Christopher Nolan continuerà a fare film ad alto budget, molti registi ucciderebbero "per avere le mie risorse, ho una responsabilità"

Christopher Nolan sa bene che lui può usare dei budget che la gran parte dei registi in attività può solo sognare di avere a disposizione...

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I tempi dei 6000 dollari di budget di Following e dei 9 milioni impiegati per realizzare Memento sono ormai un ricordo lontano per Christopher Nolan che ormai, da Insomnia alla Trilogia del cavaliere Oscuro fino ad arrivare al più recente Oppenheimer, ha la possibilità di lavorare con budget elevatissimi che le major gli concedono senza farsi troppi problemi.

Il prestigioso TIME Magazine ha dedicato un profilo a Christopher Nolan in vista degli Oscar dove, col suo Oppenheimer, concorrerà in ben tredici categorie, comprese Miglior Film e Miglior Regia (TUTTE LE NOMINATION AGLI OSCAR 2024) e, nel lungo e corposo articolo, il filmmaker affronta anche la questione della portata spettacolare e produttiva delle sue opere e dei budget che può usare. Importi che non sono proprio alla portata di tuti i registi in attività.

Nolan spiega che la sua intenzione è quella di continuare a gestire macchine cinematografiche "ad altissima cilindrata" e, anzi, di avvertire anche un carico di responsabilità aggiuntiva derivante dal fatto che a lui vengono accordate degli importi che altri suoi colleghi e colleghe non possono avere.

Sono attratto dal lavorare su progetti di larga e ampia portata perché so quanto sia fragile l'opportunità di poter gestire quelle risorse. So che ci sono così tanti registi in giro per il mondo che darebbero un occhio per avere le risorse che posso mettere insieme e sento di avere la responsabilità di utilizzare tali risorse nel modo più produttivo e interessante possibile.

Per produrre Oppenheimer, il regista ha avuto dalla Universal un budget produttivo - che non tiene conto delle P&A - di circa 100 milioni, pari a grossomodo la metà di quello del suo film precedente, Tenet.

Trovate tutte le informazioni su Oppenheimer nella nostra scheda.

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FONTE: TIME Magazine

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