Chris Ware ha scritto una lettera dopo la vittoria ad Angoulême
Chris Ware ha scritto una lettera per ringraziare il Festival di Angoulême dopo l'assegnamento del Grand Prix
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Chris Ware - Da bambino, passavo le ore seduto alla scrivania nel seminterrato di mia nonna, disegnando fumetti su pezzi di cartone. Ogni volta che ne finivo uno, salivo silenziosamente per le scale, lo facevo scivolare sotto la porta nella sua cucina e trattenevo il fiato, aspettando la sua risposta. Mia nonna, che era molto gentile, rideva sempre un po' troppo o mi diceva qualche parola d'incoraggiamento, anche se avevo disegnato qualcosa di poco interessante. Allora, tutto soddisfatto, me ne tornavo alla scrivania e disegnavo un'altra storia (mettendo alla prova la pazienza di mia nonna).
Tra questo prolifico periodo di creazioni giovanili e quello più adulto delle pubblicazioni effettive, ho fatto scivolare molti disegni sotto la porta e al di là dell'oceano, all'attenzione di lettori con cui ho ben poco in comune, se non la passione per una forma d'espressione attraverso immagini. Sono arrivato a chiedermi se la gente comprasse i miei volumi solo per essere gentile nei miei confronti.
Oggi penso di poter rispondere a quella mia domanda. Porca miseria! Che posso dire? In America, i fumetti non sono considerati come arte... sono estremamente grato a voi francesi per essere così folli da farmi un simile onore sono così grato che la tua nazione sia apparentemente abbastanza folle da fornire un onore come questo, per non parlare dei miei colleghi di tutto il mondo e di questo loro riconoscimento.La lista dei premiati mi sembra un pantheon, anche se credo fermamente che il concetto di competizione siaagli antipodi rispetto all'arte, ma comprendo la propensione di noi umani di esprimere affetto per ciò che ci rende la vita più vivace. Non pretendo che sia il caso dei miei lavori, ma posso sentirmi lusingato dall'essere incluso assieme a molti miei colleghi fumettisti - ai quali porgo le mie scuse - soprattutto ai talentuosi candidati di quest'anno, Pénélope Bagieu e Catherine Meurisse.
Non è azzardato affermare che la stampa abbia contribuito alla diffusione dei fumetti, rendendoli fin dal principio un prodotto usa e getta. Ma al di là della loro rappresentazione attraverso un oggetto transitorio, i fumetti ci permettono di rappresentare in modo inquietantemente accurato la nostra esperienza, i nostri tentativi di capire gli altri e soprattutto la nostra esistenza individuale. Sfortunatamente trascorriamo la maggior parte delle nostre vite a ricordare le nostre delusioni, ad aver paura del futuro e a piangere coloro che abbiamo perso, senza renderci conto della bellezza che ci lasciamo sfuggire mentre ci passa davanti ogni istante.
Fino a prova contraria, noi esseri umani siamo l'unica specie sulla Terra a continuare a vedere dopo aver chiuso gli occhi; lo facciamo ogni notte e in questo modo siamo in un certo senso svegli, ripassando il film della nostra vita, con un filo conduttore che ci porterà fino alla tomba. Gli scrittori e i disegnatori fanno la stessa cosa, con un computer e un tavolo da disegno di cui poi i loro figli si dovranno sbarazzare.
Questa espressione visiva, transitoria per natura, ha dei vantaggi artistici: chi non comprende un quadro o una scultura dà la colpa alle sue lacune in storia dell'arte, chi non capisce un fumetto pensa che l'autore sia un idiota. Noi fumettisti siamo abituati a essere considerati idioti; meglio così, perché così possiamo stringere un rapporto più sincero con il lettore, creando un'esperienza emotiva credibile. La maggior parte di noi lavora quando le persone escono a fare baldoria oppure stanno dormendo. Sappiamo tutti quanto sia dura e gli sforzi che richiede... anni di concentrazione e rinunce.
Per queste ragioni, dopo un anno impegnativo in cui tutti si sono ritrovati a vivere la quotidianità di un fumettista (chiuso in casa, con appunti che scivolano sotto le porte) ho la sensazione confortante di venire finalmente preso sul serio, in particolare dal vostro Paese che considera l'arte e la scrittura più seriamente di qualsiasi altro. Sono ancor più commosso visto che la mia nazione può essere considerata in via di sviluppo, avendo abbandonato la democrazia negli ultimi quattro anni. Liberté! Fraternité! E soprattutto: merci!
Nel frattempo l'azienda giapponese produttrice di giocattoli Presspop, specializzata in gadget ispirati ai fumetti indipendenti, metterà in commercio un puzzle ispirato a Building Stories. La confezione avrà un design sviluppato per l'occasione da Chris Ware, a scatola di palazzo; all'interno ci saranno i 1000 pezzi del puzzle che una volta completato avrà una dimensione di 49 x 60 cm.
📣🧩Chris Ware "Building Stories" puzzle 👀COMING THIS SEPTEMBER💨 #buildingstories #chrisware #presspop #puzzle pic.twitter.com/iPDd5qasT8
— Presspop inc. (@presspop) June 25, 2021
Fonte: Actualitte