Tatooine si trasformi in una lunga e sofferta odissea che lo vede trasformato nell’insolito ruolo di preda anziché quello di cacciatore.Zuckuss_Kick

Visto che siamo sulle pagine di Badcomics.it soffermiamoci più da vicino sulla dimensione fumettistica, confermando che l’autore John Wagner riesce di nuovo a cogliere l’essenza del personaggio, mostrandocelo efficace, letale, ingegnoso... e forse un po’ meno taciturno di come ce lo ricordavamo, impegnato a chiacchierare nella solitudine dell’abitacolo dello Slave I con uno Han Solo ibernato che non può ribattere alle sue tetre riflessioni. Altalenante la resa grafica di Kilian Plunkett, il disegnatore, che a volte ci regala tavole maestose e dettagliate come quelle del primo dialogo olografico tra Vader e l’Imperatore, ma che in altre occasioni, specialmente nelle scene d’azione più complicate, tratteggia volti ed espressioni dei personaggi umani frettolosamente al punto di renderne quasi difficile l’identificazione, problema quasi sicuramente imputabile alla fretta di dover realizzare l’opera rispettando scadenze ferree.

Godendo di maggiore libertà narrativa rispetto alla linea narrativa del romanzo, la Dark Horse Comics si può concedere qualche excursus in più a livello creativo e lo fa aggiungendo al cast un’ultima figura di importanza minore ma ben riuscita, quella dell’agente segreto Jix, uno pseudo-mercenario al servizio di Darth Vader che riceve il poco invidiabile compito di proteggere lo spericolato Luke Skywalker dai numerosi attentati orchestrati alla sua persona, e sul cui destino, vista la notoria severità del datore di lavoro, nessuno scommetterebbe un soldo bucato, personaggio che si meriterà anche un numero speciale che farà luce sulle origini e sul peculiare rapporto che lo lega a Vader in persona, un gustoso one-shot intitolato Shadow Stalker, con il guru della continuity RyderWindham ai testi e un più ispirato Nick Choles alle matite.

Equilibrio della Forza

Lato Chiaro

Shadows possiede molte ottime frecce al suo arco: l’ambientazione “infra-film”, l’uso di tutto il cast dei personaggi originali, una buona trama, interazioni riuscite tra i personaggi classici e quelli nuovi e ambientazioni starwarsiane allo stato puro, da Tatooine a Coruscant. Anche i riferimenti e gli agganci alle vicende cinematografiche sono molti e impeccabili. Un’avventura entusiasmante, a tratti epica e mai noiosa o improbabile. La guida e il coinvolgimento più ravvicinato della Lucasfilm fanno veramente la differenza.

Lato Oscuro

Qualche occasione mancata (tipo il poco spessore assegnato a Dash Rendar) e qualche glitch a livello di continuità (il droide killer IG-88 muore più volte e ucciso in modi sempre diversi, cosa che spingerà i curatori della continuity a un'improbabile retcon in cui rivelano l'esistenza di più modelli), ma facilmente perdonabili, e che comunque non pesano troppo sullo svolgimento della trama.

Giudizio finale

A conti fatti, quello che veniva promosso come “il film senza un film” mantiene fino in fondo la sua promessa: la storia di Shadows è probabilmente la cosa più vicina a un nuovo film ambientato nell’epoca classica che vedremo mai (a meno che la Disney non ci sorprenda) e a distanza di anni rimane un punto di riferimento su come andrebbero strutturate, gestite e monitorate le produzioni dell’Universo Espanso. Alcune scelte narrative o alcuni personaggi potrebbero non piacere, e sui gusti non si discute, ma a livello concettuale, produttivo e gestionale, questo è il “controllo qualità” che le produzioni di Star Wars dovrebbero sempre mantenere.

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Si ringrazia  lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione

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