Bob Iger sull'aspetto speciale di Star Wars e, di nuovo, su Scorsese: "Penso non abbia mai visto un film Marvel"
Il tour di Bob Iger per la promozione del suo libro di memorie è arrivato in Inghilterra e con la BBC ha parlato di nuovo di Star Wars e Martin Scorsese
Le polemiche proseguono.
In una lunga intervista rilasciata alla BBC, il Presidente e CEO della Disney è tornato a parlare di un paio di questioni molto calde, ovvero Star Wars e i commenti di Martin Scorsese relativi alle pellicole targate Marvel.
Mentre il futuro cinematografico del franchise appare sempre più fumoso, quello televisivo sembra decisamente più roseo: le aspettative per The Mandalorian sono elevatissime, la curiosità sulla serie di Cassian Andor è palpabile e l'entusiasmo per l'annunciata serie di Obi-Wan Kenobi con Ewan McGregor è a livelli stratosferici.
Nella chiacchierata fatta con la popolare emittente britannica, Iger ha ribadito una posizione già espressa in passato: con Star Wars c'è stata "troppa fretta":
L'ho già detto pubblicamente che credo che abbiamo portato in sala troppi film di Star Wars in un periodo di tempo troppo breve. Non ho detto che non siano stati soddisfacenti e non ho detto di essere rimasto deluso dalle loro performance. Penso che ci sia qualcosa di speciale circa Star Wars e quella cosa è "meno è meglio".
Impossibile poi non tornare sulle ben note critiche di Martin Scorsese ai cinecomic della Marvel, parole che l'uomo più potente di Hollywood aveva già definito come "irrispettose".
Martin Scorsese è un filmmaker grandioso. Lo ammiro tantissimo e ha realizzato film grandiosi. E mi piacerebbe discutere con lui su questa materia. Per prima cosa: i Marvel Studios fanno film. Quelli che fanno sono film. La stessa cosa che fa Martin Scorsese. E sono per di più dei buoni film. Penso poi che lui non ne abbia mai neanche visto uno. Perché chiunque abbia visto un film della Marvel non potrebbe, in tutta onestà, uscirsene con simili affermazioni.
Circa una settimana fa, giorno più giorno meno, in una nuova intervista pubblicata su EW, in cui parlava più in generale di The Irishman e della fatica di fare un film nel sistema attuale vigente a Hollywood, Martin Scorsese ha chiarito meglio la posizione sui cinecomic da lui espressa alcuni giorni fa e che ha scatenato un vero e proprio putiferio.
Nell’intervista, Scorsese approfondisce maggiormente la sua recente affermazione che i cinecomic “non sono cinema ma parchi divertimento“:
Uno studio cinematografico tradizionale ha come obiettivo quello di fare più soldi possibile, e questo è comprensibile. Ma credo che questa cosa sia andata troppo oltre. C’è pochissimo spazio per un film come il mio. Ti risponderanno: “Oh, ma puoi fare un film indipendente”. Ma questo significa relegarci ai margini. Mettere l’arte ai margini.
I grandi blockbuster, i cinecomic, sono parchi divertimento – per quanto siano ben fatti, su tutti i livelli. È una forma cinematografica diversa, o forse una forma d’arte completamente diversa. La nostra speranza è che ci siano cinema che mostrano film che non sono così. E se non lo faranno, a quel punto i registi devono rivolgersi allo streaming – che cambia l’esperienza, ma l’alternativa è che tra due o tre anni non si facciano più film come i nostri. Un bravo regista italiano o francese arriva e l’unico film che può fare è un grande franchise, altrimenti non ne potrà fare nessuno.
Spero che un film come il mio possa far cambiare il modo in cui la gente percepisce un film. Devono prendersi il tempo per vederlo. Oggi tutto è veloce, così veloce. Tutti si lamentano delle notizie composte da dichiarazioni ed estratti senza contesto, ma basta andare a vedere la fonte di questi estratti: probabilmente si finirà per leggerli all’interno di un contesto, ed è possibile che grazie al contesto si possa comprendere meglio il suo reale significato. È un pericolo non solo per il cinema, ma anche per la nostra cultura, per il nostro paese, per il mondo in cui vogliamo far crescere i nostri figli: accontentarsi della soluzione più rapida. Non dico che le persone dovrebbero per forza ingerire quella “medicina” che può essere una complessa opera d’arte. Ma si può cercare di aiutarle ad aprirsi a qualcosa che abbia più livelli di lettura, che inizino a capire magari due giorni dopo, che potrebbe rivelarsi interessante per loro.
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