Brazil, Robert de Niro salvò il film di Terry Gilliam: "Allo studio non piaceva affatto"

Terry Gilliam ricorda la "creativa battaglia" contro il boss della Universal che aveva odiato Brazil vinta anche grazie a Robert De Niro...

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Brazil, il lungometraggio di Terry Gilliam del 1985 che fa parte della cosiddetta "trilogia dell'immaginazione" composta da I banditi del tempo (1981) e Le avventure del barone di Munchausen (1988) è oggi considerato un capolavoro a livello sostanzialmente unanime.

Come spesso accade a Hollywood però, questa perla della settima arte ha quasi rischiato di non vedere la luce nei cinema degli Stati Uniti perché la Universal non aveva affatto gradito quello che Gilliam aveva realizzato. Il boss dell'epoca della Universal, quel leggendario Sid Sheinberg che qualche anno prima aveva fortemente creduto in Steven Spielberg lanciandone la carriera, aveva odiato Brazil e chiesto a Terry Gilliam dei pesanti rimaneggiamenti. Rimaneggiamenti che il filmmaker si era rifiutato di apportare. Sheinberg, a quel punto, si rifiutò di distribuirlo negli USA.

Il Monty Python, giusto qualche giorno fa, ha condiviso su Instagram la pagina di Variety che all'epoca aveva acquistato per richiedere a Sheinberg quando avrebbe fatto uscire la sua pellicola.

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Ospite dell'Hollywood Reporter per un podcast, Terry Gilliam ha raccontato di come, per cercare di vincere la prova di forza contro il dirigente della Universal e far sì che Brazil approdasse nelle sale, abbia adottato una strategia di attacco all'insegna della creatività dato che se avesse scelto quella legale ne sarebbe uscito con le ossa rotte e un pugno di mosche. Il regista spiega che la pubblicazione di quell'appello cominciò ad aver un effetto sui fan.

Poi Gilliam fece un appello ai giornalisti di cinema "onesti e corretti" che desideravano vedere il film: li avrebbe portati lui stesso a vedere il film in Messico, dove era uscito nelle sale.

Era anche stato diffuso in Europa ottenendo un buon successo, ma in America non volevano distribuirlo. La battaglia stava proseguendo.

Sheinberg e Gilliam rifiutavano di parlarsi, ma comunicavano indirettamente tramite un intermediario.

Spiega il regista:

Avevo avuto la fortuna di incontrare un tale di nome Jack Mathews, era un reporter del Los Angeles Times della sezione arte. Aveva visto il film e lo aveva apprezzato. E aveva cominciato a fare un po' di rumore. È stato lui a mantenere aperto il canale di comunicazione fra me e Sid Sheinberg.

Ed è stato a questo punto che è entrato in gioco anche Robert De Niro a dargli man forte.

Maria Shiver conduceva al tempo Good Morning America. Volevano intervistare Bob da un sacco di tempo, ma lui non era solito partecipare alle attività promozionali dei film che faceva. Ed è per questo che, per me, è un eroe. Mi disse "Ok, vogliono parlare con me. Andremo a quello show. Tu ed io". A un certo punto Maria Shiver mi domanda "Terry, da quanto capisco stai avendo dei problemi con lo studio". Risposi che "Non sto avendo problemi con lo studio. Sto avendo problemi con un uomo solo. Il suo nome è Sid Sheinberg e ha questa faccia". Tirai fuori questa sua foto che condivisi col mondo. Mi stavo divertendo in maniera oltraggiosa ottenendo pubblicità aggiuntiva.

Dopo questo stunt, iniziò a crescere un notevole passaparola sul film a Beverly Hills e dintorni dopo una serie di proiezioni domestiche:

Alla fine venne visto anche dalla Los Angeles Film Critics Association. Ed esaminando il loro stesso statuto scoprirono che una pellicola non doveva necessariamente essere stata distribuita per essere in corsa nella stagione dei premi.

E alla fine, Brazil di Terry Gilliam venne votato dalla LA Film Critics Association come miglior film, miglior sceneggiatura e miglior regia in un'annata che, nelle previsioni della Universal, doveva essere dominata da La mia Africa di Sydney Pollack.

A quel punto, Sid Sheinberg si rassegnò e fece uscire Brazil anche nei cinema statunitensi. Il film ottenne poi anche due nomination agli Oscar, per la Miglior sceneggiatura e le Migliori scenografie, assicurando alla Universal di avere nel suo catalogo un vero e proprio classico del cinema.

FONTE: The Hollywood Reporter

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