Black Widow: Devin Grayson ricorda l'esordio di Yelena Belova ai tempi di Marvel Knights

La sceneggiatrice Devin Grayson ricorda quando introdusse Yelena Belova nell'Universo Marvel tramite la miniserie Black Widow targata Marvel Knights

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È di nuovo tempo di flashback per gli autori Marvel ed è di nuovo tempo di un viaggio dietro le quinte delle grandi storie del passato. Stavolta tocca alla sceneggiatrice Devin Grayson, che nel 1999 affrontò quello che oggi è un mostro sacro dell’Universo Marvel, Natasha Romanoff, alias la Vedova Nera. Fu la sua miniserie Black Widow, pubblicata nel 1999 sotto l’egida dell'etichetta Marvel Knight, a mettere sotto i riflettori il personaggio di Yelena Belova, perennemente in bilico tra lo status di alleata e di nemica della Romanoff e ora pronta al debutto sul grande schermo con i Marvel Studios.

Sulle pagine del sito ufficiale della Casa delle Idee, la Grayson ricorda la nascita di quel ciclo di storie:

Black Widow #1, copertina di J.G. Jones

Grayson - Quando fui contattata per la prima volta da Marvel Knights per una storia sulla Vedova Nera, Natasha era per me un'incognita. Conoscevo però la letteratura russa e avevo letto parecchia narrativa classica di spionaggio, e questo mi sembrava un buon punto di partenza. In aggiunta a tutto questo, provenivo da una relazione di nove anni con un’emigrata sovietica di prima generazione, e il tempo passato con lei e la sua famiglia mi aveva fornito uno spaccato interessante sul background storico e sociale di Natasha. Quei rapporti mi sembravano delle buone fondamenta su cui costruire una storia della Vedova Nera.

La miniserie del 1999 vede Natasha affrontare il tempo che passa, e per sottolineare quel tema avevo bisogno di qualcuno di più giovane che le facesse da contraltare. Avevamo appena vissuto una grande trasformazione politica, e Yelena mi forniva un modo per sottolineare la differenza tra una generazione di russi cresciuti come sovietici e quella successiva, cresciuta dopo gli accordi di Belavezha.

Quando incontriamo Yelena, è giovane, impetuosa e impaziente di misurarsi con Nat. Considera la Vedova Nera più un titolo che una persona, un titolo che Natasha non merita più. Nel sequel che scrissi assieme e Greg Rucka, Nat intraprende misure di ogni genere per dimostrare a Yelena che, anche come “russa libera”, Yelena resta comunque una spia e un’allieva della Stanza Rossa, nonché uno strumento del governo o di chiunque offra di più.

Yelena ha potuto fare delle scelte che ai tempi di Nat non erano contemplabili. Nella mia mente, Natasha è indelebilmente collegata all’Unione Sovietica e alla Guerra Fredde, ma Yelena non lo è. Yelena è una figlia della perestroika, della glasnost e dell’unificazione, una patriota russa libera di muoversi nel mondo senza i lacci dello Stalinismo. In altre parole, è fedele per sua scelta, a differenza di Natasha, che era fedele per indottrinamento e quindi in seguito (forse inevitabilmente), decise di rivedere la sua affiliazione primaria.

Le radici di Natasha affondano nelle sensibilità e nell’istruzione sovietica, mentre Yelena è uno specchio della Russia contemporanea. Ovviamente, in entrambe le donne c’è molto altro: Nat è più vecchia ed esperta, e meno interessata all’approvazione altrui. Inoltre è una persona molto passionale, che stringe forti legami con le altre persone nonostante l’intenzione di non farlo, là dove Yelena è da un certo punto di vista più cinica riguardo alle sue capacità di cambiare il mondo. È libera da qualsiasi associazione con individui di elevati principi e più identificabile come asessuale, in contrasto con la lunga scia di relazioni romantiche di Nat, ma anche questo contribuisce a creare la tensione centrale tra i due personaggi.

Fonte: Marvel

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