Cannes71 - Parole di fuoco dal festival per il produttore di The Man Who Killed Don Quixote

Cominciano a volare gli stracci tra il Festival di Cannes e Paulo Branco, il produttore che cerca di bloccare il Don Chisciotte di Terry Gilliam

Critico e giornalista cinematografico


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Non ci sono mezzi termini nel comunicato stampa appena diramato dal Festival di Cannes riguardo i problemi della proiezione di The Man Who Killed Don Quixote di Terry Gilliam. Il travagliato film del regista americano, che finalmente è stato completato ed è pronto sia per l’uscita in sala francese (il 19 Maggio) che per la partecipazione al festival, sta subendo la pressione di uno dei suoi produttori per non essere proiettato al festival. Paulo Branco avrebbe diffidato infatti Cannes dal mostrarlo, come previsto, nel giorno della chiusura.

Nonostante Cannes continui ad avere il film in programma sembra che la diatriba non si sia risolta dietro le quinte. Anzi.
Con la nota di oggi il festival rende noto che il 7 Maggio (giorno prima dell’inizio del festival) un giudice si esprimerà sulla possibilità o meno di proiettare il film. Questo, vale la pena ricordarlo, non ha nulla a che vedere con l’uscita in sala che non è in pericolo. Proprio l’uscita in sala infatti è uno dei motivi per i quali, spiegano i direttore e il presidente di Cannes, Lescure e Fremaux, il festival non intende cancellare la sua partecipazione, oltre ovviamente al rispetto per la lunga e travagliata storia tra Terry Gilliam e Don Chisciotte.

Ma nel comunicato c’è anche di più. Nonostante sia spiegato come il festival non ami prendere parte a simili diatribe, di certo non nuove, stavolta sembrano voler fare un’eccezione. Paulo Branco è descritto come un habituè della pratica di “forzare la mano”, a cui il festival non vuole più sottostare e che, è ricordato nel comunicato, già qualche anno fa in una conferenza stampa organizzata appositamente accusò Cannes di non aver preso un suo film dopo che gliel’aveva promesso. “Il festival di Cannes non promette mai di prendere film, o li prende o non li prende” è la sentenza di Lescure e Fremaux.

Il livore malcelato dal linguaggio pacato da comunicato stampa, è spiegato verso la sua fine, quando il festival ci tiene a raccontare che Branco avrebbe contattato direttamente l’organizzazione di Cannes diffidandoli dal far vedere il film e utilizzando toni diffamatori verso l’ex presidente della manifestazione (“una manifestazione che ha sfruttato lungo tutta la sua carriera per costruirsi una reputazione”) e lo descrive come un produttore famigerato nell’ambiente che finalmente avrebbe mostrato la sua vera faccia.

[caption id="attachment_311153" align="aligncenter" width="600"] Terry Gilliam assieme a Paulo Branco nel 2016, durante l'annuncio dell'inizio della produzione di The Man Who Killed Don Quixote[/caption]

Ironia della sorte proprio due anni fa, quando fummo invitati a Cannes all’annuncio della partenza del progetto, a parlare con la stampa c’erano proprio Terry Gilliam e Paulo Branco. I due, uno accanto all’altro, sembravano straripare dalla gioia e addirittura Gilliam aveva avuto solo parole di stima per il produttore: “Di tutti i produttori viventi del mondo ce n’è solo uno che può far avvenire questo film: Pablo! Ho contattato Wenders che ha fatto dei film con lui, per chiedergli se davvero fosse l’uomo giusto e lui mi ha confermato che là dove pensi che nessuno troverà i soldi per fare il film lui li troverà”.

Branco ha poi litigato con Gilliam già durante la pre-produzione del film e cercato di bloccarne le riprese e poi l'uscita in sala per motivi contrattuali. Il produttore sostiene che il festival fosse informato sin dall’inverno della disputa legale. Cannes questo lo riconosce, come riconosce che in casi simili (anche in passato) non ha mai preso posizione ma selezionato i film solo per il loro merito. In più però, vista la distribuzione in sala confermata, non sono state riscontrate ragioni per non inserirlo in selezione ufficiale.

A quanto pare Branco, tramite il proprio legale avrebbe minacciato di sottoporli ad una “sconfitta umiliante”, minaccia alla quale il festival ha oggi risposto: “Sconfitta sarebbe sottostare a delle minacce”.

Il 7 Maggio sarà stabilito da un giudice chi ha ragione dei due.

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