Café Society: Vittorio Storaro sul digitale e la collaborazione con Woody Allen
Il grande direttore della fotografia Vittorio Storaro ha parlato della sua prima esperienza con Woody Allen, del digitale e dell'aspetto visuale del film
Qualche anno fa si trattava di scegliere: pellicola o digitale. Non era una scelta facile: i produttori ritenevano che il digitale fosse meno costoso e più rapido, ma non è così. Ma quando Woody mi ha chiamato gli ho detto “Non puoi fermare il progresso”. E quando ho esaminato la Sony F65 ho detto “Dobbiamo girare con questa”. La mia ispirazione a volte è solo l’inizio di qualcosa, e mi dà la sensazione di dover adottare un determinato aspetto visuale.
Una volta stabilito quali look dare al Bronx e a Hollywood, non appena il protagonista torna a New York troviamo una New York differente. Questo è il mondo di Café Society, che mostra che New York non era solamente il Bronx e gente povera, ma che c’era una classe sociale che andava a cena in smoking. Le scene si fanno più luminose e i colori assumono un tono più sofisticato, mi sono ispirato allo stile Art Déco dei dipinti di Tamara de Lempicka.
La sfida ora è di cambiare i proiettori. Gran parte delle sale proiettano a 2K, quindi noi registriamo una gran quantità di materiale che poi non viene mostrato correttamente. Cerco di spingere l’industria a adottare il 4k a 16-bit.
Café Society è stato presentato allo scorso Festival di Cannes (qui trovate la nostra recensione del film)
La storia ruota attorno a un giovane uomo che arriva nella Hollywood degli anni trenta del secolo scorso sperando di lavorare nell’industria cinematografica. Si ritroverà trascinato nella “café society” (il termine precedente a quello di “Jet Set” nato negli anni cinquanta) che definiva lo spirito dell’epoca.
Nel cast troviamo Kristen Stewart e Jesse Eisenberg affiancati da Blake Lively, Parker Posey e Steve Carell (che ha rimpiazzato Bruce Willis a riprese già ampiamente in corso).