Barbera spiega perchè Fincher e Anderson non saranno a Venezia 71

A Screen Daily il direttore del festival di Venezia ha spiegato che il cinema americano predilige sempre più il mercato interno. Eppure l’invasione hollywoodiana non è l’unica ragion d’essere dei festival

Critico e giornalista cinematografico


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Non è sfuggito a nessuno come i grandi assenti dalla prossima Mostra del cinema di Venezia siano Gone Girl di David Fincher con Ben Affleck e Inherent Vice di Paul Thomas Anderson con Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon, lo ha sottolineato lo stesso direttore Alberto Barbera durante la conferenza stampa di presentazione del festival. A questo paio di film andrebbe aggiunto poi anche Interstellar di Nolan ma quello, è stato detto a chiare lettere, non farà nessun festival per scelta di distribuzione. Invece i due colossi che non vedremo a Venezia i festival li fanno, saranno infatti presentati in anteprima mondiale al Festival di New York (16 settembre - 21 ottobre), dunque una manifestazione l’hanno scelta e non è nè la nostra nè quelle coeve di Toronto o Telluride.

In un’intervista a Screen Daily Barbera ha spiegato che pur non sapendo le effettive motivazioni per cui questi due film, che pure molto ha inseguito, hanno preferito New York ha cominciato a capire che il cinema americano è sempre più focalizzato sul proprio mercato interno e se proprio deve pensare a quello straniero punta a paesi più popolosi e redditizi dell’Europa come la Cina.

Per certi versi può sembrare l’uovo di Colombo, tuttavia è la prima volta che si spiega a chiare lettere e ufficialmente questa strategia, solitamente in passato si era sempre ventilata una scusa meno credibile, ovvero che l’Europa (e Venezia in particolare) costituisca un costo esagerato da sostenere per le produzioni, motivazione che comunque Barbera adduce in seconda battuta ma che pare poco affidabile dal momento in cui anche la più vicina ed economica Toronto è stata scartata.

Fosse vera questa probabile motivazione vorrebbe dire che lentamente la geografia dei nostri festival è destinata a cambiare, e parliamo di tutti i festival perchè (sebbene in maniera minore) ne sarebbe colpito anche Cannes. L’Europa è già di fatto un mercato minore, porta meno denaro degli altri e il lustro che noi attribuiamo alle nostre manifestazioni non si traduce praticamente mai in più incassi, semmai solo in più pubblicità. Ma anche qui è da vedere quanto in Russia o Cina gli importi di un premio a Cannes o Venezia.

Festival o non festival quindi il mutamento di “peso” nell’ordine mondiale è una tendenza che riguarda tanto le uscite, quanto le riprese di un film (Pacific Rim, Transformers 4 per non dire Iron Man 3 avevano tutti scene ambientate in Cina e non per caso) quanto la circolazione promozionale e con la quale dobbiamo fare i conti in particolare noi europei abituati ad essere il secondo mercato del mondo e ora relegati alla terza se non quarta posizione.

Tutto questo appare molto grave ma in realtà lo è fino ad un certo punto. Perchè non essere più la prima scelta degli americani quando pensano all’estero penalizza molto incassi ed attrattiva, la possibilità di avere divi e film in anteprima ma è anche vero che il concetto di anteprima mondiale interessa fino ad un certo punto. Che un film sia stato prima altrove nel pianeta può impedire alla stampa mondiale di recarsi nei nostri festival ma non a questi di avere interesse per noi e quindi di continuare ad esercitare la funzione che esercitano ora. La deformazione per la quale ogni festival di primo piano deve avere per primo in assoluto un film, deve diventare il luogo dell’inedito assoluto è molto recente e non sempre sensata, è più una mania di grandezza di chi lo organizza che una necessità di chi lo frequenta.

C’è da chiedersi (e lo stiamo facendo da tempo) cosa sia un festival o meglio cosa stia diventando. Prima erano eventi unici, oggi invece ce ne sono moltissimi grazie alla facilità di invio e selezione film, erano vetrine mondiali e sempre di più lo sono in maniera continentale se non nazionale, ma alla fine il loro servizio (fino a che saranno curati dalle massime eccellenze nel campo) continuerà ad essere un altro, fare il punto annuale della cinefilia.

Parlando solo degli ultimissimi anni. Chi ha sancito la rivalutazione della serie B con le retrospettive curate da Tarantino? Venezia. Chi ha spiegato al mondo l’importanza del nuovo cinema asiatico ad inizio anni 2000? Venezia e Cannes. Chi ha svelato al grande pubblico europeo Hayao Miyazaki dando il massimo premio per la prima volta ad un cartone con La città incantata? Berlino. Chi ha scoperto il cinema americano indipendente prima ancora del Sundance? Cannes. Chi ha rivelato al mondo i talenti più importanti quando erano al loro primo film? Cannes. Chi ha sancito il genio di Refn con la partecipazione in concorso di Drive? Cannes. Chi ha lanciato la corsa all’Oscar di un film che in America era uscito poco e male come The Hurt Locker? Venezia. Dove è ancora possibile vedere un cinema medio e bellissimo che sempre meno passa nelle sale? Dove si racconta la settima arte non come un aggregato di pellicole ma come un mare in cui i film intrattengono rapporti come le onde?

Perdere il cinema americano più pesante (se davvero accadrà) sarà grave e ridimensionerà di molto i nostri festival, tuttavia la loro funzione principale, quella che si vede nel lungo termine e non nel breve, cioè mettere un riflettore sul nuovo non finisce di certo con la fine dell’arrivo degli autori hollywoodiani più affermati. Anzi semmai un simile cambiamento potrebbe radicarne la missione.

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