Chrono Star Wars #12: Empire's End

Nel 1995 Tom Veitch torna un'ultima volta ai testi per chiudere la saga di Dark Empire, ma stavolta la storia di Empire's End inciampa sul traguardo

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STAR WARS: EMPIRE’S END

Miniserie di 2 numeri

Data di pubblicazione: 1995

Autore: Tom Veitch

Disegnatori: Jim Baikie

Copertine: Dave Dorman

Spiace dirlo, ma Empire’s End è probabilmente uno dei momenti più bassi di tutta la produzione fumettistica di Star Wars della Dark Horse (anche se chi scrive attribuisce sempre quel primato a Union, la cui ombra incombe sulla scaletta di questo Chrono più di quella della Morte Nera su Alderaan). A parziale discolpa dell’autore di Empire’s End, il Tom Veitch dei già esaminati Dark Empire e Tales of the Jedi, veri responsabili del primo successo editoriale starwarsiano a fumetti, va detto che le colpe di questa miniserie gravano per lo più sulla situazione editoriale e sulla gestione della cronologia post-Jedi in generale che non sulle sue scelte narrative. Per contro, va anche detto che Veitch non tenta più nemmeno di salvare il salvabile e mette assieme il minimo sindacale per adempiere agli obblighi che ha in sospeso con la sua creatura, per poi salpare verso altri lidi e abbandonare per sempre le vicende di Star Wars. EmpiresEnd1-FC

Ma procediamo con ordine: Empire’s End è tecnicamente il terzo capitolo della saga di Dark Empire (trovate qui e qui l’analisi dei due primi capitoli) e già il cambio di titolo, che “abdica” all’ambizione di voler essere un Dark Empire III, la dice lunga sulla situazione a cui si è giunti. Dark Empire II si chiudeva con un tipico “cliffhanger” da secondo capitolo, e cioè con il rinato Impero più potente che mai, il risorto Imperatore dotato di armi devastanti a sua disposizione e la Nuova Repubblica/Ribellione a malapena in vita, dopo la distruzione del suo quartier generale e la dispersione delle sue forze.

Le premesse per un terzo capitolo epocale quindi ci sarebbero tutte, fatta eccezione per il fatto che... non si può. Altrove, e per l’esattezza sugli scaffali delle librerie, circolano già abbondanti romanzi e storie ambientate dopo gli eventi di questo ipotetico terzo capitolo in cui tutto è tornato a posto, tutti i protagonisti sono vivi e vegeti, l’Impero è di nuovo in rotta e l’universo della cosiddetta “Nuova Repubblica” stagna in uno schema alquanto ripetitivo (rimasugli Imperiali che lottano per tornare al potere, dotati di superarmi e/o leader fuori dalle righe, che vengono di volta in volta regolarmente ricacciati da dove vengono)che si protrarrà per una buona decina di libri, almeno fino al ciclo del New Jedi Order. In breve, Veitch si trova a dover scrivere una storia di cui già si conosce già la destinazione, il cui finale quasi sicuramente non è quello che aveva in mente lui, e che lascia anche uno spazio di manovra pressoché nullo a livello narrativo per lasciare un segno incisivo di qualche tipo sulle cronache della galassia. Oltretutto è già in procinto di fare i bagagli (Tales of the Jedi è finito nelle mani di Anderson e perfino il disegnatore che lo ha affiancato nei primi due capitoli, Cam Kennedy, ha “traslocato” altrove per andare a narrare le avventure di Boba Fett) e purtroppo traspare assai chiaramente dallo sviluppo della storia che ogni entusiasmo nel gestire il capitolo finale dell’avventura si è ormai spento da tempo.

Non vanno meglio le cose sul fronte grafico: a sostituire Kennedy viene chiamato Jim Baikie, che fa qualche tentativo di imitare il particolarissimo stile acquerellato e crepuscolare di Kennedy, ma i cui esiti sono assai sotto gli standard a cui Dark Empire ci aveva abituato (sono molte le vignette in cui i personaggi sono delle figurine dal volto a malapena abbozzato), colpevole forse anche la necessità di chiudere in tutta fretta questa vicenda e di archiviare la pratica. eend

