Black Hammer: Jeff Lemire sul gran finale della prima fase e i nuovi progetti in arrivo
Lo sceneggiatore Jeff Lemire parla delle origini di Black Hammer, dei progetti per il futuro della serie e del finale che ha in mente
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Jeff Lemire, assieme a Dean Ormston sulla serie principale e grazie a progetti solo apparentemente satellitari, sta mettendo assieme un grande affresco, molto personale, tanto classico quanto originale, che vede figure chiaramente derivative dai super eroi di epoca Golden e Silver Age al centro di una storia che parla di sentimenti, coraggio, paura, natura dell'eroismo e del senso di giustizia.
Tutto per me è nato con i fumetti DC. Avevo nove anni nel 1985, e quel periodo ebbe una grande influenza sulla mia vita. Sia Crisi sulle Terre Infinite che Who's Who iniziarono quell'anno. E mi colpirono profondamente. Divenni ossessionato dallo sguardo e dall'ampiezza dell'Universo DC, poi dalle varie Terre. Inoltre, mi innamorai di Wolfman, Perez e dei Nuovi Giovani Titani. Anche la Legione di Giffen e Levitz fu una bella botta.
Compravo tutto quel che trovavo. Non c'era una fumetteria dalle mie parti, solo le edicole, quindi compravo davvero tutto quel che potevo, senza essere troppo schizzinoso. Compravo anche un sacco di roba Marvel, all'epoca, ma era la DC che mi colpiva davvero, e ho continuato a farlo anche in età adulta. Verso la fine degli anni Ottanta, la DC aveva iniziato a pubblicare cose più sperimentali, tipo Swamp Thing e il Cavaliere Oscuro, e io avevo l'età perfetta per quella roba.Quindi, in pratica, tutto quel che la DC ha pubblicato tra l'84 il '91 mi è entrato nel cuore. Ero tra gli otto e i quindici anni. Un periodo decisamente formativo. Per quanto riguarda la Marvel, adoravo il Capitan America di Mark Gruenwald e le storie di Iron Man di quel periodo. Ma la DC era la mia Bibbia e, ancora oggi, conosco quel materiale come le mie tasche.
Lemire ha in mente da molto tempo la storia di Black Hammer, ma non i dettagli e molti dei personaggi. Da sempre, dai tempi della fine di Essex County, conosce l'inizio, la fine e il nucleo dei protagonisti. Il resto è nato con il tempo, come il personaggio di Lucy Weber, che per lui è stata la svolta creativa.
Ho sempre avuto bisogno di conoscere da subito il finale delle mie storie. Sapevo dall'inizio come sarebbe finito Sweet Tooth, ad esempio. Ma questo dipende dal fatto che non pensavo mai che la serie sarebbe arrivata oltre otto o dieci numeri, quindi avevo bisogno di una chiusura che la rendesse completa se fosse stata cancellata. Poi è arrivato il successo, e il finale è sopravvissuto, ma ho avuto modo di espandere il percorso per arrivare a quaranta numeri.
Oggi, ho sempre in mente una direzione generale e una idea molto aperta di finale, ma la mantengo molto vaga e penso a un arco narrativo per volta, andando in cerca della storia lungo il percorso. Questo mantiene la vicenda viva e me coinvolto. Se sai da subito tutto quel che succederà, fai fatica a mantenerti entusiasta durante una serie di lunga durata, tipo Descender o Gideon Falls. C'è bisogno di un processo che consenta di inventare cose nuove e di seguire nuove idee e direzioni che ti interessino. Sono una persona molto organizzata, quindi anche quando ci sono dei cambiamenti, parto sempre da una struttura e un piano, che poi si evolve immancabilmente.
L'idea di lavorare per la Marvel e la DC Comics, agli esordi, era un sogno impossibile. Ecco perché Lemire creò i propri super eroi da giovane, per poi tornare alla loro creazione reale nel 2014, dopo lunghe esperienze di scrittura per le due major, dei cui personaggi è ancora innamorato. Non si può dire lo stesso delle scadenze, degli obblighi, dei limiti che lavorare per loro comporta.
Ho creato la maggior parte di questi personaggi nel 2008, pensando che probabilmente non sarebbero mai usciti dal mio taccuino. Ecco perché sono composti di elementi da tutte le ere dei comics. Più che provare a imitare singoli personaggi, ho tentato di fare in modo che ognuno di loro rappresentasse un'epoca, un archetipo, per poi metterci del mio. Golden Gale e Abe sono chiaramente Golden Age, Barbalien è un misto tra un eroe di cappa e spada e uno fantascientifico della Bronze Age. Il Colonnello Weird appartiene chiaramente alla Silver Age e Dragonfly si ispira all'horror stile Vertigo degli anni Ottanta e Novanta. Black Hammer, invece, è un personaggio da Blaxploitation degli anni Settanta.
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Dopo aver citato Lost come influenza primaria - e non sorprendente - in ambito televisivo, Jeff Lemire ha parlato degli spin-off della serie: inizialmente non in programma, sono diventati una necessità, al fine di raccontare la storia come voleva senza finire per sovraccaricare troppo Dean Ormston ai disegni.
