Box office: c’è un legame tra le caratteristiche demografiche delle star e gli incassi?

Uno studio sul box office indaga le possibili correlazioni tra le caratteristiche delle star e la loro ricaduta sugli incassi dei film

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Esiste al giorno d’oggi, in cui l’industria di Hollywood è piuttosto volatile e alla ricerca di nuovi successi sicuri, una garanzia al box office? Ci sono attori che garantiscono un ritorno dell’investimento? Come segnalato dall’Hollywood Reporter una ricerca ha investigato proprio questo tema, cercando di verificare la comune credenza nell’industria che siano i protagonisti maschi e bianchi a dare, ancora oggi, la migliore chance di un grande incasso. 

Ma è proprio così? Lo studio, nel contesto della Annenberg Inclusion Initiative, ad opera della scuola di giornalismo e comunicazione di Annenberg, osserva le tendenze e propone una domanda: se sia proprio la convinzione degli studio di avere in mano un successo a rendere tale questo successo. Ovvero: e se fosse la maggiore fiducia nelle star con il profilo di "uomini bianchi", a dar coraggio nell’investimento in campagne promozionali ad alto budget e in generale un lancio da “serie A” che ricade sul box office?

Per rispondere alla domanda sono stati analizzati i protagonisti, il budget, le spese di marketing e la densità della distribuzione dei 126 film di maggiore incasso in live action. Sono esclusi i titoli con dei gruppi omogenei di protagonisti. L’obiettivo è determinare se l’identità demografica del protagonista sia correlata con l’incasso del film. 

È nato prima l’uovo o la gallina? Ovvero l’incasso o la star?

A rendere difficile tracciare una correlazione tra le due cose c’è un fatto individuato dalla ricerca: nella maggioranza dei casi i film con uomini bianchi come star principali possono godere di un budget maggiore rispetto ad altri concorrenti. Indice di una maggiore fiducia dello studio nella performance dell’opera. A questo corrisponde quindi un maggiore investimento nel marketing e con distribuzioni generalmente più ampie e capillari rispetto alle opere con protagoniste donne. 

È perciò impossibile sapere se sia il genere del protagonista a fare da leva sul box office o se il processo sia inverso. Ovvero se la causa di ciò sia la variabile della maggiore propensione da parte dei finanziatori a spingere economicamente questo tipo di film considerati più sicuri (senza avere però una base statistica a supporto dell’affermazione).

La prospettiva che emerge dalla ricerca è quella della profezia auto-avverante: ovvero che il colore della pelle o il genere dei protagonisti non siano correlati al successo del film ma che invece sia correlato il sostegno economico che viene dato alla produzione e alla vendita di un film.

Invece, considerando i costi produttivi e lo sforzo di marketing la ricerca ha osservato che le storie con le donne di colore al centro funzionano bene quanto quelle con gli uomini bianchi e ricevono mediamente i punteggi più alti da metacritic, considerando i quattro gruppi di identità.

La rappresentazione dei nativi americani

Negli ultimi 16 anni su 62.224 personaggi cinematografici con almeno una linea di dialogo, 133 rappresentano nativi americani. Di questi solo 99 sono interpretati da attori realmente nativi americani.

Lily Gladstone, attrice con un ruolo di rilievo in Killers of the Flower Moon, dove interpreta Mollie Burkhart, donna Osage che si oppone alle molte uccisioni misteriose ai danni del suo popolo, è un’eccezione. Sono pochi infatti gli interpreti nativi che possono vere accesso a ruoli di primo piano. Tra i casi più rilevanti ci sono Blu Hunt di The New Mutants nei panni di Dani Moonstar e Prey in cui Amber Midthunder interpreta Naru, una giovane Comanche.  

Il franchise di Twilight ha rappresentato una parte corposa, nello specifico il 29.3%, dei nativi americani individuati dalla ricerca. 

Si evidenziano le conseguenze: “Non c’è alcuna sostenibilità professionale per gli attori nativi a Hollywood. Lavorare una volta ogni 16 anni non permette di pagare le bollette né consente un lavoro creativo e appagante che possa andare a dare corpo a un curriculum. Limitando il numero di ruoli per gli attori nativi, Hollywood sta chiudendo la porta alle carriere che questi attori di talento vogliono avere”.

Le conclusioni 

Questo nuovo studio conferma quanto già ricercato nel 2020. Non è tanto il tipo di protagonista a guidare il box office, ma il tipo di supporto dato dagli studio. Ad oggi però, i film su uomini bianchi sono i più supportati con investimenti nella promozione e i più prodotti. Gli studi e i distributori possono vendere qualsiasi film, senza che il protagonista sia una barriera al successo commerciale. 

Associare a film su donne o ragazze un valore minore porta un impatto concreto nella differenza salariale e nelle opportunità date agli artisti. Meno film e meno denaro allocato a queste produzioni comporta meno possibilità di carriera e meno ruoli a queste categorie. 

Da quest’estate gli attori scioperano anche per questo.  

Fonte: Annenberg Inclusion Initiative

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