La fretta è infatti un altro fattore che rema contro Empire’s End: avendo a disposizione soltanto due numeri per tratteggiare una trama che probabilmente era stata concepita per un terzo capitolo di sei numeri regolari, praticamente tutto, dalle caratterizzazioni dei personaggi all’avvio di nuove trame alla risoluzione di quelle rimaste in sospeso è tirato via in modo poco convincente. Specifichiamo per scrupolo che quelli che seguono sono dei minimi spoiler ed esaminiamo rapidamente trovate poco felici come la mancata distruzione del nuovo QG Ribelle per un meccanismo difettoso in una bomba (immaginatevi la Morte Nera che al momento di sparare su Alderaan faccia cilecca e sforzatevi poi di prendere Tarkin sul serio, se ci riuscite!). Sul fronte delle caratterizzazioni, Palpatine è degradato fino a diventare un villain farneticante e inconcludente prono a scatti d’ira degni di un cattivo dei cartoni animati. Lascia un sapore insoddisfatto anche la risoluzione del tema portante introdotto fin dal primo Dark Empire, e cioè come aggirare la sua capacità di reincarnarsi e vivere per sempre ed eliminarlo una volta per tutte. La soluzione trovata, vale a dire quella di immolare uno dei nuovi Jedi, Empatojayos Brand, affinché morendo lo trascini nell’oltretomba con sé, è macchinosa e assai poco gratificante, soprattutto perché il Brand in questione è uno dei personaggi meno riusciti introdotti nell’arco della saga e anche quello che ha avuto meno tempo di essere sviluppato. Pare che Veitch avesse ipotizzato questo destino per Luke Skywalker in persona, e se è vero che l’autore probabilmente mirava un po’ troppo in alto se pensava che Lucas gli avrebbe lasciato uccidere il protagonista della saga, è anche vero che c’erano in giro soluzioni migliori che non attribuire la risoluzione del conflitto principale a una figura di terz’ordine. La débacle continua nelle pagine finali della storia, dove al fine di chiudere nel giro di poche vignette tutte le questioni rimaste in sospeso, assistiamo a un R2-D2 che prende il comando di un intero Star Destoyer classe Eclypse (!), lo indirizza contro la superarma Imperiale di turno, che fa accidentalmente partire un colpo che distrugge il pianeta capitale dell’Impero. Siamo decisamente più dalle parti di un marchingegno di Wile E.Coyote che non dalle atmosfere epiche ed esaltanti che Star Wars dovrebbe avere.

Come ulteriore schiaffo finale, nelle due ultime pagine vengono a mancare anche i disegni, lasciando la chiusura degli ulteriori fili in sospeso a un paio di paragrafi di testo scritto volti ad archiviare frettolosamente quello che evidentemente non c’era più tempo di disegnare. Una conclusione triste e immeritata, a prescindere da quali siano le responsabilità in questione, che una saga che era nata come evento sia fumettistico che cinematografico non meritava affatto, e che forse - a buon diritto - dovrebbe essere tenuta ben presente come monito dai nuovi guru della continuity starwarsiana per evitare che situazioni di questo tipo tornino a crearsi.

È veramente tutto da buttare in Empire’s End? Viene da rispondere di sì, tuttavia qua e là si intravedono sprazzi di quelle che potevano essere trovate vincenti e che avrebbero potuto costruire un finale ben diverso. In alcuni rari momenti scalda il cuore vedere Han, Leia, Luke e compagni muoversi negli scenari e nei pianeti che furono il teatro delle vicende di Tales of the Jedi, e così come i Ribelli ripercorrono le vie di Onderon e riscoprono gli insegnamenti degli holocron risalenti ai tempi di Ossus, anche Palpatine si appella ai Sith dei tempi antichi e visita i mausolei e le sinistre tombe di Korriban. Ecco, questo rispettivo “appello” al passato remoto della due culture che tornava in scena per scriverne il futuro, e a cui sia i Jedi che i Sith decidevano di attingere, avrebbe potuto fornire materiale per una conclusione imponente, maestosa e avvincente. Qua e là qualche scintilla di grandezza si coglie ancora, ma si perde presto in un mare di vicende extra-universe, imposizioni editoriali e amarezze del mondo reale. Un peccato.

Equilibrio della Forza

Lato Chiaro

Il tentativo di appellarsi all’antico passato di Star Wars per decidere le sorti del suo futuro poteva essere un’intuizione vincente... ma non basta, da solo, a redimere la storia.

Lato Oscuro

Disegni affrettati, storia iper-compressa, trovate risolutive poco convincenti, problemi di realizzazione editoriali. Un fumetto molto sfortunato.

Giudizio finale

Impossibile chiudere l’esperienza di Dark Empire senza affrontare il suo capitolo finale, quindi nel bene e nel male Empire’s End segna un momento risolutivo nella storia dell’universo espanso. Purtroppo si distingue anche e soprattutto come esempio in negativo dell’incomunicabilità e della scarsa pianificazione delle cronache starwarsiane cartacee.

Chrono Star Wars # 11: Heir to the Empire

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Si ringrazia il gruppo Facebook Star Wars Club Perugia per la collaborazione

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