Sono io a dar vita a tutto questo. Non ci sono cinquanta team creativi che collaborano tra loro, il che mi permette di mantenere facilmente una certa coerenza. Inoltre, non ho bisogno di adeguarmi a cinquanta e passa anni di storie con le mie idee moderne. Posso scegliere quello che voglio mostrare e costruire retroattivamente il passato del mio universo. Ma il punto è che io racconto qualcosa solo se me ne innamoro profondamente e voglio davvero condividerlo. La storia deve avere qualcosa di nuovo da offrire ai lettori, non butto fuori nuovi volumi solo per la necessità di espandere la trama. Posso scegliere, e sono molto selettivo al riguardo. Quel che racconto deve avere un cuore, un nucleo emotivo. Se non ce l'ha, perdo interesse e mi sembra tutto debole. Tutto parte da questo, per me, dalle emozioni, che sono le idee che mi si incollano e che poi realizzo.
Ho avuto idee per le trame e i personaggi di Black Hammer che mi sembravano fredde. Anche se divertenti, erano senza cuore, senza una scintilla emotiva che mi catturasse. Quindi le ho lasciate perdere. Ogni nuova serie di Black Hammer nasce da questo, sulla cui base poi creo i miei super eroi da usare come metafora di qualcosa.
Lemire ha quindi risposto a una domanda su un potenziale filo rosso che unisca tutte le sue storie per il mercato indipendente. Lo sceneggiatore distingue tra due grandi categorie: quelle che disegna da solo, che sono meno prone al concetto di genere e generalmente più realistiche, e quelle che scrive per altri artisti, nate non solo dai temi e dalle idee che crescono nella sua mente ma anche da quelle derivanti dalla sua conoscenza dei talenti e dei punti di forza dei colleghi disegnatori. Certamente tutte hanno qualcosa in comune, ma sono anche molto diverse tra loro.
Ho immaginato originalmente Black Hammer come una storia disegnata da me. Il che potrebbe essere la ragione per cui molti lo trovano più vicino ai miei lavori come autore completo. Per me è difficile però analizzare nel dettaglio le mie opere. Ho la sensazione che tutto ciò a cui lavoro ora come ora sia molto personale anche se non lo disegno io. Una parte importante della cosa è il fatto che siano tutti fumetti indipendenti. Quando lavoro per un editore, ho bisogno di un progetto che mi faccia sentire davvero partecipe. Ci sono molte offerte di questo tipo che ho rifiutato negli ultimi anni perché sapevo di non essere abbastanza vicino al progetto.
Il mondo di Black Hammer è diventato molto più grande di quanto abbia mai immaginato. Ora è un universo pieno di potenziali storie. Con questo concetto in mente metterò fine al ciclo della fattoria, che molti pensano sia il nucleo centrale della trama, con Black Hammer: Age of Doom #12. Questo è il finale che ho sempre avuto in mente per questi eroi e sono avvero grato a tutti coloro che hanno sostenuto la serie e permesso a Dean Ormston, Dave Stewart, Todd Klein e a me di raccontare quel che volevamo e come volevamo. Ma questo non sarà il finale di Black Hammer, semplicemente di quel che consideriamo il primo capitolo.
Nei mesi a venire, annunceremo una quantità di nuovi fumetti di Black Hammer. Alcuni vedranno volti familiari tra le pagine, altri nuovi eroi. Dean Ormston e io siamo già al lavoro sul seguito di Age of Doom, che mostra Lucy Weber nei panni della nuova Black Hammer. Siamo entusiasti di mostrare al mondo quel che l'attende.
Lo sceneggiatore ha parlato della genesi della miniserie Black Hammer/Justice League: Hammer of Justice: quando è venuto a sapere che DC Comics e Dark Horse avevano un accordo potenziale in merito, è rimasto sorpreso lui per primo; impossibile rifiutarsi, comunque, dato il suo amore profondo per gli eroi di quell'universo narrativo. Lo scrittore canadese ha inoltre dichiarato di aver preso in carico altri tre progetti per la casa editrice di Burbank (due sono già noti) e spiegato di essere al lavoro su cinque nuove serie legate a Black Hammer, tutte molto diverse l'una dall'altra.
Scriverò la maggior parte di esse e permetterò ad alcuni scrittori di sostituirmi per ragioni molto specifiche. Matt Kindt e Ray Fawkes parteciperanno perché sono due dei miei migliori amici e so che sarà divertentissimo vederli lavorare a storie di Black Hammer.
C'è un'altra storia per cui sapevo di non essere l'autore giusto. Ha una prospettiva che non è la mia e volevo che se ne occupasse qualcuno che ha una voce autentica ed esperienze reali connesse alla trama. Ho fatto da mentore a un brillante, giovane scrittore di nome Tare Brombal che poi mi ha aiutato con Black Hammer Encyclopedia. Siamo diventati amici lavorando assieme alla serie TV di Essex County.
Tate aveva una storia per un certo personaggio di Black Hammer, attraverso cui raccontare della propria vita di omosessuale. Credo che sarà un'opera davvero speciale, e sono orgoglioso di avere creato un universo in cui questo scrittore debuttante e talentuoso potrà narrare qualcosa di profondo e molto personale. Quindi, se altre opportunità del genere dovessero presentarsi, sarò altrettanto aperto ad accoglierle.
Fonte: Comics Beat