Christopher Nolan non lavorerà mai con Netflix "La loro politica in materia di film è insensata"

Christopher Nolan ribadisce di essere esclusivamente interessato a pellicole concepite primariamente per la sala e esprime tutto il suo disappunto verso le politiche di Netflix

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Non che avessimo mai anche solo fantasticato circa la possibilità di vedere Christopher Nolan, un domani, incrociare la propria strada com con quella di Netflix.

Il filmmaker inglese concepisce le sue pellicole per il cinema, nella fattispecie quello "large format" offerto dalle sale IMAX, quindi è abbastanza improbabile pensare a un suo film etichettato come "Originale Netflix". D'altronde già a fine marzo, nel presentare Dunkirk agli esercenti cinematografici americani presenti alla CinemaCon di Las Vegas aveva dichiarato:

La questione più rilevante da sottolineare in questa sede è che si tratta di una storia che deve trasportare lo spettatore attraverso delle situazioni cariche di tensione, il mio desiderio è di immergerlo in quel contesto e l’unica maniera per farlo al meglio è attraverso la distribuzione cinematografica. Per cui voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me in tutti questi anni. Dipendo da voi e mi affido a voi per presentare questo film nel miglior modo possibile.

In una nuova intervista rilasciata a Indiewire ha commentato in maniera anche più precisa la questione Cinema VS Streaming citando direttamente il colosso online di Reed Hastings:

Netflix ha una bizzarra avversione verso il supporto delle uscite cinematografiche. Hanno questa politica insensata secondo la quale tutto deve essere simultaneamente diffuso e fruito in streaming, un modello chiaramente insostenibile per un'adeguata presentazione e proposta cinematografica. Non stanno neanche tentando di mettere piede in questa arena e per me stanno perdendo una gigantesca opportunità.

Il regista sottolinea, favorevolmente, il differente approccio adottato dalla concorrente Amazon:

Si può facilmente constatare come Amazon sia ben lieta di non ripetere il medesimo errore. I cinema hanno una finestra di 90 giorni. Un modello perfettamente utilizzabile. È straordinario.

Poi si fa di nuovo critico verso Netflix:

Ritengo che gli investimenti fatti da Netflix per coinvolgere in progetti interessanti dei filmmaker altrettanto interessanti sarebbe più ammirevole se non venisse impiegato come un bizzarro strumento usato a proprio vantaggio come contrappeso alla chiusura dei cinema.

Per cui alla domanda "Lavoreresti mai con Netflix?" la sua risposta non poteva che essere:

No. Ma d'altronde perché dovrei? Se fai un film per il cinema, si suppone che venga proiettato in sala.

Nolan aggiunge anche che si tratta di un dibattito che, in un certo qual modo, "è nato già vecchio":

Sono cresciuto negli anni '80, decade che ha visto la nascita dell'home video. Negli anni '90 l'incubo peggiore per un filmmaker era vedere i responsabili di uno studio dire "Sai cosa? Il tuo film lo distribuiremo direttamente in home video". Storia ben nota. Ora c'è l'idea, molto da Silicon Valley, che Netflix stia in qualche modo interrompendo un meccanismo di distribuzione già esistente e tutto questo ha assegnato una sorta di futuristico valore aggiunto a un modo di agire che, in realtà, è sempre stato il più basso comun denominatore nell'industria. Se Netflix producesse un gran film dovrebbe proiettarlo nei cinema e poi, dopo 90 giorni, proporlo in streaming.

Cosa ne pensate?

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