Netflix inizia la dura battaglia: produrre film da mandare contemporaneamente in sala e online
Il più grande atto di rottura nella distribuzione: un blockbuster in sala e online insieme. Se ci riuscirà Netflix renderà legale quel che oggi è illegale
Ci stanno provando tutti da anni ora tocca a Netflix che, per trionfare là dove gli altri hanno fallito (solo gli indipendenti molto piccoli ce l’hanno fatta in qualche caso) può godere di una posizione di forza maggiore. Ad Agosto 2015 infatti uscirà il primo di una serie di film prodotti da Netflix assieme ai fratelli Weinstein. Dopo la serialità televisiva è il turno del cinema, l’azienda che una volta era solo noleggio via posta e on demand fa un nuovo passo dall’altra parte della barricata.
Sarà Crouching tiger, hidden dragon: green latern (cioè La tigre e il dragone 2) ad aprire le danze, diretto da Yuen Woo-ping (il coreografo di Matrix e Kill Bill) con Michelle Yeoh. Titolo buono per il mercato occidentale e ottimo per quello asiatico a cui, è evidente, Netflix non fa mistero di puntare.
L’idea di Reed Hastings è non solo di uscire online e in sala contemporaneamente, ma di permettere al suo film di girare solo in un circuito limitato, nelle sale IMAX (molto presenti in Cina dove invece il video on demand non è presente). In questa maniera non solo si limita la distribuzione cinematografica, ma si posiziona la stessa nel segmento “lusso”. Per tutti c’è la possibilità di vedere il film ad un costo basso (quello dell’abbonamento a Netflix) e per alcuni quella di spendere un po’ di più e andare a vederlo in sale cinematografiche dall’altissimo standard qualitativo. L’home video è la regola, la sala è l’eccezione per gli appassionati, la versione premium del medesimo contenuto.
Per una gran parte delle persone è già così, quelle che vedono la gran parte dei film scaricandoli illegalmente e si riservano il piacere della sala per quelli a cui tengono di più. Ad ogni modo le intenzioni di Netflix già si sono scontrate contro gli esercenti delle principali catene IMAX d’America (Regal, AMC e Cinemark) che sostengono di non essere stati avvertiti e di non essere interessati a distribuire un film che poi andrà anche “sugli schermi dei cellulari”.
È l’eterna lotta tra esercenti cinematografici e distribuzione online, un braccio di ferro clamoroso che sta segnando lo sforzo d’innovazione nella distribuzione di quest’ultimo decennio. Ogni tentativo di modernizzare la maniera in cui vediamo i film si scontra con l’esercizio, perchè ogni modernizzazione seria non può prescindere da un mutamento del ruolo della sala, cosa di cui gli esercenti non vogliono nemmeno sentir parlare. Eppure la questione più centrale di tutte, oggi, è quella della pirateria ma non nel senso del crimine (che pure è), quanto in quello di un nuovo e diverso sistema di fruzione dell’audiovisivo (cinematografico e televisivo) che è palesemente il più vicino al desiderio e alla volontà degli spettatori, quello che presto o tardi troverà la maniera di diventare legale. Netflix in primis sta cercando di creare un business legittimo in quel terreno in cui si muove la pirateria, prima con il suo abbonamento, poi con i suoi contenuti originali e ora con il film e quindi tramite un nuovo rapporto con le sale. Portare il cinema e le serie tv a tutti attraverso internet, video da vedere subito, in download o streaming possibilmente in contemporanea con le sale e a fronte di un pagamento forfait il paradigma che fa la fortuna della pirateria è lo stesso su cui si basa Netflix (eccezion fatta per la grauità al momento caratteristica esclusiva dell’illegale, e che solo la musica, con Spotify, è riuscita ad eguagliare).
Se ci riuscirà avrà aperto la strada che presto o tardi tutti finiranno con il percorrere.